Secondo sbarco di migranti, nel giro di poche ore, a Lampedusa (Ag). Una motovedetta della Guardia di finanza ha agganciato, a poche centinaia di metri dalla costa, un barchino con a bordo 11 tunisini. L’imbarcazione di 5 metri, con motore fuoribordo, è stata trainata fino al molo Favarolo.
Dodici migranti erano sbarcati poco prima, in maniera autonoma, a Cala Pisana a Lampedusa. L’imbarcazione che hanno utilizzato gli extracomunitari, verosimilmente, tunisini non è stata avvistata ed è riuscita ad arrivare fino a riva. Il gruppetto è stato già portato all’hotspot di contrada Imbriacola che era vuoto da giorni.
I migranti sono stati rintracciati nelle acque antistanti all’isola da una motovedetta della Guardia costiera che ha effettuato il trasbordo. Si tratta del terzo arrivo da stamattina, per un totale di 36 tunisini fra cui 3 donne. Complice il mare calmo e l’assenza di vento, pare che siano stati avvistati, ma s’attende conferma, altre tre barchini che stanno facendo rotta proprio verso Lampedusa. Le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza stanno controllando tutto lo specchio di mare.
Il quarto gruppo di tunisini, composto da 17 persone fra cui un bambino di due anni e la mamma, è sbarcato su molo Favarolo. L’imbarcazione sulla quale viaggiavano è stata avvista dai militari della Guardia di finanza che, nelle acque antistanti Lampedusa (Agrigento), hanno effettuato il trasbordo sul pattugliatore. Salgono a 53 le persone sbarcate, da stamattina, a Lampedusa. Grande stupore, apprensione e commozione – anche fra gli stessi soccorritori e le forze dell’ordine che sono su molo Favarolo – per il piccino che è sceso in braccio a un finanziere.
Il sindaco Totò Martello
“Quando i migranti vengono soccorsi in mare, che fine fa la maggior parte delle loro imbarcazioni? Affonda e resta nei nostri fondali, provocando danni anche gravi ai pescherecci e mettendo a rischio i pescatori. E’ necessario individuare forme di sostegno e risarcimento per le imbarcazioni della nostra marineria che subiscono danni e prevedere interventi per restituire pulizia e sicurezza ai nostri fondali, anche attraverso incentivi – spiega – per far sì che i pescatori agiscano come ‘spazzini del mare'”. L’appello è stato lanciato dopo un pescatore dell’isola che ha riportato gravi danni alla propria imbarcazione a causa di un relitto incagliatosi nelle sue reti. “Le barche affondate sono migliaia e rendono ancora più pericoloso il mestiere di pescatore. Bisogna sostenere la marineria di Lampedusa e Linosa – ha concluso Martello – che rappresenta una fonte di lavoro e di economia indispensabile”.
Mediterranea
“Mentre gioiamo per i bambini, le donne e gli uomini soccorsi da Sea Watch3 in queste ore, esprimiamo tutta la nostra indignazione per le altre persone che quasi in contemporanea venivano catturate dalla cosiddetta guardia costiera libica e riportate all’inferno davanti ai nostri occhi”. Lo dice Mediterranea Saving Humans, in attività di monitoraggio nella zona Sar attribuita alle autorità libiche.
“Miliziani libici, su motovedette donate dal nostro Paese, e forse telecomandati dall’aereo di Frontex call-sign Osprey3 decollato alle 5:22 di stamane dall’aeroporto Luqa di Malta, violavano ogni convenzione internazionale – aggiunge Mediterranea – operando un respingimento di decine di profughi verso le bombe e la tortura da cui tentavano di fuggire. Raggiunto il punto in cui il loro povero mezzo era stato intercettato, abbiamo rinvenuto solo il relitto, un canotto grigio, coi tubolari danneggiati e sgonfiati, e, come sempre, il motore già portato via: cose e persone da rivendere allo stesso modo”.
Alle 13.27, spiega Mediterranea, il radar della Mare Jonio ha battuto un segnale proveniente da un’imbarcazione che muoveva da Ovest, presumibilmente da Tripoli, ad alta velocità, oltre 20 nodi, procedendo verso Est e incrociando a nord-Ovest la nostra rotta di pattugliamento. Puntava a un’altra imbarcazione quasi ferma, e quindi in evidente difficoltà, in posizione 33 38N 13 35E. “Siamo rimasti in ascolto del canale radio vhf 16, sempre aperto su questo tipo di comunicazioni, attraverso il quale, però, I libici non hanno comunicato nulla. Alle 14.04 l’imbarcazione veloce aveva purtroppo raggiunto il suo obiettivo, a sole 10 miglia nautiche da noi. Quando 20 minuti dopo sono ripartiti, eravamo ormai a sole 6 miglia di distanza, tanto vicini da potere distinguere coi nostri binocoli, con chiarezza, di chi si trattasse”, conclude Mediterranea.