Ettore Majorana fu un fisico nucleare di livello internazionale. Il suo nome è ormai entrato nel mito a causa della sua scomparsa, avvenuta il 26 marzo 1938 durante la traversata su un piroscafo tra Palermo e Napoli. Tante sono state le ipotesi avanzate nel corso degli anni ma non si è mai arrivati a sciogliere il caso ancora avvolto nel mistero.
Innanzitutto, cerchiamo di capire chi fu Majorana. Egli nacque a Catania il 5 agosto 1906, dopo la maturità classica studiò ingegneria a Roma, per poi trasferirsi alla facoltà di Fisica, desideroso di occuparsi di scienza pura. Nel 1929 conseguì la laurea cum laude in Fisica Teorica presentando come tesi “La teoria quantistica dei nuclei radioattivi”. Negli anni successivi frequenterà, non regolarmente, l’Istituto di Fisica di Roma, in via Panisperna, dove ebbe modo di lavorare con Enrico Fermi. E nei suoi rapporti con l’Istituto e con Fermi emerge tutta la complessità di Majorana, sicuramente un personaggio non ordinario, non incline a fare ciò che facevano gli altri. Infatti, lo scienziato di Catania non si pose sotto la guida di Fermi, che già all’epoca occupava la cattedra di fisica nucleare, col quale intrattenne un rapporto paritetico anziché un rapporto tra maestro e allievo.
A tal proposito, il fisico Edoardo Amaldi ci fornisce una testimonianza preziosa sul rapporto tra Fermi e Majorana, un episodio riguardante il modello Thomas-Fermi. Così scrive lo scienziato: “Fermi espose rapidamente le linee generali del modello e mostrò a Majorana gli estratti dei suoi recenti lavori sull’argomento e, in particolare, la tabella in cui erano raccolti i valori numerici del cosiddetto potenziale universale di Fermi” e Majorana “il giorno dopo, nella tarda mattinata si presentò di nuovo all’Istituto, entrò diretto nello studio di Fermi e gli chiese […] di vedere la tabella che gli era stata posta sotto gli occhi per pochi istanti il giorno prima. Avutala in mano, estrasse dalla tasca un fogliolino su cui era scritta una analoga tabella da lui calcolata a casa nelle ultime ventiquattr’ore, trasformando, secondo quanto ricorda Segrè, l’equazione del secondo ordine non lineare di Thomas-Fermi in una equazione di Riccati […] confrontò le due tabelle e, avendo constatato che erano in pieno accordo fra loro, disse che la tabella di Fermi andava bene…”
Un episodio che sintetizza la personalità non convenzionale e allo stesso tempo il genio di Majorana: egli aveva controllato, non se fosse stata corretta la tabella che lui aveva calcolato nelle ultime ventiquattro ore, ma se fosse stata corretta la tabella di Fermi, tra l’altro calcolata da quest’ultimo in molto più tempo.
Una personalità non incline al lavoro in squadra, mostrando diffidenza nei confronti di Fermi e del gruppo di fisici di via Panisperna, rasentando, a volte, un sottile antagonismo, come dimostrano le gare di calcoli complicatissimi tra Fermi e Majorana. E Laura Fermi ricorda che “Majorana aveva un carattere strano: era eccessivamente timido e chiuso in sé”. Inoltre, la donna ricorda che spesso il fisico catanese preso da nuove idee, magari mentre si trovava sul tram, iniziava a scrivere di getto calcoli quasi incomprensibili su pacchetti di sigarette per poi esporre il tutto ai suoi colleghi dell’Istituto, i quali ne rimanevano eccitati ed euforici, spronandolo a pubblicare. Ma Majorana si chiudeva in sé, banalizzando il proprio lavoro e gettando il pacchetto di sigarette, con le teorie e i calcoli, nel cestino.
Stesso destino riservato alla teoria del nucleo fatto di protoni e neutroni, postulata e calcolata prima che fosse pubblicata da Heisenberg e dal quale poi prese il nome. Molto probabilmente, il fatto che Majorana gettasse nel cestino teorie da Nobel (vietando, oltretutto, a Fermi di parlarne in un congresso di fisica che si sarebbe tenuto a Parigi) è espressione di una nevrosi, mescolata a teatralità e istinto di conservazione di sé e della specie umana, come riteneva Leonardo Sciascia nel suo testo “La scomparsa di Majorana”, dato che quelle speculazioni concorreranno alla messa a punto della bomba atomica.
In tale prospettiva, forse è maggiormente spiegabile la scomparsa di Majorana di cui oggi si tende ad escludere il suicidio e l’ipotesi più gettonata è quella dell’allontanamento volontario. Si può pensare che per Majorana la scienza, la sua scienza, fosse diventata un peso troppo faticoso da portare, una responsabilità troppo grande da gestire. Ed ecco allora, la somiglianza di Majorana con il Fu Mattia Pascal pirandelliano: Pascal è desideroso di lasciare tutto, di fuggire anche da sé stesso, dalla propria identità, facendo perdere le proprie tracce. Un desiderio che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo avuto. Un desiderio, che potrebbe aver accarezzato la mente di Majorana, intenzionato ad allontanarsi dalla famiglia, dagli amici, dalle sue scoperte scientifiche, un desiderio che, se fossero andate così le cose, egli riuscì a realizzare.
Secondo i suoi colleghi di via Panisperna, Majorana ritornò dalla Germania nel 1933, dove ebbe modo di diventare amico del fisico tedesco Heisenberg, piuttosto preoccupato, cosa che lo portò ad isolarsi sempre più col mondo esterno, anche con le persone a lui più vicine e care.
Non si possono non sottolineare alcuni elementi che smentiscono l’ipotesi del suicidio. Infatti, qualche giorno prima della scomparsa, Majorana prelevò gli stipendi arretrati ed ebbe cura di preparare il passaporto, come se avesse il proposito di recarsi all’estero. Comportamenti che non sembrerebbero essere compatibili con intenti suicidi. Molti sono ancora i dubbi e i nodi da sciogliere e non a caso la procura di Roma nel 2011 ha riaperto l’inchiesta.
Quella di Ettore Majorana è una vicenda piuttosto complessa di un personaggio complesso e non facilmente definibile. Majorana fu indiscutibilmente un genio della fisica, a tal punto che Fermi lo paragonò a Galileo e Newton. Ettore Majorana fu una delle menti più brillanti del XX secolo ed è pertanto doveroso cercare di comprendere meglio le ragioni e gli esiti della sua scomparsa. Uno scienziato siciliano che troppo presto volle rifugiarsi dal mondo e diventare il Fu Ettore Majorana.