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Il presidente di Arpa Sicilia Vazzana alla commissione parlamentare: “Illeciti penali soprattutto nella gestione dei fanghi”

martedì 8 Settembre 2020

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Commissione Ecomafie) ha audito il direttore generale di Arpa Sicilia Francesco Vazzana, accompagnato dai tecnici e i responsabili dei controlli dell’agenzia. L’audizione rientra nell’ambito dell’approfondimento della Commissione sulla depurazione delle acque reflue.

Gli auditi hanno riferito in merito alla situazione degli impianti di depurazione dei reflui urbani nella parte occidentale dell’isola (province di Palermo, Trapani, Agrigento). Secondo le informazioni fornite, gli impianti sono in gran parte vetusti: le principali criticità riguardano i depuratori costieri, per il maggiore carico estivo connesso alla presenza di turisti. In molti casi, stando a quanto dichiarato dagli auditi, gli impianti costieri effettuano solo un pretrattamento dei reflui e scaricano poi a mare attraverso una condotta sottomarina: nei casi tuttavia di rottura di quest’ultima, possono verificarsi gravi disagi per la balneazione, la pesca e l’itticoltura. Critica anche la situazione delle isole in provincia di Trapani dove, secondo quanto riferito, solo in un paio di casi esistono impianti di depurazione delle acque, che effettuano tuttavia solo un pretrattamento dei reflui.

Riguardo invece alla gestione dei fanghi, i rappresentanti di Arpa Sicilia hanno riferito che ci sono criticità connesse alla cattiva gestione dei depositi temporanei, la difficoltà di trovare impianti per lo smaltimento dei fanghi, la non corretta gestione della depurazione, smaltimenti illeciti dei fanghi, compreso lo sversamento nello scarico delle acque depurate. Secondo quanto riferito, gli illeciti penali riscontrati da Arpa Sicilia negli impianti riguardano soprattutto proprio la gestione dei fanghi.

Dall’audizione sono emerse anche altre criticità che contribuiscono a rendere più difficili i controlli: da un lato, la carenza di organico dell’agenzia; dall’altro, la legislazione regionale sulla depurazione dei reflui che, secondo quanto è stato riferito, non è aggiornata e non risulta in linea con la normativa nazionale.

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