Con l’esplosione della pandemia di Covid-19 le università hanno dovuto in un qualche modo “anticipare il futuro” per rispondere ad una situazione che ha materialmente impedito il funzionamento canonico degli atenei basato su frequenza e partecipazione. Le modalità telematiche sono diventate l’unico modo in questa fase storica per garantire lo svolgimento delle attività accademiche di base.
Già da Marzo i poli universitari siciliani si sono attivati per strutturare e implementare quella didattica a distanza che oggi, con l’esplosione impetuosa della seconda ondata, torna ad essere attuata quasi totalmente dopo mesi in cui si è lavorato per ripristinare la vita d’ateneo in ossequio ai protocolli anti-contagio. Una situazione instabile che le università dell’isola stanno affrontando per garantire agli studenti la prosecuzione dei percorsi formativi. Dimostrando, perché va riconosciuto, grande capacità di reazione.
Salvatore Cuzzocrea Magnifico Rettore dell’Università di Messina ha sottolineato quello che è stato l’impegno di tutto l’ateneo sia per far funzionare la macchina universitaria sia per contrastare la pandemia a livello sanitario: “L’ateneo ha garantito sempre l’attuazione pieno delle direttive sia del Ministro della Salute che di quello dell’Università della Ricerca che discendono dal Dpcm. Noi ci eravamo già attivati per garantire la didattica in presenza e in modalità blended: in un primo momento abbiamo allestito le aule ma in ossequio all’ultimo Dpcm stiamo disponendo che dal secondo anno in poi si attuerà la didattica a distanza mentre le matricole frequenteranno in modalità blended. Ovviamente tenendo conto degli studenti provenienti dalle zone rosse cui deve essere garantita la possibilità, stando a casa, di seguire le lezioni e continuare il loro percorso, seppur in momento complicato. Per quanto attiene al compito del Policlinico universitario siamo sempre a fianco nell’interesse della cittadinanza di Messina e della Regione Siciliana, abbiamo immediatamente ottemperato a quelle che sono state le richieste fatte sia in termine di posti letto in degenza ordinaria, che sono circa 85, sia in quanto ai posti di rianimazione che sono 24, come richiesto dall’assessorato alla Salute. Tutto questo per continuare a contribuire alla riduzione di una pandemia che, per fortuna, le università e così anche il nostro ateneo hanno retto benissimo. Ad oggi non siamo stati sede di nessun focolaio proprio perché abbiamo garantito il distanziamento e la sanificazione degli ambienti quotidiana con l’impegno di tutti i lavoratori dell’università: i fatti ci dimostrano che abbiamo lavorato bene perché la comunità universitaria ha continuato a fare esami, lauree e tirocini. Infine, voglio dire che rifuggo dall’idea che i giovani vengano qualificati come quelli che stanno fuori dai bar a non fare nulla: gli studenti si sono comportati sempre in maniera attenta e puntuale nel rispetto delle regole partecipando alla vita universitaria con grande attenzione e responsabilità”.
Il Magnifico Rettore dell’Ateneo di Catania Francesco Priolo nel ricordare il ruolo operativo dell’Università nella produzione dei dispositivi di protezione e i suoi sforzi didattici e organizzativi ha sottolineato l’importanza della sinergia tra i quattro poli siciliani in questa fase: “L’ateneo ha reagito compattamente anche per dare un aiuto del territorio. Durante la prima ondata di marzo abbiamo messo su un antiCovid Lab per testare le mascherine e il loro potere filtrante, con certificazione da parte dell’Iss. Abbiamo potuto aiutare oltre 200 aziende per testare il loro materiale. Allo stesso tempo ci siamo adoperati con un altro laboratorio per produrre gel igienizzante: sono stati prodotti oltre 30mila litri distribuiti sul territorio a forze dell’ordine, enti comunali, aziende. In questa seconda ondata ci siamo attrezzati a livello accademico con quella che definisco didattica ‘duale’. Questa implica la presenza per un numero limitato di studenti e studentesse, che stando a distanza muniti di mascherina e solo tramite prenotazione preventiva del posto in aula, possono partecipare alle lezioni che contestualmente vengono erogate a distanza per quelli che non sono riuscivano a prenotare o non avevano la possibilità di essere in sede. Già da un po’ abbiamo ridotto i corsi erogati con questa modalità duale che inizialmente è stata usata per tutti. Le nostre aule sono assolutamente sicure ma sappiamo che comunque l’università mette in moto tanti giovani che occupano spazi e trasporti. Quindi abbiamo deciso di ripristinare la DaD e mantenere in modalità duale solamente i corsi dei primi anni delle lauree triennali e magistrali a ciclo unico quindi per le matricole e la stessa cosa riguarda i laboratori e le attività pratiche: di fatto ci siamo adeguati all’ultimo Dpcm prima che questo uscisse. Voglio sottolineare come in questa fase, in entrambe le ondate pandemiche, ci sia stato un assoluto coordinamento all’interno del Comitato Regionale Università Siciliane formato dai quattro rettori degli atenei siciliani, che ha funzionato benissimo. Da questo punto di vista la Sicilia si è dimostrata coesa e all’avanguardia perché è stato proprio il coordinamento delle università siciliane che ha portato avanti delle linee che si sono dimostrate attente, rispettose e vincenti, facendo blocco unico contro il Covid”.
Il Magnifico Rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari ha posto l’accento su come, nonostante le modalità diverse imposte dall’evento pandemico, si lavori per dare all’attività accademica la stessa vitalità dei tempi normali al fine di garantire nella sua completezza il diritto agli studi: “La situazione è indubbiamente una situazione delicata. L’evoluzione della pandemia sia credo preoccupante per tutti. Per quanto riguarda il mondo accademico in generale e l’Università di Palermo nel mio caso specifico stiamo affrontando il momento con un approccio che definirei resiliente. Abbiamo avuto un impatto traumatico con il primo lockdown ma siamo comunque riusciti ad andare avanti con gli esami e le lauree. Dopo il lockdown progressivamente e sempre nel rispetto della massima prudenza abbiamo riportato tutto quello che si poteva portare in presenza dai laboratori alle biblioteche. A settembre abbiamo provato a riportare le lezioni di presenza come anche già a luglio avevamo portato le lauree: ovviamente lo abbiamo fatto solamente con i corsi non eccessivamente numerosi onde evitare la creazione di assembramenti. Adesso ci ritroviamo in una situazione di rischio crescente e abbiamo indicazioni ben precise, ultima quella del Dpcm del 3 novembre: di fatto tranne le attività laboratoriali abbiamo riportato a distanza le lezioni. La nostra situazione è di fatto quella di Maggio dopo la riapertura. Non c’è niente da fare, si tratta una situazione con la quale dobbiamo convivere che va affrontata nel modo migliore possibile con un unico obiettivo: fare si che nessuno resti indietro e che i nostri ragazzi realizzino il loro percorso di vita e di studi nel modo migliore possibile. La vita accademica non si ferma: continua con le modalità che sono possibili in questo momento. Noi quest’anno andiamo verso 11 mila immatricolati: quando sono arrivato erano 7.700 ma la cosa positiva è che questa crescita molto importante sta continuando nonostante si temesse la perdita di studenti per la pandemia”.
Nella sua riflessione di merito sul lavoro fatto negli ultimi mesi dagli atenei siciliani Gianni Puglisi, presidente del C.R.U.S e Magnifico Rettore dell’Università Kore di Enna, ha riconosciuto il valore del lavoro svolto dalle istituzioni universitarie affermando al tempo stesso i limiti dell’esperienza didattica a distanza con l’auspicio che si possa rivedere al più presto l’università nella sua veste tradizionale di polo culturale aggregativo: “La vita universitaria, intesa come erogazione della didattica, dei laboratori e delle attività che ruotano attorno, ha funzionato. L’Università ha risposto bene, è stata presente nel dare risposte ai propri studenti senza interrompere l’attività formativa: questo significa che la macchina universitaria dei 4 atenei, era ben strutturata per dare risposte di qualità. Non era preparata all’inizio per ragioni di emergenza pandemica ma si è ben organizzata nella qualità dei servizi che l’università siciliana si apprestava ad erogare ai propri studenti in una situazione difficile. Poi ovviamente bisogna chiedersi se questa risposta, che io giudico tra il buono all’ottimo, del sistema universitario sia nella vocazione accademica. L’università non è un qualcosa che si eroga a distanza e si fa attraverso i collegamenti online: per questo ci sono le università telematiche che hanno una natura organizzativa totalmente diversa. La risposta del sistema universitario è stata funzionalmente eccellente ma da una prospettiva etico-ontologica è assolutamente carente. L’università è la frequenza attiva, il rapporto coi docenti, l’attività dei laboratori e delle biblioteche, è l’interazione degli spazi del campus: l’università vive veramente se intorno al suo stabilimento c’è una comunità pulsante e vivace e del contesto culturale che la circonda. Se si riduce la vita universitaria alla lezione tramite il pc, offri sicuramente un servizio ma è come quando si guasta la conduttura dell’acqua e arriva l’autobotte comunale: sempre acqua è ma non è la stessa cosa. Questa esperienza lascerà delle scorie perché andare a ricominciare da dove abbiamo interrotto sarà difficile perché studenti e docenti si sono abituati ad un’erogazione della didattica che, si passi il termine, fa comodo. Sono comunque convinto che comunque la tradizione delle scuole, del rapporto tra maestro e allievo che ha fatto grande l’università italiana e che ha retto la spina dorsale di questo paese resisterà”.
Giampaolo Frezza Prorettore alla Didattica e al Diritto allo studio dell’Università LUMSA e professore ordinario di istituzioni di Diritto Privato nella sede di Palermo ha spiegato come in questa fase l’ateneo abbia investito per garantire ai suoi studenti un servizio che permetta, in ossequio alle disposizioni anti-contagio e ai vari Dpcm, una fruizione qualitativa del diritto allo studio in tutte le sue modalità: “La nostra università da sempre si fonda sul rapporto diretto tra docente e discente. Per noi di per sé la didattica di presenza rappresenta una priorità da preservare ma in situazioni come questa non si può fare però a meno della didattica a distanza. Nella prima fase della pandemia l’università si è attrezzata a Palermo come nelle altre sedi per la DaD. Abbiamo dunque lanciato due sistemi. Una piattaforma che era già implementata a livello universitario ed è stata nella prima fase lo strumento di interscambio di idee e materiali tra docenti e discenti. Grazie a questa piattaforma siamo riusciti ad attuare la didattica sincrona. Alla ripresa a settembre abbiamo fatto un investimento importante perché tutte le aule delle nostre università sono state attrezzate con un sistema di video-ripresa per consentire ai docenti di fare lezioni sia agli studenti che hanno voluto essere presenti fisicamente, nel rispetto delle norme di distanziamento e dei protocolli sui dispositivi di protezione e di igienizzazione, sia contemporaneamente agli studenti che preferivano stare a casa con la stessa lezione videotrasmessa. Per le lezioni in presenza è stato istituito un programma per la prenotazione del posto attraverso un apposito software: questo serve soprattutto ai fini del tracciamento in modo tale che laddove ci fossero casi positivi noi dobbiamo avvisare tutti i presenti. Abbiamo dunque ribadito il nostro principio della didattica in presenza dando al tempo stesso allo studente la scelta di poter stare a casa nel rispetto delle sue ragioni, siano esse legate al timore del contagio o alla semplificazione dei costi. La costituzione della comunità degli studenti è un aspetto fondamentale che si sviluppa nei primi anni quindi abbiamo voluto mantenere, sempre nel rispetto delle norme, la didattica classica in ossequio ai nostri principi fondativi. Questo ovviamente fino all’ultimo Dpcm che adesso consente le lezioni solamente alle matricole. Anche per gli esami per le lauree è stata prevista la doppia modalità lasciando la scelta agli studenti e organizzando tutto in base a doppi turni. Noi d’altronde dobbiamo garantire dei servizi ai nostri studenti e lasciare loro la libertà di scelta”.
Impegno sul territorio; rispetto dei protocolli; servizi agli studenti. Sono questi i tre aspetti su cui gli atenei siciliani lavorano costantemente per continuare a garantire il diritto allo studio in tempo di coronavirus.