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Rifiuti, il flop della differenziata nelle grandi città siciliane: pende la Spada di Damocle dell’Europa

martedì 8 Dicembre 2020

Il dizionario definisce la parola ‘emergenza’ come “una circostanza imprevista. Una particolare condizione di cose, momento critico, che richiede un intervento immediato”. E’ evidente che la locuzione non calza per niente con quello che la Sicilia vive sul tema rifiuti ormai da anni.

Le cartoline di immondizia sulle strade, l’atavica assenza di impianti e la mancata radicazione di un sistema di raccolta differenziata efficiente portano l’Isola in uno stato di disordine in cui Comuni e cittadini aspettano ancora risposte. Se quest’ultime arriveranno nel prossimo piano rifiuti annunciato dalla Regione non è dato ancora saperlo.

I DATI ATTUALI E GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE

Dicevamo della raccolta differenziata, che funziona bene nelle piccole città ma che non attecchisce nei grandi capoluoghi di provincia.

Con riferimento allo stato attuale della raccolta differenziata in Sicilia, il dato regionale più aggiornato (a Marzo 2020) parla del 40,8% di materiale differenziato. Relativamente ai capoluoghi di provincia, il più virtuoso è Ragusa (74,4%), seguita da Trapani (63,5%), Caltanissetta (56,9%) ed Enna (55,5%).

Male invece Siracusa (35,8%), Messina (28,6%), Palermo (18,7%) e Catania (7,8%), maglia nera di questa speciale classifica. Palermo, in particolare, costituisce un quadro a sé, considerato che, in media, il capoluogo siciliano produce qualcosa come mille tonnellate di rifiuti per giorno.

Obiettivi stabiliti dall’Europa (Fonte Parlamento europeo)

Un quadro di luci ed ombre quello siciliano, che certamente dovrà migliorare in vista del rispetto dei parametri comunitari. L’Unione Europea mira infatti ad una svolta green rapida, mirata ad una economia europea circolare. Il pacchetto stabilisce due obiettivi comuni per l’Eurozona. Il primo è il riciclo di almeno il 55% dei rifiuti urbani entro il 2025. Questa quota è destinata a salire al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035.

Parametri che, se non rispettati, potrebbero portare a sanzioni non certo gradite ai bilanci dell’Isola.

Il secondo obiettivo è l’efficientamento del riciclo delle singole componenti. Ad esempio, bisognerà raggiungere la soglia minima del 65% del riutilizzo di imballaggi entro il 2025 (70% entro il 2030) con obiettivi diversificati per materiale. Ed è proprio su questo ultimo punto che la Sicilia è davvero indietro. Sono soltanto quattro infatti gli impianti per la gestione di questa tipologia di prodotti nell’Isola.

Se guardiamo alla frazione organica, a Marzo 2019 sono soltanto tredici le strutture pubbliche dedite al trattamento di tale tipologia di rifiuto (cinque a Palermo, quattro a Catania, due ad Agrigento, uno a Caltanissetta e Ragusa).

IL RUOLO DEI CONSORZI NELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA

Ma per capire come funziona una filiera di riciclo, abbiamo sentito ai nostri microfoni la dottoressa Emma Sghembari, la responsabile in Sicilia del Consorzio Carta e Cartone (Comieco).

Emma Sghembari – Comieco

Come sistema carta, in Sicilia ci sono le piattaforme di selezione private (circa 18 nell’Isola) che lavorano macero comieco.  Ma non abbiamo impianti di produzione, ovvero cartiere. A livello impiantistico, la filiera non ha problemi. Le piattaforme preparano il macero per le cartiere del territorio nazionale. Il riciclo, ci dicono i dati, che sta aumentando. Abbiamo circa 162.000 tonnellate di carta e cartone che vengono avviate a riciclo, circa 30 chili per abitanti all’anno. I Comuni, nel 2019, hanno superato i 7,8 milioni di euro per introiti dal riciclo di carta e cartone. La media al Nord arriva anche a 60 chili ad abitante. In efficienza si potrebbero raddoppiare le entrate per le amministrazioni“.

Ad esempio su Palermo, la Rap preleva il prodotto da lavorare dall’utenze domestiche o commerciali e li porta nei nostri impianti, che nel capoluogo sono “Palermo Recuperi” e “Citarda”. Selezionano la carta, effettuano la pressatura e trasformano la carta in macero. Quando raggiungiamo un carico intorno alle nove tonnellate, i trasportatori delle cartiere vengono a ritirare il macero“.

La qualità del prodotto dipende dalla qualità della raccolta. La selezione della carta produce sovvalli. Quest’ultimi, avendo in Sicilia carenza impiantistica nello smaltimento, hanno difficoltà di conferimento di questi prodotti di scarto“.

GLI IMPIANTI

Il tema impiantistica rimane ovviamente centrale. Ed è la Sghembari stessa e focalizzarsi su questo punto.

Gli impianti sono pochi, soprattutto quelli dell’organico. La raccolta diffferenziata è integrata: nel momento in cui una frazione funziona male, va ad intaccare ed inquinare le raccolte diverse. Ad esempio, in questi giorni si è inceppato l’organico, i giorni di ritiro da 3 scendono a due e quindi il prodotto differenziato scende di qualità e di quantità“.

I dati parlano di un’offerta ridotta rispetto al bisogno e alle prospettive. La rabbia sta in questo: sui rifiuti organici siamo con una carenza impiantistica evidente. Su 281 impianti di compostaggio in Italia, 173 sono al Nord, 62 sono nel Centro-Sud, i nostri saranno 8-9 impianti per l’organico in tutta la Sicilia“.

LE FILIERE E LA REGIONE

Ma è il ruolo della Regione Siciliana ad essere ad oggi messo in discussione dalle filiere, soprattutto a livello strategico e con un’ottica mirata al futuro, all’economia circolare.

A settembre, con il recipemento a livello nazionale della direttiva europea sull’economia circolare, si va a rafforzare la strategia degli Stati Membri verso la cessazione della qualifica di rifiuto, verso la preparazione delle componenti e verso il rifiuto“.

Sistemata la filiera, gli impianti sono stati privati. Il sistema funziona. Le piattaforme percepiscono i corrrispettivi per le lavorazioni, i Comuni quelli per il macero. Ed anche se il mercato ha delle contrazioni di prezzo, il sistema ha tenuto perchè l’obiettivo era chiaro: la carta va riciclata. La Regione ha perso le prime opportunità non lavorando sugli adeguamenti impiantistici, sulle autorizzazione, sulle strategie di recupero, e rischia continuamente di perdere tempo. Manca la strategia, cosa che hanno avuto le altre Regioni. Noi come consorzi non abbiamo mai avuto un confronto sul tema con l’assessore Pierobon“.

L’emergenza, prima di tutto, distrugge la fiducia dei cittadini sulla virtuosità di un sistema di recupero. Si bruciano investimenti in comunicazione e sensibilizzazione. Il flusso della raccolta è equilibrato: andando in emergenza comprometti tutto“.

I Comuni, nel 2019, hanno superato i 7,8 milioni di euro per introiti dal riciclo di carta e cartone, con una media pro-capite di 31 chili. La media al Nord arriva anche a 60 chili ad abitante. In efficienza si potrebbero raddoppiare le entrate per le amministrazioni“.

Un bel cambio di tendenza per quelle amministrazioni ad oggi costrette a pagare un salasso per conferimenti straordinari ed ordinari per l’indifferenziato. Mentre il futuro attende, cosa farà la Sicilia sul tema della differenziata? Lo vedremo nel prossimo piano rifiuti che fra poco arriverà in Commissione Ambiente all’Ars.

 

 

 

 

 

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