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Il Recovery Fund, cosa dovrebbe fare la Regione

venerdì 11 Dicembre 2020

Dal tanto atteso Recovery Fund, il grande piano di investimenti da cui dovrebbe dipendere la ripresa del Paese, la Sicilia sembra che non ne esca bene. Per il governo regionale si tratta di “uno schiaffo inferto dal governo Conte”, per il governo nazionale la realtà è ben diversa.

Stando alle dichiarazioni del viceministro Cancellieri la Sicilia è stata trattata bene, sono saltate solo le proposte generiche e indefinite.

La nostra impressione è che si sia privilegiato il Nord, l’area in grado di sostenere la competizione economica, dopo la fine della pandemia, che sarà sempre più tra aree regionali che tra Stati. La Regione ha, invece, inviato il solito libro dei sogni o dei desideri, come ha detto qualcuno, puntando tutto sul Ponte sullo Stretto e altre opere pubbliche con progetti vecchi o privi di progettazione esecutiva.

Le considerazioni più pertinenti sono apparse quelle, riprese dal IlSicilia.it, del segretario della Lega Stefano Candiani che ha giudicato il Piano della Regione “palesemente fuori tema, poco concreto e non aderente alle finalità del Recovery Fund“, aggiungendo che: “presentare una proposta di piano frammentata per rincorrere singoli piccoli progetti senza visione strategica ha dato l’alibi al governo Conte per scartare praticamente tutta la proposta regionale“.

Per il segretario della Lega, la Regione siciliana ha perso un’occasione, ma più che un’ occasione questa era l’Occasione, perché chissà quando si ripresenterà questa opportunità di reperire risorse considerevoli per lo sviluppo dell’isola. Candiani ritiene, infine che è ancora possibile recuperare, che vi sono ancora i tempi per cambiare rotta.

A tal fine, però, il governo avrebbe tutto l’interesse ad aprire un confronto con le opposizioni, a cui anche esse non dovrebbero sottrarsi perché è in gioco il futuro della Sicilia, con l’obbiettivo di concordare un programma di interventi finalizzato a un progetto integrato di sviluppo, concertato con le rappresentanze del mondo del lavoro e dell’impresa e approvato da un voto unitario nel parlamento siciliano.

Questo consentirebbe di aprire una vera e propria trattativa con il governo nazionale utilizzando l’unica risorsa che ancora possiede che è lo Statuto e l’Autonomia speciale.

Su questo progetto dovranno essere concentrati tutte le risorse disponibili, a cominciare dal recovery fund che, però, deve essere accompagnato da strumenti attuativi

In tal senso occorre creare una Agenzia di sviluppo, sul modello Galles e Irlanda, che consenta agli imprenditori che interverranno in aree individuate una fiscalità differenziata. In Galles è il 25% ,in Irlanda il10%, insieme a procedure semplificate e servizi agevolati.

Questo consentirebbe far tornare quelle imprese che hanno delocalizzato in ragione di una fiscalità conveniente, assicurando loro lo stesso trattamento fiscale nei paesi dove si sono allocati.

L’Agenzia, inoltre, dovrebbe avere il compito di superare la storica incapacità della Regione di spendere i finanziamenti europei attraverso la capacità tecnica e progettuale e nuovi percorsi di ingegneria finanziaria. In secondo luogo, preparare un programma di investimenti pubblici e privati per un piano decennale con progetti infrastrutturali credibili e coerenti con il piano di sviluppo che rilanci la crescita, sostenendo e modernizzando i comparti e le imprese che più hanno sofferto gli effetti dell’attuale crisi.

L’unità raggiunta tra le forze politiche consentirebbe alla Sicilia di aprire un confronto con l’Unione Europea per rivendicare interventi sull’area mediterranea, un’area potenzialmente dinamica e vocata agli scambi economici commerciali e culturali.

Agroalimentare, Turismo, Beni culturali, Ambiente, Pesca, Disinquinamento del mare, Cultura e Istruzione soni gli ambiti su cui costruire il progetto. Un Piano per la Ripresa del Mediterraneo, come fu nel dopoguerra il Piano Marshall che gli Usa attuarono per la ricostruzione dell’Europa.

E non veniamo anche ora da una guerra, in verità ancora in corsa, contro il Covid che tante vittime ha mietuto e distrutto intere economie.

Sembra una missione impossibile, ma è l’unica che può riaccendere la speranza dei siciliani.

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