Le indagini, che hanno portato all’arresto del medico mafioso Giuseppe Guttadauro, storico esponente di Cosa nostra, hanno svelato, tra l’altro, il suo ruolo in un traffico di stupefacenti.
Guttadauro avrebbe organizzato un commercio di droga con l’estero, finanziato da alcuni palermitani, aprendo un canale per l’acquisito della cocaina con il Sud America e con un albanese per il rifornimento di hashish. L’organizzazione avrebbe potuto contare su un assistente di volo, in rapporti con Guttadauro, che avrebbe dovuto trasportare 300 mila euro in Brasile nel momento in cui il carico di droga dal Sud America fosse arrivato in Olanda.
Le indagini inoltre hanno svelato le sue frequentazioni di ambienti facoltosi della Capitale.
Il dottore sarebbe intervenuto, con la promessa di un lauto compenso, per risolvere un contenzioso da circa 16 milioni di euro che una ricca donna romana aveva con un istituto bancario. Guttadauro non avrebbe esitato a prospettare la possibilità di usare la violenza se il suo intervento non fosse riuscito a dirimere la vertenza. Guttadauro avrebbe, in quel caso, incaricato qualcuno di malmenare chi avrebbe ostacolato la soluzione della vicenda.
Le indagini, inoltre, hanno fatto luce su un pestaggio, che altri due indagati – su ordine di suo figlio Mario Carlo Guttadauro- avrebbero “commissionato” il 25 ottobre del 2016 nei confronti di un giovane palermitano, punito per averlo accusato, dicono gli inquirenti, di “condotte contrarie alle regole morali di Cosa nostra”.