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In questo momento starete sicuramente a causa a godervi le festività natalizie, per quanto ciò sia possibile in seguito ai divieti imposti con il nuovo decreto legge a firma di Giuseppe Conte. Lo state facendo magari in famiglia e, perchè no, di fronte al vostro albero di Natale.
Un albero magari “finto”, a differenza degli arbusti che popolano i boschi della nostra Regione. Per loro, gli ultimi anni sono stati particolarmente felici. In Sicilia si può anzi parlare tranquillamente di allarme deforestazione.
La Sicilia ha il secondo più basso indice di copertura forestale a livello nazionale, ma è tra le prime regioni per numero ed estensione degli incendi. Il numero degli alberi che popolano i polmoni verdi dell’Isola continuano a diminuire, sotto i colpi di criminali che causano incendi ad ogni finestra di caldo torrido disponibili. Ciò in assenza di un piano di riforestamento efficace ed efficiente.
Questo provoca due ordini di problemi: da un lato il tema legato alle frane e al dissesto idrogeologico, dall’altro però l’assenza di alberi non consente una crescita congrua di nuove piante, il che contribuisce ad aggravare il quadro di desertificazione dell’Isola.
IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE SICILIA
Come scritto nell’ultimo rapporto di Legambiente Sicilia, sottoscritto il 6 novembre dal presidente Antonio Zanna, il fenomeno degli incendi sta assumendo “ormai connotati sempre più gravi, con crescente minaccia anche alla sicurezza di cittadini e comunità e con danni incalcolabili per la natura, il territorio e la collettività”.
Una situazione che Legambiente ritiene inaccettabile, soprattutto alla luce dei costi sostenuti dal Governo isolano.
“Cronici sono poi i ritardi nella predisposizione e attuazione per tempo dei piani di manutenzione e prevenzione per le aree del demanio forestale – continua l’associazione ambientalista -, sia per i farraginosi meccanismi di bilancio che presiedono all’utilizzo della manodopera stagionale sia per il crescente depauperamento degli organici e soprattutto della mancanza di figure tecniche qualificate preposte agli uffici di direzione e gestione”.
“L’utilizzazione dei terreni a fini di pascolo ed agricoli in modo prevalente ed anche a fini edilizi sono una componente strutturale del fenomeno – si legge nel documento -. Occorre ricordare che oggi sempre più gli incendi interessano aree con vegetazione naturale o agraria non rientranti nelle tipologie di bosco e pascolo tutelate dalla legge. E sempre più spesso il fuoco viene utilizzato per cancellare la presenza di formazioni vegetali naturali che costituiscono comunque un vincolo all’utilizzazione delle aree”.
Nella gestione degli incendi, “ci si concentra quasi esclusivamente sullo spegnimento, che spesso risulta poco efficace e che drena decine di milioni di euro“. Sulla ricostituzione dei polmoni verdi isolani, l’associazione è poi chiara. “La pianificazione forestale o non viene redatta o non viene attuata. Il caso più scandaloso riguarda la sostanziale assenza di piani di gestione per i complessi forestali nonostante le stringenti previsioni di legge“.
IL PARERE DEL PROF. SALVATORE LA MELA VECA
Abbiamo parlato di questo tema con Donato Salvatore La Mela Veca, docente facente parte del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali all’Università degli Studi di Palermo.
In merito al fenomeno degli incendi dolosi, il professore vuole chiarire subito una distinzione chiave: “Innanzitutto volevo precisare una cosa: evitate di parlare di piromani. Quest’ultimi sono persone che hanno un disturbo psicologico acclarato. Qui invece dobbiamo parlare di criminali“.
IL CASO DI ALTOFONTE: I BOSCHI E L’EQUILIBRIO AMBIENTALE
Uno dei casi più eclatanti di incendi boschivi pericolosi per la collettività è stato quello di Altofonte. Le fiamme sono arrivate addirittura nei pressi del centro abitato, costringendo all’evacuazione delle stesse i poveri residenti del comune in provincia di Palermo.
I danni, a mesi di distanza, risultano evidenti. Alberi bruciati sullo sfondo, sezioni della montagna completamente prive di vegetazione e un paesaggio che appare trasformato rispetto al passato. Sul caso della Moarda, il docente universitario, specializzato in selvicoltura, sottolinea l’impatto delle fiamme estive sui boschi della Moarda.
“Rispetto al caso di Altofonte, esso ha fatto tanto scalpore perchè non solo ha interessato una superficie enorme. Ma anche perchè quell’area era l’unica che non era stata interessata da incendi. Era uno dei pochi polmoni verdi rimasti. I danni sono stati ingenti, anche considerando la posizione del bosco, che insisteva in un versante che sovrastava il paese di Altofonte, con una funzione importantissima di protezione idrogeologica“.
“I boschi non hanno solo una funzione di protezione – sottolinea La Mela Veca -. Nel caso di Altofonte hanno una relazione diretta nei confronti del centro abitato. Lei capisce che se ragioniamo sul tema dei bacini idrografici, una simile crisi si riflette non solo su Altofonte ma su tutto il bacino dell’Oreto, anche su Palermo. Se sommiamo tutti gli incendi che si susseguono sul bacino dell’Oreto, così come in alti, i danni si moltiplicano ed hanno effetti esponenziali su tutto il territorio“.
“Il discorso si estende anche in vista dei cambiamenti climatici, a livello di emissione di CO2. Con un incendio, abbiamo immissione di anidride carbonica nell’atmosfera, ma allo stesso tempo eliminiamo un bosco che ha un ruolo fondamentale nel catturare la CO2, con evidente perdita di questa funzione“.
I BOSCHI E LA DESERTIFICAZIONE
Incendi e rischi idrogeologici sono due facce della stessa medaglia, a cui però, come sottolineato dal professore, si aggiunge un altro pericolo, quello della desertificazione.
“La Regione Siciliana è una di quelle Regioni ad alto rischio idrogeologico, per predisposizione dal punto di vista della natura del territorio. Ad esempio considerando i substrati geologici, con alcuni territori che hanno una presenza di substrati molto ricchi di argilla. La Sicilia ha una copertura forestale molto bassa. A livello nazionale tale fattore si attesa intorno al 36%, la Sicilia sta al 10%. Il nostro è un territorio già in passato privato della copertura forestale. Ciò sia a causa degli incendi sia a causa dello sfruttamento intensivo del territorio, con una cultura, già a partire dal dopoguerra, dell’utilizzo di aree agricole. Se una parte di queste si incendia, gli effetti sono devastanti“.
“Il bosco ha un ruolo fondamentale nella tenuta idrogeologica del territorio. Riduce gli effetti della pioggia sul rischio di erosione, ma aiuta a tenere il territorio in presenza di fenomeno pluviometrici di una certa entità. Ma soprattutto, previene il rischio di desertificazione. Già la Sicilia è caratterizzata da un clima un pò arido, con i mesi estivi che sono contraddistinti da poche piogge. Venendo meno la vegetazione, mette a rischio la possibilità che il suolo possa ospitare piante e ciò aumenta il rischio desertificazione. La nostra è una delle Regioni più a rischio in Italia da questo punto di vista“.
L’ASSENZA DI PROGRAMMAZIONE POLITICA
Salvatore La Mela Veca sottolinea infine l’importanza della prevenzione, la quale però a suo parere non viene affrontata correttamente sui tavoli della politica regionale. Ciò anche in vista dei prossimi fondi del Recovery Fund destinati alla salvaguardia del territorio.
“Il problema è capire come fare la prevenzione. Vi sono diverse strategie per potere attuare una prevenzione benefica, che possa mitigare gli effetti del rischio idrogeologico e dei cambiamenti climatici. In Sicilia siamo completamente fermi su questi temi. Non c’è nessun dibattito a livello regionale e a livello politico. C’è un’assenza di queste tematiche dall’agenda politica, nella quale compaiono solo per parlare di operai forestali e non si fa invece nell’ambito della programmazione della salvaguardia del territorio. Questo è un problema“.
“Considerando il fatto che nel prossimo futuro arriveranno i fondi del Recovery Fund, che in buona parte saranno destinati ad investimenti in questo campo, la Sicilia non è preparata – sottolinea La Mela Veca -. Il rischio è, ancora una volta, di non essere pronti e di perdere questa opportunità. Mancano strumenti di pianificazione in Sicilia: mancano i piani territoriali, i piani di gestione forestale, i piani di prevenzione antincendio. Esiste un piano regionale (AeB) di attività antincendio, ma non esistono i piani operativi a livello territoriale. Purtroppo questo determina una situazione di indecisione, di mancanza di conoscenza degli interventi da attuare. Se ne parla, ma quando c’è da contestualizzare nel territorio, mancano gli strumenti di pianificazione”.
“La parte più carente della nostra Regione è la mancanza di pianificazione a livello territoriale. Esistono tante pianificazioni che spesso fra loro non comunicano. Manca quella operativa – conclude -, che permette poi di definire gli obiettivi della gestione del territorio. Sarebbe utile, pertanto, canalizzare degli interventi che possano avere degli effetti positivi sugli equilibri idrogeologici dei territori“.
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