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“Maestri buona sera, state comodi… ? Stasera vi racconto una storia, la mia storia, di cuore, di femmine sole, una storia di mare“.
Mario Pirrotta, entra in scena con questa battuta, vestendo i panni di Telemaco nello spettacolo, di cui è anche autore, “Odissea“, in scena al Teatro Biondo di Palermo (sala Strehler).
Apparentemente scanzonato, accento salentino, accompagnato, elemento fondamentale nella resa scenica, dalla musica dal vivo eseguita sul palco dai bravissimi Mario Arcari (per la prima volta nel cast artistico) e Maurizio Pellizzari, è Telemaco l’unico protagonista di questo racconto che, pur evocando nel titolo l’eroe omerico, accende i riflettori su di sé.
Perrotta ha costruito intorno a lui, con un testo in endecasillabi già premiato nel 2009 (Premio Hystrio alla drammaturgia), una caratterizzazione psicologica novecentesca: non è più il figlio dell’eroe in attesa estatica del padre, è un ragazzo di oggi molto arrabbiato per l’assenza del genitore.
Ma se non ci fosse stato il mare forse questa storia non sarebbe arrivata ai giorni nostri. È lui il contraltare di Telemaco, è lui che suggerisce limiti da oltrepassare o meno.
Scatta da una parte all’altra del palcoscenico Perrotta, sfruttando nella scenografia sgombra, i segni delle luce, corridoi immaginifici delle esperienze vissute da Telemaco. Unica costante nel racconto è l’assenza del padre che, appunto, non è per il giovane un eroe così come viene considerato da tutti gli altri.
Telemaco non ha ricordi di Odisseo ma ha una grande rabbia accentuata da quanto si ritrova intorno: una madre segregata in casa che, dal suo punto di vista, non vede la realtà delle cose; la gente del paese che non fa altro che schernirli e lui che, giorno dopo giorno, aumenta la sua lista dei “perchè” senza risposta.
Mario Perrotta da prova in questo spettacolo di grande capacità non solo come autore ma anche come attore: ogni parola, pensata e ben imbastita, sembra averla cucita addosso e legata, a doppio filo, alla gestualità e alla musica, riuscendo a coinvolgere cosi anche il pubblico.
La chiave della contemporaneità, poi, dell’argomento genitori-figli è l’espediente, assolutamente vincente, che conferma la potenza dei grandi classici di avere, sempre, spunti di riflessione da offrire.