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Vita e leggenda di Cagliostro, il “Conte” palermitano sospeso fra truffe ed esoterismo

lunedì 28 Gennaio 2019

Sono sempre esistite persone in grado di affascinare i propri contemporanei, per non parlare del club ancora più esclusivo di coloro che sono riusciti ad ammaliare anche i posteri. Personaggi, che pur essendo divisivi, formandosi, quasi sempre, un partito dei sostenitori e uno dei detrattori, sono riusciti a catalizzare su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica. Personaggi, che nel bene e nel male, sono entrati nell’immaginario collettivo, conquistando, in alcuni casi, l’immortalità, diventando quindi leggenda poiché riescono ad ispirare e stimolare la fantasia della gente, nonostante il trascorrere imperituro del tempo.

Sicuramente, rientra in questo circolo ristretto il Conte di Cagliostro, un uomo dalla vita rocambolesca e avventurosa che divenne noto tra le corti europee del suo tempo.

Nel 1786, egli pubblicò “Memorie del conte di Cagliostro prigioniero alla Bastiglia” che riscosse un immediato successo nel vecchio continente. Tra le pagine della sua autobiografia, il Conte affermava di essere nato da genitori nobili e di essere rimasto orfano a soli tre mesi, di aver trascorso l’infanzia a Medina, in Arabia e di aver lì appreso le scienze e la medicina per poi viaggiare per l’Africa e l’Asia.

Dopo aver peregrinato anche per l’Europa, nel 1770 si trasferì a Roma, sposandosi nella città eterna con Serafina Feliciani. I due coniugi entreranno in contatto con parecchi personaggi importanti dell’epoca, passando da una corte europea all’altra, fino a quando, come sostiene Cagliostro, giunsero il 30 Gennaio 1785 a Parigi. Qui, il Conte verrà coinvolto nello scandalo dell’“affare della collana della Regina”.

Tale vicenda è stata studiata dallo storico Carlo Francovich, per il quale i fatti si snodarono a partire dal cardinale di Rohan, invaghito della regina Maria Antonietta ma non corrisposto e da madame de La Motte, un’imbrogliona che riuscì a conquistarsi l’amicizia della Regina. De La Motte fece credere al cardinale, che se quest’ultimo avesse garantito ai gioiellieri della corte il pagamento di una collana di diamanti, pagamento che poi sarebbe stato saldato in un secondo tempo dalla regina, questa avrebbe ricambiato le simpatie del prelato. Così la collana, dopo che fu consegnata dal cardinale a de La Motte, fu rivenduta ad altri, anziché alla regina. Il raggiro venne fuori nel momento in cui i gioiellieri non riuscirono ad ottenere il pagamento della collana e il cardinale continuò ad essere rifiutato da Maria Antonietta.  Così, furono arrestati il cardinale e de La Motte che accusò Cagliostro di quanto era accaduto ma il Conte, almeno apparentemente, era del tutto estraneo alla vicenda, essendosi solamente limitato a suggerire al cardinale di dire tutto al re, evitando così che scoppiasse lo scandalo.

Quindi, accusato, Cagliostro fu rinchiuso nella Bastiglia, venendosi, in tal modo, a creare due schieramenti contrapposti: quello degli “innocentisti” e quello dei “colpevolisti”. Sia il cardinale, sia Cagliostro, furono giudicati innocenti e vennero scarcerati ma da parte del governo francese fu avviata una politica di infamia ai danni del Conte, volta a svelare la sua vera identità, incarico attribuito all’avvocato palermitano Antonio Bivona, il cui dossier era molto distante dalle informazioni che Cagliostro aveva riportato nella sua autobiografia e invece più aderente ad un estratto del processo condotto contro di lui dal Sant’Uffizio nel 1790.

Secondo questo estratto, Cagliostro nacque a Palermo nel 1743 con il nome di Giuseppe Balsamo da una famiglia modesta ma imparentata con i nobili Cagliostro. Rimase orfano a 13 anni e mandato in un convento di Caltagirone, venne affidato ad un frate speziale da cui, forse, imparò qualche rudimento di medicina e chimica. Sarebbe stato cacciato dal convento per i suoi comportamenti sconsiderati e tornando a Palermo iniziò a delinquere, commettendo furti, truffe e delitti di vario genere. All’età di 25 anni si sposerà a Roma con la Feliciani che in realtà si chiamava Lorenza e non Serafina.

I due gireranno l’Europa vivendo di truffe e arrivati a Marsiglia, Giuseppe Balsamo (Cagliostro) si farà passare per la prima volta come un taumaturgo e un profondo conoscitore dell’occultismo trasmessogli dai sacerdoti egizi. E in effetti, fra le maglie del mito emerge anche una verità circa i suoi poteri e la sua conoscenza.

Dal 1776- 77 assunse il nome Conte Cagliostro. Egli fu un potente massone, fondando anche un proprio ordine e attribuendosi il titolo di Gran Cofto, quindi, grazie ai suoi poteri taumaturgici, alla conoscenza dell’occulto, alle guarigioni compiute, ai suoi viaggi per i tre Continenti, alla conduzione di uno stile di vita sfarzoso e alla frequentazione dell’alta società europea, si vennero a creare intorno alla sua figura storie mitiche.

Nel 1785, come abbiamo potuto vedere, sarà coinvolto “nell’affare della collana” e da quel momento in poi cadrà sempre più in disgrazia: dopo una serie di vagabondaggi, nel Maggio del 1789 sarà a Roma ma considerato dalle autorità una minaccia per l’ordine pubblico, fu arrestato dal Sant’Uffizio e imprigionato a Castel Sant’Angelo, venne dichiarato eretico, mago e Libero Muratore.

Morirà nel 1795 nella fortezza-carcere di San Leo, diventato ormai pazzo per le sofferenze patite per la prigionia. Un personaggio incredibile, protagonista di una vita piena di eccessi, che riuscì a diventare celebre grazie alle sue  conoscenze esoteriche, intercettando la curiosità settecentesca per tutto ciò che riguardava il mondo dell’occulto, dell’alchimia e dei misteri, un personaggio celebre al suo tempo, divenuto poi leggenda grazie alla fortuna riscossa anche tra le generazioni future.

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