Il Museo diocesano di Catania ospita la mostra “Re-velation” dell’artista genovese Carla Iacono che, in venti immagini fotografiche, attraversa la visione e la percezione “velo“, principalmente l’hijab, ma anche quelli cattolici, ebraici e foulard dell’Europa dell’Est.
Oggetto simobolico presente in moltissimi culture, qui è declinato in diversi modi, alla ricerca della natura del suo simbolo: valore iniziatico, oppure “riti di passaggio”, come quello dall’infanzia alla pubertà.
Il tema è caro all’artista che da sempre lo indaga nei propri lavori e non a caso, interprete dei ritratti è la figlia Flora, elemento autobiografico che accresce l’enfasi della rappresentazione.
La luce laterale fa emergere dall’oscurità la sua figura svelando i lineamenti del volto e i particolari dei veli, rafforzando così simbolicamente ed esteticamente il concetto di rivelazione.
La ragazza è ritratta di tre quarti: la messa in posa rimanda all’innovazione introdotta nella ritrattistica dai pittori olandesi. Il riferimento a famose opere d’arte, come la Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, ricorre in parecchie immagini: dislocazione, citazionismo, e contaminazione simbolica tra culture d’oriente e d’occidente sono strategie consapevolmente applicate da Carla Iacono.
Ogni scatto nasce da un’accurata mise en scene che prevede un’attenta ricerca degli abiti, la preparazione del set, la scelta degli oggetti, pochi, ma dal denso significato simbolico.
Con Re-velation, Carla Iacono non prende posizione sull’uso del velo; piuttosto scava nella storia per “rivelarne” tutta una serie di valenze e significati, nel pieno rispetto delle differenze e delle somiglianze tra le diverse culture.
Il suo è un personale e sentito contributo per sollecitare l’osservatore a riflettere e a porsi dalla parte degli “altri”, l’obiettivo dell’artista, infatti, è sollecitare un dibattito costruttivo.
Come ha scritto Maria Giuseppina Muzzarelli, oggi il velo è “una mina da disinnescare”, operazione delicata e urgente alla quale un museo e una mostra possono forse contribuire: con grande pacatezza, le immagini di Carla Iacono ci ricordano che il velo non è uno strumento di separazione o di esclusione. Il velo è un velo.
L’esposizione, a cura di Clelia Belgrado, Grazia Spampinato e Giovanna Cannata, è fruibile fino al 2 marzo (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 14; martedì e giovedì dalle ore 15 alle 18; sabato dalle 9 alle 13; domenica e festivi su prenotazione).