La calunnia è un venticello/ Un’auretta assai gentile/
Che insensibile sottile/Leggermente dolcemente/
Incomincia a sussurrar.(…)
Dalla bocca fuori uscendo/Lo schiamazzo va crescendo:/
Prende forza a poco a poco,/ Scorre già di loco in loco,(..)
Alla fin trabocca, e scoppia,/ Si propaga si raddoppia/
E produce un’esplosione/ Come un colpo di cannone,/
Un terremoto, un temporale,/ Un tumulto generale/
Che fa l’aria rimbombar.(…)
Rossini, Il barbiere di Siviglia
Ci sono tre forme linguistiche che gli insicuri utilizzano per sentirsi superiori: la discriminazione, la menzogna e il pettegolezzo (Bernardo Paoli). Il pettegolezzo implica una serie di dicerie trasmesse di bocca in bocca con l’aggiunta facoltativa di commenti personali. In generale, il pettegolezzo concerne aspetti personali e privati dei soggetti di cui si parla. Nel pettegolezzo si osserva un’asimmetria sociale poiché si prendono di mira, soprattutto, persone che occupano una posizione sociale superiore o invidiata (Chiara Trattenero).
Dovremmo sempre agire come se qualcuno ci stesse guardando ovvero senza mai compiere azioni di cui ci si dovrebbe vergognare. Si tratta di un comportamento distruttivo (per se stessi e per gli altri) e patologico. Si potrebbe trattare della “sindrome di pinocchio” (ovvero del bugiardo patologico). Le principali caratteristiche del bugiardo patologico sono:
– mente gratuitamente anche se non è necessario;
– tende a essere manipolativo nei confronti degli altri;
– può essere seduttivo e disinibito, se non insulso e insignificante (agiscono, spesso, per invidia inconsapevole);
– è intollerante alle critiche e guai a chi fa notare la sua inferiorità culturale, sociale, intellettiva, fisica, anzi, psicofisica;
– pretende, perché è convinto che tutto gli sia dovuto, rivelando a tutti la propria presunzione, ottusità, arroganza, prepotenza, etc.;
– non prova alcun rimorso, vergogna, senso di colpa (se manifesta tali sentimenti, la maggior parte delle volte, non sono autentici);
– è incapace di instaurare relazioni affettive mature;
– vengono, di frequente, scoperti i loro doppi giochi, la loro ostinata ipocrisia che li porta a indossare una maschera per pochi e una per tutti (Gianfrancesco Coppo, Vittorio Mangiameli e Giuseppe Merola 2016).
Si tratta di una vera e propria disfunzione (a volte, legata e connessa a patologie organiche, squilibri energetici, etc.). Il bugiardo patologico, autocentrato, egocentrico e disempatico rispetto alla dimensione psicologica o personologica di chi prendono di mira (che, anzi, sarebbero ben lieti di distruggere, danneggiare, annientare, annichilire) è, quindi, colui che mente incessantemente e lo fa senza curarsi delle conseguenze per ottenere qualcosa: rivincita, danni a spese di altri, rinvigorimento della propria autostima, rivalsa su chi si ammira e malvuole.
Questo profilo si distingue dal bugiardo compulsivo che non è manipolativo o almeno non lo è apertamente o totalmente. Non mente, difatti, per raggiungere un fine specifico. Si tratta di una personalità ben meno strutturata e inerpicata rispetto a quella del bugiardo patologico. La sua è tout court un’abitudine e l’unico modo che conosce, che sa mettere in pratica e che lo fa stare meglio rispetto a quando racconta la verità. Essere sinceri, per queste persone, diventa un’impresa psicologicamente difficile, per loro è più facile e meno dispendioso mentire (anche per nascondere meglio la loro cattiva condotta), così mentono su qualsiasi cosa, anche su una quisquilia.
La bugia diventa una risposta automatica e irrefrenabile, compulsiva appunto (Francesca Fiore 2011). Ci sono diversi profili psicopatologici di personalità che la nomenclatura clinica riporta, diverse combinazioni, diverse comorbilità. Abbiamo il bugiardo patologico con disturbo di base istrionico. Lo stile dell’eloquio del bugiardo istrionico è eccessivamente impressionistico e privo di dettagli, mostra tendenza alla drammatizzazione, teatralità ed espressione esagerata delle emozioni, non riesce a essere autentico e questo può coincidere, quando non gli conviene o gli conviene, con l’attitudine a mentire. Generalmente, lo fanno per ingraziarsi gli altri ed evitare situazioni che potrebbero creargli sofferenza.
A differenza, del bugiardo manipolativo, però, vengono facilmente scoperti e, di conseguenza, puniti con l’abbandono, l’attacco, l’evitamento (Francesca Baratto 2015). Altri disturbi annoverati, in sintesi, sono:
il bugiardo antisociale, disonesto, impulsivo, disempatico, manipolativo, misantropo, incapace di conformarsi alle norme sociali, noncurante e senza rimorsi o scrupoli;
il bugiardo narcisista, con un senso di sé grandioso e onnipotente, con standard e fantasie di successo, è colui che si sente speciale, superiore, unico, sempre alla ricerca di ammirazione, conferme, disempatico, invidioso, arrogante, presuntuoso;
il bugiardo paranoide, manipolatore perverso, senza scrupoli, vergogna, empatia, egocentrico, con un alto senso di sé e deliri di grandiosità e onnipotenza. Le bugie nel Paranoico prendono la forma di ideazioni e allucinazioni visive e uditive. Non immaginano, vedono veramente o credono di vedere o sentire realmente. Le loro possono essere bugie manipolative, allo scopo di annientare o sminuire coloro che hanno preso di mira oppure bugie o ideazioni paranoidi. Costruiscono le loro bugie su niente o su convinzioni false e irrazionali, come, per esempio, l’idea che qualcuno lo stia accusando, sparlando, danneggiando indirettamente, tormentando, insomma che stia cospirando contro di lui.
Il paranoico pensa che tutti parlino male di lui. Il borderline che tutti parlino bene. Il fobico è terrorizzato all’idea che si parli di lui. L’ossessivo invece pretende che, se proprio deve succedere, le cose vengano dette con esattezza (Bernardo Paoli). A tutto c’è una soluzione: l’allontanamento e la denuncia per diffamazione.