Guarda il video servizio in alto
Siamo nella misterica Catania, città protetta dall’alto da Sant’Agata, sul cui nome aleggiano diverse ipotesi: per Plutarco deriverebbe dal siculo katane, grattugia, parola di origine indoeuropea, per l’associazione con le asperità del territorio lavico su cui sorge; per altri studiosi, invece, dal latino catinum, catino, bacinella, per la conformazione naturale a conca delle colline che la circondano o come riferimento al bacino della Piana; per altri ancora, infine, dall’apposizione del prefisso greco katà a Aitnè, Etna, in modo da significare: “sotto l’Etna”.
Il nostro protagonista è U Liotru, l’elefante, tirato su su dall’architetto Gian Battista Vaccarini nel 1737, nell’ambito della ricostruzione della città seguita al terribile terremoto dell’11 gennaio 1693. La statua in pietra lavica esisteva già, ma Vaccarini vi aggiunse gli occhi in pietra bianca e le zanne, issandola sulla fontana monumentale con la proboscide rivolta verso la Santuzza. Secondo il geografo arabo Al Idrisi, gli antichi abitanti di Catania consideravano l’elefante un simbolo di protezione contro le eruzioni dell’Etna.
Tra le curiosità dobbiamo annoverare che il maestoso elefante subentrò nel 1239 a San Giorgio che era stato emblema della città fino a quel momento. I catanesi decisero di cambiarlo, in seguito ad una serie di rivolte, per poter passare da semplice dominio di un vescovo-conte a città demaniale. La prima attestazione ufficiale del nuovo simbolo si deve ad una seduta del Parlamento avvenuta a Foggia nel 1240.
Altro aneddoto è quello che collega l’elefante in pietra con il mago Eliodoro. Lo stesso nome, Liotru, sarebbe una storpiatura di quello dello stregone che, sempre secondo una leggenda, tormentava i catanesi con le sue arti occulte. Si narra che fu lui stesso, grazie ai suoi poteri, a scolpire l’elefante con la lava dell’Etna e a dargli vita per girare in città sul suo dorso.
Per chiudere, un parallelismo tra Palermo e Catania, come la città della Conca d’oro è protetta da Santa Rosalia, la Santuzza, e da Panormus, il suo Genio protettore, stretti in una metaforica danza, così Catania da Sant’Agata e dal Liotru, sacro e profano uniti per proteggere la meravigliosa Milano del sud, così chiamata tra gli anni ’60 e ’70 per la grande espansione, per le enormi potenzialità emerse e che siamo certi, in un futuro prossimo, tornerà ad esserlo.
Guarda il video servizio in alto