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Arriva il presidente cinese e sulla violazione dei diritti umani scende il silenzio

sabato 23 Marzo 2019

Oggi è il giorno palermitano del presidente cinese Xi Jinping, che suggella da ieri con la propria presenza l’accordo fra Italia e Cina su molteplici questioni economiche. La cosiddetta “Via della seta”, infatti, è solo un tassello di un intensificarsi di relazioni avviate già dal 2015 fra il grande Paese asiatico e il nostro.

Eppure, grande assente dal dibattito di queste ore è stato il tema dei diritti umani, che in Cina valgono poco o niente. Una cortina di silenzio è calata attorno ai crimini contro l’umanità che nel Paese estremo orientale continuano ad essere commessi quotidianamente.

Nessuno – nemmeno il Capo dello Stato nel suo discorso – ha ricordato come in Cina siano tuttora calpestati i più elementari diritti. Sì, perchè in queste ore si è parlato quasi esclusivamente degli effetti economici (e in parte di quelli politici e geopolitici) del mega-accordo italo-cinese, ma il tema dei diritti umani è stato accuratamente messo all’angolo. Come se non fosse di alcun interesse. Anche il generico auspicio di Sergio Mattarella a un “dialogo Ue-Cina sui diritti umani” è parso più che altro un inciso privo di contenuti concreti in un contesto di generale ossequio e genuflessione dinanzi alla potenza cinese.

La forza degli investimenti economici sventolati, purtroppo, muove interessi mastodontici ed è per questo che questa visita italiana e siciliana è diventata l’occasione – l’ennesima ma la più clamorosa – per mettere la testa sotto la sabbia. E infatti, non conviene a nessuno sollevare ad esempio la questione della violazione sistematica dei diritti umani in Tibet, in cui viene progressivamente cancellata in modo scientifico la conoscenza della lingua e della cultura di questo popolo, o quella relativa alla pena di morte, che in Cina è ancora ben presente. O ancora, l’intollerabile silenzio sui cosiddetti “campi di rieducazione e formazione” nella regione dello Xinjiang, in cui vive la principale minoranza di religione islamica, quella degli uiguri. Regione, che ha visto la deportazione e l’indottrinamento a forza di molti appartenenti a questa popolazione.

Per non parlare delle centinaia di rastrellamenti di attivisti e liberi pensatori, arrestati e fatti sparire nel nulla. Fra questi, come dimenticare la morte in cella di Liu Xiaobo, già Premio Nobel per la Pace? E come tacere sulla totale censura dei social network o sul nuovo sistema di riconoscimento facciale di massa, che sta per essere introdotto nelle città cinesi per “schedare” tutti?

In termini di diritti sul posto di lavoro, poi, le cose non vanno meglio, perchè se è vero che la forza-lavoro cinese è un esercito che fa paura, è altrettanto vero che ciò avviene in barba a ogni regola e rispetto. Bene ha fatto, a questo proposito, il segretario della Cgil Stefano Landini a ricordare come in Cina siano sistematicamente calpestati anche i diritti dei lavoratori: “Sarebbe necessario rivendicare che anche in Cina vengano rispettati diritti e forme di lavoro. Il problema – ha detto Landini – non è con chi investo ma chi c’è al centro di questo rapporti, se la persona o il mercato”. 

Ecco, in questa visita in cui tutti hanno posto l’accento sul mercato, forse sarebbe stato opportuno guardare anche alla persona umana, che fin troppo spesso in Cina è stata mortificata e violata da un governo comunista che non gli ha mai attribuito alcuna importanza. Il popolo cinese è ricco di storia, cultura e tradizioni, ma non si possono nascondere le nefandezze perpetrate dalla Repubblica popolare cinese. Noi non ci voltiamo dall’altro lato, perchè se scambi commerciali debbono esserci, vogliamo ricordare a tutti e al mondo intero, che prima viene l’essere umano e poi l’economia. 

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