“La ricerca dei sapori perduti” è il titolo del Primo Festival che si terrà a Canicattì, dal 31 maggio all’1 giugno, presso le sale e il cortile del centro culturale San Domenico. L’iniziativa, ideata da Antonio Cani con la collaborazione di Dora Argento e il sostegno dell’amministrazione comunale di Canicattì, gode della fattiva collaborazione di CNA Sicilia, CNA Agrigento, Centro Studi Toniolo, Slow Food Sicily, Fai, Consorzio Pistacchio di Raffadali, Consorzio Igp Uva da Tavola e scuole.
Il filo conduttore della due giorni è “raccontare e promuovere il territorio attraverso il cibo”, una pietanza tipica della tradizione agrigentina e siciliana. Un format innovativo che propone anche momenti di elevato profilo artistico e culturale con interventi e performance di primo piano. E si inquadra proprio in questa ottica il concorso “Percorsi Corti” che prevede la presentazione di un cortometraggio, della durata massima di 5 minuti. Riflettori puntati su una ricetta culinaria o un prodotto enogastronomico caratteristico del luogo di provenienza. Il video selezionato verrà premiato e proiettano nel secondo giorno dell’evento. La valutazione del lavoro prodotto sarà affidata ad una qualificata giuria che, guidata dalla scrittrice Simonetta Agnello Hornby, è composta da: Gaetano Savatteri, Nello La Marca, Ezio Ferreri, Pino Cuttaia, Michelangelo Latino, Vincenzo Fontana, Massimo Brucato, Ignazio Vassallo, Giuseppe Lo Pilato, Mimmo Licata e Antonio Cani. Il corto va caricato su una piattaforma di sharing (Wetransfert, DropBox, Google Drive in alternativa Youtube o Vimeo) e inoltrato, tramite link, alla mail percorsicorti@libero.it entro e non oltre il 25 maggio. Per info contattare il 368 945677.
Pillole su Canicattì
L’origine di Canicattì, antichissima e leggendaria, risale al V secolo a.c. essendo di tale epoca i vasi di argilla, monete, tracce di acquedotti, iscrizioni e altre suppellettili, ritrovati nelle contrade di Vito Soldano, Casalotti e risultando, inoltre, su un antico itinerario romano la voce Carconiana, piccolo luogo, dove avveniva il rifornimento per gli uomini e i cavalli che vi facevano sosta, sul punto preciso ove sorge Canicattì. Le prime notizie risalgono al XII secolo: il geografo Edrisi cita il casale di Al-Qattà, testimoniando l’esistenza di un fortilizio già all’epoca dell’occupazione araba. La tradizione ritiene che il borgo medievale fosse arroccato intorno al castello. Non si deve, tuttavia, escludere la possibilità di un altro nucleo nella zona Borgalino, dove si trovano sporadiche tracce di insediamenti riconducibili a una cultura in cui persistono elementi arabi e dove era possibile l’estrazione della pietra da taglio, giustificando il toponimo Al-Qattà, che in arabo indica “il tagliatore di pietre”. Qui, inoltre, sul luogo ove si trova la chiesa Santo Spirito, si ritiene dovesse esserci una chiesetta di età normanna.
Diversi i nomi attribuiti alla città: Hadagattin, Ayn Al Quattà, Hadag-gattin, ma l’origine del nome Canicattì deriverebbe, invece, da un toponimo, anch’esso di origine araba, Handaq-attin, letteralmente “fossato di fango” e di argilla, indicando così il torrente fangoso, oggi coperto, che attraversa la città costeggiando la collina del castello. Tale origine troverebbe conferma in antichi documenti in cui la città è indicata con Handicattini (secolo XV) e, in seguito, Candicattini (secolo XVI), fino a giungere al nome attuale.
Canicatti, una città da scoprire e “La ricerca dei sapori perduti”, un Festival tutto da vivere.