“Ripristinare il voto di preferenza equivale a riavvicinare i cittadini alla politica, ridurre la distanza con gli eletti che è diventata sempre più ampia, sterilizzare lo strapotere delle segreterie e dei partiti. Oggi molti cittadini non votano perché non hanno più alcuna possibilità di incidere sulla rappresentanza e sul destino del proprio territorio. Alle Politiche del 2023 le conseguenze della riforma Costituzionale e del referendum che ha confermato il taglio dei parlamentari saranno ancora più evidenti”.
Il professore Giovanni Moschella, prorettore vicario dell’Università di Messina è uno dei 12 costituzionalisti che nei giorni scorsi ha messo a disposizione dei parlamentari nel corso di una conferenza stampa alla Camera una proposta di legge per il ritorno del voto di preferenza e l’eliminazione delle candidature multiple (attualmente sono consentite fino a 5 candidature in più collegi).
12 COSTITUZIONALISTI
Il gruppo dei “12” è formato da costituzionalisti di tutte le regioni d’Italia e la Sicilia è rappresentata dal professor Moschella e da Alessandro Morelli, entrambi ordinari di Istituzioni di diritto pubblico del dipartimento di scienze politiche e giuridiche dell’Università di Messina.
“Avremmo potuto firmare un appello su pagine nazionali di stampa, ma abbiamo preferito dare un contributo più concreto- spiega Moschella– Così abbiamo messo a disposizione del Parlamento una proposta di legge che non incide sulla formula elettorale, quindi può essere applicato sia in caso di proporzionale che di maggioritario. Occorre restituire al cittadino potere di scelta che oggi non ha. In autunno avevamo anche pensato ad una proposta referendaria ma i tempi sarebbero stati troppo lunghi, invece vogliamo aprire un dibattito in tutto il Paese che possa consentire, con poche modifiche, di esprimersi con il voto di preferenza alle elezioni del 2023 indipendentemente dalla riforma del sistema elettorale”.
IN PRINCIPIO FU IL PORCELLUM
Dal Porcellum in poi, nonostante le sentenze della Corte Costituzionale, il sistema dei partiti ha sempre più vincolato e ristretto la libera scelta degli elettori sul nome del candidato. La selezione di chi andrà in lista e soprattutto l’ordine è del tutto scollegata dalle volontà degli elettori del territorio.
La possibilità di essere capolista fino a 5 circoscrizioni di fatto ha amplificato le scelte piombate dall’alto col risultato che i cittadini si son visti eleggere nel proprio territorio parlamentari provenienti dall’altro capo del Paese e che non hanno più visto nel corso dei successivi 5 anni.
IL MIX DEL 2023
Oggi il mix tra taglio dei parlamentari determinato dalla riforma e il conseguente ampliamento delle circoscrizioni elettorali diventa esplosivo. Non solo alcuni partiti o minoranze resteranno fuori ma interi territori resteranno senza rappresentanza.
IL VOTO DI PREFERENZA
“ L’idea è quella di reintrodurre il voto di preferenza dopo che nel ’91 il referendum ha abrogato le preferenze multiple- spiega il prorettore- Abbiamo previsto il ritorno ad una sola preferenza nel collegio plurinominale in modo che l’elettore possa indicare il nome del candidato che preferisce. Del resto ricordiamo che il voto di preferenza è previsto per le elezioni al Comune, alla Regione, in Europa ed esisteva anche per le Politiche”.
Nel 2018, per non andare troppo lontano, si è fatto “uso e abuso” del doppio sistema dei listini bloccati e delle candidature multiple non soltanto in più circoscrizioni ma anche nella doppia versione di candidato all’uninominale e al maggioritario.
NEL 2018….
Per fare esempi concreti, la capolista Pd a Messina nel plurinominale era Maria Elena Boschi che però era candidata anche all’uninominale di Bolzano (in totale era in lizza in 6 collegi, 5 dei quali plurinominali). La Boschi venne eletta all’uninominale e solo grazie a questo fatto Messina ha il suo naturale rappresentante del territorio, che è Pietro Navarra, secondo nel listino. Sempre a Messina venne eletto per Liberi e Uguali Guglielmo Epifani. Da giugno dello scorso anno, dopo la morte di Epifani, è subentrata la seconda in lista, la messinese Maria Flavia Timbro. E per restare tra siciliani, Forza Italia a Messina schierò capolista Stefania Prestigiacomo e solo grazie al fatto che è stata eletta all’uninominale a Siracusa, è subentrato il secondo in lista, Nino Germanà. Insomma Messina è rappresentata in Parlamento grazie ad una serie di fatti scollegati alla reale volontà diretta di chi si è espresso nell’urna.
UN CONTRATTO PER ADESIONE
“E’ come aver costretto gli elettori a firmare un contratto per adesione, con clausole che deve automaticamente accettare- continua il costituzionalista- Altrove non è così, e là dove ci sono liste bloccate la selezione dei candidati avviene sempre su base territoriale e per decisione degli elettori. Penso alla Germania, o agli Stati Uniti. La nostra proposta va anche nella direzione auspicata dal presidente Mattarella per una centralità del Parlamento. Dirò di più, quanto avvenuto con la sua elezione dimostra la forte esigenza di ridurre il potere delle segreterie. Nelle prime votazioni ad esprimere i voti per Mattarella sono stati parlamentari che non hanno seguito le indicazioni ufficiali dei partiti e lo hanno fatto in modo netto, per dare un segnale di non esecuzione pedissequa”.
La tabella di marcia dei 12 Costituzionalisti prevede la presentazione della proposta di legge sia ai capigruppo di Camera e Senato che ai partiti ma soprattutto un ampio dibattito fuori dai Palazzi, là dove l’esigenza di riavvicinare i cittadini alla politica è fortissima. Ridare voce agli elettori.
LA PROPOSTA
Si legge nella relazione che illustra la proposta: “Sul versante della rappresentatività delle Camere, la riduzione da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi, innalzerà la soglia implicita del consenso necessario per essere eletti e comporterà un affievolimento della capacità dei singoli elettori di influire sull’esito dell’elezione stessa. Risulterà più difficoltoso l’ingresso in Parlamento non solo delle formazioni politiche minori, ma anche delle minoranze territoriali (intere zone geografiche non esprimeranno più alcun eletto) e di talune categorie (si pensi al delicato tema della “rappresentanza di genere”).
Del resto la perpetuazione delle liste bloccate nella parte proporzionale costituisce una delle maggiori criticità dell’attuale sistema di elezione di Camera e Senato. Le scelte sono esclusivamente in mano ai leader dei partiti politici che fissano anche l’ordine di elezione dei candidati, in assenza di precise regole di reclutamento (mancano, infatti, le leggi sui partiti politici e, eventualmente, quella sulle elezioni primarie).
IL POTERE DEI PARTITI
Spiegano ancora i costituzionalisti “ Con l’attuale sistema i segretari di partito sono titolari di un potere enorme: quello di determinare l’elezione di un candidato piuttosto che di un altro, indipendentemente dalla volontà degli elettori e, quindi, coartando il fondamentale principio della sovranità popolare sancito dall’art. 1 della nostra Costituzione. Ciò comporta, tra le altre cose, che le candidature siano proposte su base elitaria, potendo essere condizionate da logiche di potere o da ragioni meramente economiche.”
ALTROVE NEL MONDO
Se guardiamo altrove nel mondo la blindatura del voto di lista nelle elezioni politiche nazionali risulta ormai l’eccezione rispetto alla regola del “voto alla persona”, variamente declinato come “voto esclusivo” (Regno Unito, Stati Uniti, Francia), voto “singolo” e “plurimo” preferenziale categorico, a seconda dei casi, puro (Norvegia e Finlandia), misto (Germania e, variamente, Belgio, Svezia, Slovacchia), aperto (Lussemburgo, Svizzera), “plurimo preferenziale graduabile trasferibile” (Irlanda, Australia).
LA CORTE COSTITUZIONALE
Infine occorre ricordare che la Corte costituzionale ha affermato (più volte) che la libertà di voto risulta compromessa dalle “liste bloccate”, (sentenza n. 1 del 2014).
Alle criticità delle liste bloccate si aggiungono quelle sulla multicandidabilità la cui portata risulta amplificata dalla riduzione del numero dei parlamentari, essendo rimasta invariata la previsione del “tetto massimo” pari a cinque contestuali candidature.
Un tale meccanismo presenta una spiccata attitudine ad alterare il principio “one man, one vote” e tende ad allentare, sino al punto di spezzarlo, il legame di responsabilità politica tra rappresentato e rappresentante. Per non parlare poi dell’impossibilità per il corpo elettorale di poter non rieleggere chi non si è rivelato all’altezza del ruolo affidatogli.
In “pillole” la proposta prevede
1-l’espressione di un voto di preferenza nel collegio plurinominale
2-divieto di candidature multiple
3-divieto di contestuale candidatura al collegio uninominale e plurinominale
4-esclusione dell’automatismo per il quale il voto di chi non ha espresso la preferenza vada automaticamente al capolista della lista votata quando l’elettore non abbia espresso il suo voto di preferenza per uno dei candidati.
IL GRUPPO DEI 12
Gli altri costituzionalisti che hanno lavorato al progetto sono: Adriana Apostoli (Università di Brescia), Gaetano Azzariti (Università La Sapienza di Roma), Claudio De Fiores (Università della Campania), Michele Della Morte (Università del Molise), Bruno De Maria (Università Federico II di Napoli), Valeria Marcenò (Università di Torino), Marco Ruotolo (Università Roma Tre), Fiammetta Salmoni (Università Guglielmo Marconi di Roma), Giovanni Tarli Barbieri (Università di Firenze), Lara Trucco (Università di Genova).