“Alla vigilia delle votazioni per l’elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento Europeo del prossimo 26 maggio, vogliamo esprimere la nostra posizione rispetto all’istituzione per la quale si va a votare e per le norme che regolano la partecipazione al voto”: inizia così un comunicato stampa di Siciliani Liberi.
“Il Parlamento, a nostro avviso, è per sua natura l’istituzione che meglio rappresenta la partecipazione dei cittadini alla vita democratica del territorio che lo esprime, che sia una regione, una nazione o, come nel caso dell’Europa, un territorio composto da più nazioni che si attendano da quell’assise un servizio efficace. Prerogativa del Parlamento è, per sua natura, l’esercizio del potere legislativo nonché del controllo su chi detiene il potere esecutivo, in un sistema di contrappesi che garantisce un sano equilibrio istituzionale che eviti la prevaricazione di un potere sull’altro”.
“Ma il Parlamento Europeo non ha nessuna delle caratteristiche naturali dei parlamenti: non ha alcun potere legislativo e non esercita nessun controllo su chi realmente esercita il potere esecutivo, ovvero la Commissione Europea, e il potere legislativo, ovvero il Consiglio dell’Unione Europea, che non sono neanche espressione dello stesso parlamento ma solo dei governi nazionali”.
“Questo modello istituzionale non è certamente ispirato ad una Europa dei popoli, ma è piuttosto funzionale all’Europa delle lobbies economiche e finanziarie, ed ha consentito l’attuazione di politiche che hanno prodotto una fortissima divaricazione delle condizioni economiche e sociali tra gli Stati membri e all’interno di essi tra strati di popolazione sempre più impoveriti ed oligarchie sempre più ricche”.
“Ciononostante siamo convinti che la presenza degli indipendentisti al Parlamento Europeo avrebbe potuto dar voce alle esigenze di quei popoli europei che oggi vivono una condizione di sofferenza anche per il mancato riconoscimento del diritto alla propria autodeterminazione”.
“Per questa ragione avremmo voluto prendere parte alla competizione elettorale, ma ci siamo trovati di fronte ad una legge elettorale che, coerentemente con l’impostazione sostanzialmente antidemocratica del modello istituzionale, non consente la partecipazione a quelle formazioni politiche che sono espressione di un territorio regionale”.
“Due i principali ostacoli: il primo sbarramento è costituito dall’obbligo di raccogliere ben 30.000 firme per potere presentare una lista di candidati. Un numero enorme, 10 volte maggiore di quello necessario per presentare una lista alle elezioni regionali. Ma, seppure si fosse riusciti a raccogliere così tante firme, o ad aggirare il problema, ci saremmo trovati di fronte al secondo ostacolo, ovvero lo sbarramento al 4% dei voti ottenuti su tutto il territorio dello Stato di appartenenza, per aspirare ad avere dei rappresentanti eletti”.
“In altre parole una formazione che si fosse presentata solo nella circoscrizione delle Isole (Sicilia e Sardegna) avrebbe dovuto raccogliere circa il 40% dei consensi per potere eleggere un parlamentare europeo. Un traguardo proibitivo anche per le formazioni politiche maggiori”.
“In queste condizioni riteniamo di dover lasciare agli iscritti ed ai nostri simpatizzanti libertà di voto, per quanto sia auspicabile esprimere il dissenso con l’astensione di massa o l’annullamento della scheda elettorale, non essendoci alcuna forza che rispecchi almeno in parte le nostre aspettative”.