Buongiorno, Liberi Nobili, oggi con la mia penna magica proverò a racchiudere nell’articolo tutto il mio potere curativo, con l’augurio che le mie parole vi facciano stare bene. Fra le perle di saggezza che mi guidano nel mio difficile compito clinico e comunicativo c’è il fatto che il linguaggio interiore, consapevole e non, promuove il benessere nostro e di chi ci circonda. Nello scorso articolo, ho sostenuto che per accrescere l’autostima occorre essere spietati ma giusti, nei confronti di se stessi e degli altri.
Non si può spremere la vita e farne uscire qualcosa di buono senza penare. Non esiste alcuna vittoria senza lottatori, lotta e arena (Freud). Ogni esperienza che accade non è casuale ma ha un intento evolutivo e dod per ciascuno di noi. Il male non viene per nuocere ma per curare (Jung). Chi è mio lettore o paziente ha già sentito dirmi miliardi di volte queste parole. Una delle regole che tento di impartire nella mia stanzetta d’analisi è di non utilizzare verbi come “vedremo, speriamo” e avverbi come “forse, magari, se” perché tutto è fattibile quando la paralisi non è cerebrale. Se non cambiate prospettiva dentro voi e cominciate a pensare positivo è difficile che possiate risolvere una situazione complessa. I verbi corretti e curativi sono “farò, dirò, oserò, succederà, etc.”. Se nel vostro vocabolario interiore ci sono troppi “se” e “ma” vi complicherete la vita perché si usano queste parole quando ciò che desiderate non è adeguato alle vostre risorse.
È come una macchina: i dubbi e le perplessità sono necessari per trovare le migliori soluzioni (anche cambiare strada potrebbe essere la giusta via) e non per annichilirci o per bloccarci. Azione=reazioni e movimento=cambiamento. Non ci si può aspettare certo di raggiungere risultati in men che non si dica. Occorre avere pazienza, non farsi abbattere dalle difficoltà e dalle persone. Allontanate coloro che vi tarpano le ali, che vi fanno demordere, che vi convincono che non valete nulla. Essere positivi è importante quanto essere cognitivamente attivi e logico-razionali e non vi è dubbio alcuno che la persona che deve credere in voi più di tutti, quella che deve dirvi se fare o meno una determinata cosa, siete voi stessi!
Provate a fingere di inviarmi una lettera descrivendo voi stessi o inviatemela realmente ma non su messenger che non uso (ci sono tremila messaggi non letti!!!), senza acritico eccesso di benevolenza e basando il vostro giudizio su un’appropriata autopercezione. Dovreste individuare sia i vostri punti di forza sia quelli di debolezza, ricordando un’altra mia perla di saggezza che è: non importa essere perfetti ma avere quei pregi che servono per fare apparire come tali anche i difetti. Mettete in risalto gli elementi cognitivi, affettivi e valutativi. Definite, cioè, l’aspetto fisico, le abilità e competenze in vari ambiti e nelle relazioni; elencate i sentimenti positivi o negativi nei confronti di voi stessi e sottolineate quei pattern cognitivi, affettivi e fisici “ideali” che pensate di non avere ma che vorreste avere.
L’autostima riflette la qualità delle relazioni umane vissute negli anni formativi dell’infanzia e dell’adolescenza. Viene nutrita dagli apprezzamenti, dalle conferme e dalla considerazione che gli altri hanno di noi ma anche da ciò che sentiamo di noi stessi. Se pensiamo di valere e siamo sicuri e sereni nel nostro modo di approcciarci agli altri, saremo stimati e trattati con rispetto.
L’opinione che abbiamo e i sentimenti che proviamo per noi stessi influenzano molto la nostra vita. Il modo in cui ci comportiamo nei vari ruoli che rivestiamo e nelle diverse aree di funzionamento individuale determina le nostre risposte e quelle che riceviamo dall’ambiente esterno (E. Giusti 1994).
Sottovalutiamo, spesso, quello che ci suggerisce l’istinto ed è affinandolo e facendoci guidare da lui che possiamo risolvere la più difficile delle situazioni. Quando un paziente mi chiede cosa deve fare secondo me io gli dico la mia opinione, se mi sembra corretto dargli un input di riflessione, ma sottolineo sempre che quello che deve seguire è il suo istinto, non il mio, perché le mie ragioni evolutive e dod sono diverse dalle sue. Nulla è casuale, concentratevi su quello che sentite, su cosa vorreste fare, su cosa è possibile fare e non fatevi arrestare da nessuno. Quando una persona non vi piace, non vi ispira fiducia, anche se è la migliore amica di una persona che stimate non significa che siete in errore ma che, possibilmente, è a voi che quella persona creerà problemi. Potremmo evitare tante tragedie, se solo ascoltassimo il nostro “istinto”, la nostra voce interiore.
Chi lo soffoca vive male. Chi lo libera, lo sente sempre di più e lo affina, lo potenzia. Pensate a cosa riescono a fare gli animali seguendo l’istinto: le api sentono i fiori a chilometri di distanza o gli animali scappano dalla foresta quando sta per accadere un terremoto. Le convinzioni, la morale, l’abitudine (cattiva) di affidarsi troppo alla mamma, al papà e al protettore di turno possono interferire sulla propria evoluzione.
Voi siete magici, basta che pensiate a voi stessi e ricordate il vostro posto dov’è, lanciate in aria il mondo e riprendetelo al volo, trasformate un pomeriggio in un capolavoro e fate stare bene chi vi circonda (Jovannotti).