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I lupi si travestono da nonne innocue

martedì 18 Giugno 2019
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I pedofili non guardano i bambini come li guardiamo tutti. Un pedofilo può pensare che una bambina di sei anni lo osserva perché è attratta sessualmente da lui.

Una pedofila può accompagnare i figli a scuola e avere desideri sessuali guardando i loro coetanei. Vi ricordate quando da bambini giocavamo agli indiani emettendo un urlo acuto, prolungato e spezzato dal continuo battere il palmo della mano contro la bocca? Un genitore pedofilo (uomo o donna) può eccitarsi vedendo i bambini agitare le bocche così. Fa impressione, lo so, ma non è l’unica emozione che sentirete nel leggere l’argomento che ho deciso di trattare oggi, grazie alla richiesta di un lettore megagalattico che mi ha nominata comandante suprema della nostra galassia.

Il termine pedofilia (dal greco pais, fanciullo, e philìa, amore) un tempo si pensava fosse una predisposizione naturale dell’adulto verso il fanciullo. Attenzioni, dunque, che, in apparenza, sembrano dettate da amore e dedizione, possono, in realtà, mascherare un’inquietante e distruttiva perversione. La nostra società appare completamente in contrapposizione con quella dell’antica Grecia, caratterizzata da scorribande amorose con bambini pare felicemente consenzienti. La pederastia era considerata una relazione didattica ed educativa ed era distinta dalla pedofilia (rivolta ai bambini sotto i 12 anni e condannata).

Le parole di Freud legate alla capacità di stabilire relazioni oggettuali possono essere sottoscritte ancora oggi ed esprimono una critica a pratiche in cui sono evidenti l’asimmetria di potere e la totale assenza di considerazione del mondo emotivo del ragazzo nobilitato e valorizzato non per le proprie qualità, ma dalla pulsione sessuale dell’adulto. Nel Disagio della civiltà Freud descrive la naturalità della condizione umana come un coacervo di violenza e aggressività mai completamente imbrigliate dal Super-Io. Istinti aggressivi e passioni primitive che portano allo stupro, all’incesto, all’omicidio costituiscono un inconscio per sua natura immorale e sono tenute a freno in maniera imperfetta dalle istituzioni sociali e dal senso di colpa. L’uomo va educato, anche per questa ragione.

L’infelicità umana deriva dal fatto che, a causa della civiltà, l’individuo è costretto ad aderire a un sistema che entra in conflitto con quello primitivo. Le nevrosi e le perversioni sarebbero figlie dell’eterno conflitto natura-cultura, della socialmente necessaria censura delle pulsioni sessuali primitive (Felicity de Zulueta).

Prototipo delle fiabe a sfondo pedofilo sessuale è considerato Cappuccetto Rosso di Perrault. La morale che ne trapela è chiara: “I bambini non devono dare ascolto ai lupi, anche se camuffati e dall’aria familiare, compiacenti e dolci. In tutte le versioni, in ogni caso, l’esperienza sessuale prematura è presentata come un inghiottimento dell’infanzia con connotazioni fortemente distruttive. Il messaggio che si legge fra le riga è: “Non allontanarti mai senza il permesso dei tuoi genitori, non accettare le caramelle da parte di un estraneo, non dare confidenza ad alcuno che non sia da loro autorizzato, contravvenendo alle loro raccomandazioni”.

La soluzione è l’interiorizzazione dei valori dei genitori, come l’obbedienza alle regole e il ruolo protettivo esclusivo delle figure di accudimento. Il lupo si presenta prima sotto il suo aspetto reale, poi sotto le spoglie della nonna. Le domande della bambina che vede nella nonna caratteristiche molto diverse da quelle a lei note in precedenza (Nonna, che bocca grande che hai?), esprimono bene l’attrazione, ma anche la confusione percettiva e mentale del minore in contatto con una figura che si propone come rassicurante e familiare, ma in realtà è minacciosa e, soprattutto, subdola. I pedofili sono fra noi. Nascondono i loro pensieri, le loro eccitazioni perverse nei confronti dei nostri bambini o dei loro, quando, purtroppo, non cedono agli impulsi o le vivono, sperando che i bambini non rivelino mai il loro dispiacere, la loro deflorazione.

Poi, però, diventano adulti traumatizzati e anche loro con tendenze pedofile. Chi è stato abusato, purtroppo, ha queste tendenze. Perché? Siamo esseri violenti o la violenza dipende dalle nostre prime relazioni? È come dire: è la gallina che fa l’uovo o l’uovo che fa la gallina? La genetica è determinante ma la violenza dipende dalla qualità delle prime relazioni oggettuali che il bambino costruisce con i caregivers. I bambini con attaccamento sicuro sviluppano un’immagine di sé coerente e stabile, e ciò garantisce un controllo della relazione favorendo la mentalizzazione (Mary Ainsworth). L’incapacità di mentalizzare esporrebbe la persona a sviluppare relazioni disfunzionali e insoddisfacenti.

Per queste persone è molto importante sviluppare relazioni normali che favoriscano la crescita della fiducia verso gli altri restituendo un’immagine di Sé come persona degna di amore (M. Strano, G. Errico, P. Germani, R. Buzzi, V. Gotti). Il lato oscuro è sempre in agguato per tutti. Occorre seguire un percorso educativo serio e imparare a mettere in atto delle strategie compensative.

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