Dalla fine del 2017 a quella del 2018, il numero delle filiali di banche italiane sparse su tutto il territorio nazionale è diminuito del 7%: le sedi sono passate da quota 27.374 a quota 25.454.
“Sono dati sconfortanti – dichiara il segretario Regionale dell’Ugl Sicilia, Giuseppe Messina – stiamo assistendo ad un progressivo abbandono dei territori, dei piccoli centri urbani, una desertificazione perpetrata costantemente malgrado le dichiarazioni da parte di alcuni gruppi bancari di radicamento nel territorio siciliano in evidente contrasto con le reali intenzioni, abbattere i costi, la digitalizzazione dei servizi deve rappresentare un valore aggiunto e non una penalizzazione ”.
“Anche nel settore bancario assistiamo ad una globalizzazione selvaggia generata da continui piani industriali spesso fallimentari, sostituiti in corso d’opera, in taluni casi anche prima della loro naturale scadenza in quanto fallimentari, gli stessi se possono andare bene per il Nord non possono andare bene per il Sud del nostro Paese, e della Sicilia in particolare, per fattori culturali e di sistema economico radicalmente diversi e collegati alle esigenze della piccola e media impresa, dei commerciati in particolare, in un contesto sociale ben diverso costituito anche da tanti risparmiatori, rispetto a quello prettamente industriale del Settentrione”.
“Il calo della popolazione bancaria da 310mila nel 2015 ad oggi al di sotto della soglia dei 300mila, l’introduzione di macchinari intelligenti come gli sportelli automatici (ATM) in sostituzione dei cassieri ma che necessitano comunque del fattore umano per farli funzionare, la firma di alcuni accordi di secondo livello con importanti gruppi bancari in deroga al contratto nazionale, o certe sperimentazioni operative in aperta violazione dei ruoli e delle mansioni previste e normate dal CCNL a tutela dei lavoratori, – conclude Messina – sono tutti elementi che costituiscono una seria minaccia ed un tentativo gravissimo da parte dei banchieri di introdurre il contratto ibrido, pericolosa minaccia in vista del rinnovo del contratto nazionale di categoria già scaduto a dicembre 2018, il quale a nostro avviso dovrà mantenere assolutamente la sua originaria natura”.