Abbiamo rivolto alcune domande a Franco De Domenico, parlamentare regionale del Partito Democratico. E’ stata sollevata tempo fa una questione relativa a una sua presunta incompatibillità come deputato regionale. Una vicenda ancora tutta da capire. Franco De Domenico del Pd resta parlamentare regionale, ma la querelle sull’ineleggibilità dei direttori generali d’Ateneo originata da divergenze tra la legge regionale e la Costituzione è stata rimessa alla Corte Costituzionale che dovrà decidere sull’incostituzionalità della norma siciliana. A più di un anno dalle elezioni, il Tribunale ha deciso, rigettando i ricorsi. De Domenico resta deputato perché eleggibile, ma nel contempo viene sollevata la questione di legittimità costituzionale della norma e la causa finisce a Roma.
Lei è un deputato del Partito Democratico, cosa pensa dello stato di salute del suo partito?
“Credo sia il momento di fare chiarezza sulla linea politica da seguire, sia a livello nazionale che regionale, per consentire al Partito Democratico di essere da un lato l’unica vera alternativa rispetto alla deriva qualunquista di Lega e 5 stelle che hanno spinto il Paese in recessione e dall’altro una forza di opposizione al governo regionale capace di proporre un proprio progetto politico per il territorio, evitando sterili polemiche e contrapposizioni interne che allontanano gli elettori”.
Onorevole De Domenico, lei ha una vertenza: sembra quasi una lotta tutta interna al Pd. Prima della sua elezione come deputato regionale nel 2017, era direttore generale dell’Università di Messina. Il sindaco di Brolo, Giuseppe Laccoto,primo dei non eletti della sua lista, ha presentato ricorso. La Corte Costituzionale sembrerebbe aver dato ragione al sindaco. Ci può spiegare meglio? Il suo partito che posizione ha preso in merito alla vicenda?
“Chi afferma che la Corte Costituzionale abbia dato regione al Sindaco Laccoto dice il falso. Infatti, la Consulta ha pronunciato una ordinanza di inammissibilità, rispetto alla questione di costituzionalità sollevata dal Tribunale di Palermo. L’ordinanza è motivata dalla necessità, secondo la Corte, di una integrazione istruttoria, alla luce di ulteriori provvedimenti di legge che regolano la materia elettorale. È evidente, perciò, che, allo stato, non siamo in presenza di alcuna anticipazione di verdetti né di indicazioni vincolanti per il giudice. Sinceramente, a me sembra un tentativo maldestro di provare a condizionare le autonome determinazioni del collegio giudicante. Per quanto attiene alla posizione assunta dal Partito Democratico sulla vicenda, i vertici regionali non si sono espressi in alcun modo”.
Molti sindaci lamentano difficoltà nel conferire la raccolta differenziata dei propri comuni. Ci può spiegare la situazione e se la riforma sui rifiuti di prossima discussione in Aula potrà risolvere il problema?
“Debbo dire che ho ricevuto tantissime segnalazioni di sindaci del messinese in forti difficoltà nel conferimento della frazione umida dei rifiuti, per la sospensione del servizio di conferimento in alcuni impianti. I sindaci, in assenza di indicazioni chiare da parte dell’Assessorato competente, assistono indifesi ad una inevitabile penalizzazione dei propri comuni per il probabile mancato raggiungimento degli obbiettivi di differenziazione nella raccolta rispetto a quelle amministrazioni comunali dove il servizio di conferimento non è stato sospeso dai concessionari. Tutto ciò è condito dal rischio di rispondere davanti ai giudici contabili e penali. Per quanto riguarda il DDL di riforma del settore dei rifiuti, che la maggioranza ha portato in aula senza ampia condivisione, a mio avviso, ci sono parecchie zone d’ombra. Innanzitutto non è chiaro come si intenda potenziare l’impiantistica. La scelta di eliminare le SRR, in favore delle AdA, poi, mi sembra che finisca per scaricare sui comuni e dunque sui Sindaci tante responsabilità. A completare il quadro non certo edificante, assistiamo ad una serie di atti d’interpello da parte del Dipartimento Acqua e Rifiuti che vanno sistematicamente deserti, a testimonianza del clima pesante che si continua a respirare e delle difficoltà nell’affrontare un problema diventato drammatico per la nostra Regione Io credo che il Governo debba assumersi le proprie responsabilità e dare risposte adeguate alle legittime richieste dei sindaci”.
Dopo il parere obbligatorio previsto dalla legge della commissione Salute all’Ars, di cui lei fa parte per il parere, è stata varata la nuova rete ospedaliera voluta dall’assessore Ruggero Razza. Quali sono gli effetti nella sua provincia? Saranno risolti i problemi degli ospedali delle zone disagiate come quelli di Mistretta e Lipari?
“Come ho avuto modo di dire più volte in campagna elettorale, la precedente rete ospedaliera ha penalizzato oltremodo la Provincia di Messina, sia in termini di omogeneità di servizi che di contrazione di strutture. In sede di revisione della rete mi sono battuto, devo dire unitamente ai colleghi messinesi componenti della Commissione Salute, per cercare di riequilibrare la situazione precedente. Il nostro lavoro ha prodotto significativi risultati, pur se permangono evidenti criticità che rendono la situazione dei presidi ospedalieri delle zone periferiche della provincia insoddisfacente. Mi sono battuto per tutti i presidi della provincia, evidenziando che le riduzioni di servizi offerti, giustificate da ragioni aziendalistiche, non sempre possono essere condivise. Infatti, il diritto costituzionale alla salute non può essere compresso in ragione del luogo di residenza. Lo stesso decreto Balduzzi, peraltro, viene espressamente incontro alle esigenze dalle sedi disagiate come, per esempio quelle degli ospedali di Mistretta e Lipari. Quest’ultimo presidio, poi, è meritevole di maggiore attenzione con riguardo alla stagione estiva poiché accoglie un bacino di utenza decuplicato per effetto della massiccia presenza turistica, senza che a ciò corrisponda un proporzionale adeguamento dell’organico”.