Si scrive “Zeester” e si traduce, dall’olandese, stella marina. È questo il nome della mostra personale di Lupo Borgonovo, artista milanese, che esporrà, in collaborazione con Ypsigrock Festival, al Museo Civico di Castelbuono.
Non c’è nessun riferimento preciso tra titolo e opere esposte, la scelta semmai deriva dal valore fonosimbolico della parola: il suono che produce ma anche la forma delle lettere, cosi come accade nella poesia visiva o nelle sperimentazioni delle Avanguardie artistiche di inizio Novecento.
Anche il rimando alla stella marina ricorda il famoso film del surrealista Man Ray, Étoile de mer (1928), un’ode alla bellezza ideale, geometrica, sovrapposta al corpo di una donna.
La geometria è un elemento ricorrente nei lavori di Lupo Borgonovo e ritorna continuamente nelle opere della serie Alix, esposte all’interno del Castello dei Ventimiglia.
Alix è composta da disegni che raffigurano dei “mantelli” dipinti su carta di riso ed ispirati agli antichi “pianeti” o “casule”, preziosi paramenti liturgici conservati nella collezione di Arte Sacra del Museo Civico di Castelbuono.
L’artista ha ripreso la forma dell’antica veste sacra, con un’apertura tonda per la testa del sacerdote, e l’ha dipinta con motivi floreali che richiamano gli arabeschi intrecciati nel XVII secolo con corallo e fili preziosi. Il processo pittorico prevede la creazione di una forma simmetrica totale attraverso la piegatura della carta e pressando un lato sull’altro come in un test di Rorschach.
La “pianeta” è una veste che avvolge il sacerdote, metaforicamente una piccola casa, durante la celebrazione della messa e deriva la sua forma dall’antico mantello da viaggio: così Borgonovo ha raccolto da un viaggio in Cina i simboli che decorano queste forme, dai loghi delle aziende commerciali alle grafiche delle confezioni degli alimenti, un repertorio che non fa distinzione tra arte alta e arte bassa, cultura aulica e pubblicità, mescolando culture e separazioni storiche, rileggendo la tradizione con uno sguardo attraverso il presente.
Il percorso include anche la serie Babi, tre sculture in gomma siliconica, il calco al negativo della testa di un cinghiale in poliuretano, usato come obbiettivo nelle esercitazioni di tiro con l’arco. Si tratta di un ulteriore distanziamento dalla forma originaria dell’animale, come si trova in natura, per diventare qualcos’altro: un oggetto sciamanico che evoca la dimensione rituale quando l’uomo era in contatto con la dimensione cosmica della sua esistenza.
Il progetto è fortemente legato al territorio perché è nato anche dalle suggestioni che l’artista ha raccolto durante gli ultimi viaggi in Sicilia, nel 2017, quando ha partecipato alla residenza INCURVA sull’isola di Favignana e nel 2018 quando ha partecipato a Raymond, evento collaterale di Manifesta 12, in cui ha più volte visitato il Museo Civico di Castelbuono e studiato la sua collezione permanente.
A conclusione della mostra, un’opera sarà donata dall’artista ed entrerà a far parte della collezione permanente del Museo.
Rinnovando la collaborazione, nata nel 2014, durante i concerti serali all’Ypsi Once Stage, palco principale di Ypsigrock Festival, che si svolgerà dal 9 all’11 agosto, sulla facciata del Castello dei Ventimiglia, sarà proiettato un video realizzato con la collaborazione di Valentina Di Vita e Antonino D’Arpa del Corso di Laurea in Disegno Industriale, Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo, su materiale dell’artista.
Come da tradizione, infine, in continuità con la partnership tra il Museo Civico e Ypsigrock Festival, anche quest’anno l’atrio del Castello dei Ventimiglia ospiterà uno dei concerti, domenica 11 alle ore 19, con Ólöf Arnalds, cantautrice islandese, già nota come turnista dei Mùm e collaboratrice di Björk, per la sua unica ed esclusiva data in Italia.