Sul fronte Palermo calcio tiene banco la questione azionariato, ovvero la quota che era stata prevista all’interno del bando del Comune di Palermo e che doveva essere destinata ai tifosi rosanero per garantire la trasparenza dei bilanci e per permettere ai supporter palermitani di partecipare concretamente alla rinascita della società di viale del Fante.
Tuttavia sono subentrati alcuni dubbi in questi giorni di natura tecnico – giuridica . Intanto, alla luce del bando presentato dai legali di Mirri e Di Piazza, è improprio parlare di azionariato popolare, modalità che fa riferimento all’istituto anglosassone del supporter trust. Tale istituto prevede la formazione di una associazione o di un comitato senza scopo di lucro, c.d. board, il quale si pone come scopo sociale quello di rilevare una parte o la totalità delle quote di una società sportiva, nel caso in specie il 10 % (c.d. supporter buyout).
In realtà, come si può leggere sul sito della SSD Palermo, si parla di azionariato diffuso, i cui proventi saranno destinati alla costruzione del futuro centro sportivo. Da come viene posta la questione quindi, si può quasi parlare di equity crowdfunding più che di supporter trust.
Stiamo quindi parlando di due istituti diversi. L’azionariato diffuso si riferisce al meccanismo statunitense della public company, ovvero una tipologia d’impresa che suddivide le proprie quote o parte delle proprie quote fra moltissimi azionisti. In tale sistema, la proprietà dell’azienda è in mano ad una pluralità di soci, i quali però non hanno una forza sufficiente per potere gestire l’impresa, fatta salva la presenza di un forte azionista di maggioranza.
Posto questo quadro, si pongono alcune domande interessanti, prima fra tutte quella relativa alle azioni dei singoli soci. Essendo che i soldi degli azionisti verranno utilizzati per la costruzione del centro sportivo, il valore nominale delle azioni sottoscritte dai soci dell’azionariato diffuso non aumenterà in proporzione con l’aumento di valore della società, bensì rimarrà sempre uguale.
Volendo fare un esempio, se io compro 15 euro di azioni di una società il cui capitale sociale è 15 milioni, qualora tale capitale aumenti l’azione del socio rimarrà sempre 15 euro. In pratica non ci sarà nessun tipo di ritorno per gli azionisti, i quali al contempo non dovranno far fronte ad eventuali ricapitalizzazioni delle casse societarie.
Sul tema si sta dibattendo molto, anche fra i vari gruppi interessati a partecipare all’azionariato. Ad oggi sono presenti quattro cordate, fra le quali abbiamo l’FBC Palermo 1900 Supporter Trust, il Comitato per l’azionariato rosanero, una cordata rappresentata dai fratelli Guccione e una rappresentata dai presidenti e da alcuni esponenti degli ordini professionali cittadini.
Con riferimento all’azionariato popolare, Emanuele Lombardo, vice-presidente di FBC Palermo 1900 Supporter Trust, ha preferito non rilasciare dichiarazioni, in attesa di capire meglio come funzionerà il futuro sistema societario.
Abbiamo invece sentito telefonicamente Ninni Terminelli, fondatore del “Comitato per l’azionariato rosanero”: “Oggi le tre strade di cui vi avevamo parlato non ci sono più, noi siamo per l’azionariato. Qualora ci siano le basi, saremmo per un aggregazione fra tutti i soggetti in corsa. Tuttavia noi, anche orgogliosi delle risposte avute in questi giorni, andremo avanti. Capiremo se ci sono le condizioni per garantire l’unità“.
“Noi siamo per un modello che parte dal basso che non ha nulla a che fare con l’elité, – ha commentato Terminelli – ma che coinvolge invece i vari tifosi, dal pensionato all’imprenditore. Noi guardiamo ad un modello basato su una dimensione popolare. Si parla di 100 sottoscrittori, noi possiamo già contare su un gruppo di duecentocinquanta persone”.