«Sono molte cose, un guazzabuglio di intenzioni e ho vissuto tante vite» (Ilaria Cerioli)
«Amo raccontare le storie del mondo, che sia sul palcoscenico o sulle pagine di un libro, riservando un particolare interesse alle vicende che il mondo non si è mai fermato ad ascoltare, considerandole ininfluenti o non meritevoli d’attenzione» (Francesca Viola Mazzoni)
Ciao Ilaria, ciao Francesca, benvenute e grazie per aver accettato il nostro invito. Chi sono Francesca e Ilaria ideatrici e conduttrici di “Evulvendo”, nonché book blogger, attrici, scrittrici, speaker radiofoniche, e artiste della narrazione?
Ilaria: bella domanda! Sono molte cose, un guazzabuglio di intenzioni e ho vissuto tante vite. Scherzi a parte sono stata un’archeologa, per la precisione etruscologa, impegnata in diversi scavi in giro per l’Italia. Ho lavorato tredici anni per cooperative archeologiche e ho partecipato a progetti di ricerca per l’Università di Bologna dove sono laureata in Lettere classiche. Amo questa fase stile Indiana Jones e sono molto grata ai miei professori. Soprattutto a Pompei dove ho terminato la mia carriera di archeologa. Ho scelto la professione dell’insegnante di lettere presso una scuola superiore.
Come scrittrice collaboro con le riviste Satisfiction, Pangea, Orlando Magazine. Faccio parte del gruppo di autori impegnati in progetti dell’editore Giulio Perrone di Roma e ho tenuto una rubrica per diversi anni sul quotidiano Il Corriere di Romagna dal titolo La Ravennate Chic. Con Francesca portiamo avanti un format dal titolo Evulvendo in cui ci divertiamo a parlare di seduzione, sessualità e femminilità.
Evulvendo nasce dal mio libro Diario erotico sentimentale di una signora perbene, pubblicato nel 2020 con Pizzo Nero. Si tratta di un mémoire in cui la voce narrante è un po’ me e un po’ no… l’obiettivo era quello di raccontare le esperienze sentimentali di una donna della mia età e con il mio stile di vita ma in un tono tragicomico. Insomma un sex and the city ambientato in provincia.
Per questo anche Evulvendo si pone l’obiettivo di promuovere una sessualità che nasca soprattutto dall’accettazione di sé.
Francesca: Ciao a tutti e grazie del graditissimo invito in questo spazio. Chi è Francesca? Sono un’attrice teatrale con la passione per la parola scritta, passione che, negli ultimi anni, ha assorbito una parte considerevole delle mie energie e del mio tempo. Amo raccontare le storie del mondo, che sia sul palcoscenico o sulle pagine di un libro, riservando un particolare interesse alle vicende che il mondo non si è mai fermato ad ascoltare, considerandole ininfluenti o non meritevoli d’attenzione. Ho avuto la fortuna di respirare arte sin da bambina, grazie a mio nonno che era un violinista e che mi ha insegnato a ricercare la poesia nel quotidiano, nei dettagli, nelle minuzie. Quindi, l’arte è diventata non solo il mio lavoro ma anche uno strumento per definirmi come persona.
… chi sono invece le Donne della quotidianità, quando svestite i panni da artiste, da intellettuali e da scrittrici? Cosa potete raccontare ai nostri lettori di voi al di fuori del vostro ruolo pubblico?
Ilaria: sono una madre separata. Ho tre figli fantastici, il maschio ha ormai 21 anni e frequenta l’università. Le bimbe, se così si possono definire, son due splendide donnine di 18 e 14 anni. Mentre Pietro è sportivo, le ragazze sono due artiste. Amano scrivere e Olimpia, la più piccola ha già il suo seguito di giovani lettrici e lettori sui social. Ho mantenuto un ottimo rapporto con il loro padre tanto da pubblicare insieme il romanzo storico Il viaggio di Ausonia (Foschi editore 2021) ambientato in parte durante l’impresa di Fiume, durante la guerra civile spagnola e, infine, nelle campagne romagnole.
Io non amo la mondanità se non a piccole dosi. Sono una persona piuttosto schiva, inquieta con una gran voglia di scappare. Fatico a restare ferma in un luogo. Non a caso ho vissuto una vita raminga da archeologa. Sempre con la valigia pronta. Oggi vivo a Ravenna, città con cui ho un rapporto complesso sospeso tra un amore fortissimo e la paura di restarci per il resto della mia vita. Ho molti rimpianti tra cui quello di non aver colto l’occasione di vivere a Barcellona quando mi è stata offerta l’occasione molti anni fa. Se fosse per me vivrei sempre in giro tra una metropoli e l’altra. Amo le città con tutte le loro contraddizioni. Se qualcuno vuole farmi un torto mi deve portare a passeggiare in montagna o in qualche luogo dove la natura è sovrana. Preferisco i grattacieli, le strade e le luci dei neon.
Francesca: In realtà niente di particolarmente interessante! Dopo una giovinezza decisamente turbolenta, sono diventata una donna molto comune, serena, riappacificata. E sono grata a questa mia “banalità” in quanto mi salva da deliri ego riferiti, molto comuni nell’ambiente. È così bello volgere gli occhi altrove, perdersi nella magnificenza del mondo, scordarsi di sé stessi per un tramonto, un canto, un volo. Di inusuale, ho due antenne ben allenate a captare le emozioni e una tenacia spropositata che è poi anche la caratteristica che mi ha permesso di perseverare nei miei obiettivi.
Come nasce il progetto Evulvendo e cosa avevate in mente quando lo avete pensato? Quale il messaggio che avete pensato avreste trasmesso al vostro pubblico, ai vostri ascoltatori e lettori?
Ilaria: come dicevo nasce dal mio libro Diario erotico sentimentale di una signora perbene. Ho coinvolto subito Francesca nell’idea di portare in giro un format in cui raccontare come le donne vivono la loro sessualità, quali desideri reconditi, paure o insicurezze. Mi sono resa conto che noi donne abbiamo ancora molti problemi a parlarne apertamente. Siamo condizionate dal mito delle brave bambine e temiamo il giudizio. Credo ci sia molta strada da fare per liberare la donna e renderla consapevole del desiderio e priva del pregiudizio. I nostri primi incontri erano frequentati soprattutto da persone di tutte le età, anche uomini. Abbiamo instaurato un bel clima di dialogo con il nostro pubblico. Trattiamo diversi temi inerenti alla sessualità con intelligenza e garbo stando attente a non urtare la sensibilità di nessuno. crediamo nel sex positive cioè in un atteggiamento sereno, senza condizionamenti.
Attualmente stiamo lavorando per portare il nostro lavoro anche nelle scuole dove riteniamo ci sia bisogno di affrontare argomenti di cui o non si parla o se ne parla male. Manca una vera educazione alla sessualità e all’effettività. I giovani hanno modelli falsati e rischiano di imparare che il sesso proposto da Pornhub sia quello vero. Manca del tutto ad esempio un racconto del sentimento o dell’identità di genere o delle infinite possibilità che ci offre il nostro corpo per viverlo con pienezza.
Francesca: “Evulvendo” nasce da un’idea di Ilaria, dal suo blog di letteratura erotica. È stata lei a coinvolgermi in questo progetto verso cui inizialmente nutrivo un entusiasmo tiepido, in quanto non mi ero mai rapportata professionalmente alle tematiche legate all’Eros e alla sessualità. Man mano che l’avventura proseguiva, mi ci sono affezionata, soprattutto per la possibilità che mi offre di cimentarmi nel comico e di farmi conoscere dal pubblico anche per la mia propensione alla risata, propensione che mi ha sempre salvata nelle situazioni complesse della mia vita. Proponiamo spesso testi scanzonati, pezzi di cabaret e monologhi basati sull’ironia. Ecco, l’ironia è la chiave di lettura attraverso cui approcciarsi al format in quanto lo scopo del progetto era proprio quello di sdoganare certi tabù legati al sesso, ancora troppo spesso concepito come argomento scabroso, da evitare. Noi invece ci ridiamo su e lo presentiamo come una faccenda molto naturale, senza enfasi e con garbo, evitando di cadere nella volgarità, benché sia sempre in agguato. Creare un clima accogliente di condivisione e di scambio era il nostro obiettivo e direi che l’abbiamo raggiunto, benché si possa sempre crescere e migliorare.
Quali sono state le difficoltà che avete incontrato, i punti di forza e quelli di debolezza di questa idea, le critiche, positive o negative, e i risultati che avete raggiunto dopo oltre due anni di vita di Evulvendo? Quali le principali problematiche che sono emerse durante i vostri incontri in teatro, negli incontri pubblici che avete tenuto, o con il pubblico della radio?
Ilaria: le difficoltà all’inizio sono state di tipo organizzativo ovvero conciliare i nostri lavori con Evulvendo. Lavorare al Format ci ha assorbite molto in termini di studio, preparazione e allestimento. Abbiamo fatto periodi intensi in cui eravamo impegnate tante sere in varie location come locali, teatro e in qualche festival di letteratura. Non abbiamo avuto critiche per i temi trattati ma sempre riconoscimenti. Sarà perché siamo molto spontanee e alla fine si vede proprio che ci divertiamo tanto. Siamo due mattacchione che non hanno paura di raccontare e raccontarsi. In noi si possono rispecchiare tante donne perché non abbiamo paura di essere imperfette. Giocando appunto con gli stereotipi li smontiamo. E per farlo occorre sapere bene cosa è uno stereotipo cosa, vi assicuro, non è facile dal momento che sono subdoli e si nascondono bene. Un esempio? Diamo per scontato atteggiamenti verso le donne o frasi che sono irrispettose.
Oggi Evulvendo a causa del Covid si è trasferito in radio. È un altro tipo di esperienza. Ci manca il pubblico in presenza ma le puntate sono molto seguite e la radio ci permette di tenere ritmi più serrati. Lavorare con Francesca mi ha aiutata a crescere. Francesca è una bravissima attrice e, sicuramente è abituata più di me a gestire tempi e toni.
Francesca: I punti di forza dovresti chiederli a chi ci segue!! Da parte mia, ti direi che siamo state premiate per l’autenticità e l’atmosfera di complicità che cerchiamo di creare con lo spettatore. Per quanto riguarda le criticità, non è sempre stato semplice accordare due personalità forti come le nostre e non sono mancati momenti di tensione tra di noi, poi brillantemente superati. Quando si è una squadra è normale scontrarsi ma la vera vittoria, a mio avviso, è il far prevalere il senso di comunanza, in nome di un progetto comune.
Quali sono stati i temi che avete trattato più richiesti dal pubblico femminile? Alla luce di questa esperienza, come secondo voi oggi i giovani, la cosiddetta Generazione Z, vivono la sessualità e la loro affettività?
Ilaria: abbiamo iniziato riproponendo i famosi Monologhi della Vagina che sono stati fonte di grande ispirazione ma anche altri testi tra cui quelli di psicoanalisi. In particolare per quanto Freud sia stato importante noi ne prendiamo anche le distanze. Ci basiamo soprattutto (ma non solo) sulla letteratura erotica offrendo sempre i nostri consigli di lettura. Per quanto riguarda i temi sono vari: dalla scoperta della vagina (non potete sapere quanta ignoranza ci sia sul corpo femminile anche da parte delle stesse donne) proponendo come punto di partenza il bellissimo lavoro fatto da Liv Stromquist con la novel Il frutto della conoscenza o da June Pla con Club Godo (solo per citare alcune delle autrici che hanno raccontato l’eros al femminile). Un altro tema che piace molto è quello relativo al mondo dei sex toys. Quando ne parliamo è sempre una festa. Il rapporto con un narcisista, la dipendenza affettiva o il tradimento.
Ma, trattiamo anche delle relazioni e di come queste possono essere devastanti. In particolare sono molto sensibile verso forme di relazione alternative. Ho studiato per anni il poliamore frequentando alcune realtà consolidate. Oppure il mondo del fetish che racconto nella rubrica Satisfetish sulla rivista Satisfiction diretta da Gianpaolo Serino. Avendo un atteggiamento sex positive smitizziamo tabu, divulghiamo buone pratiche ribadendo che tre sono le regole auree: consenso, rispetto, sicurezza. Senza di queste non esiste nessun tipo di relazione.
Da mamma ovviamente ho un ottimo dialogo con i miei figli. Le mie figlie, ad esempio, sono informate anche più di me sugli studi di genere essendo in prima linea nel dibattito relativo alle tematiche gender.
Esistono, infatti, due categorie di giovani, quelli che portano avanti un modello patriarcale come probabilmente hanno imparato in famiglia e quelli (ormai fortunatamente in tanti come dimostrano anche i Maneskin) sensibili al concetto di una sessualità non binaria. Ci ricordano che non esiste solo un modello basato sull’eterosessualità. Il nostro obiettivo con Evulvendo è quello di trasmette la cultura del rispetto verso noi stesse e il prossimo. Perché il ruolo della donna nella società è strettamente collegato alla percezione che lei stessa ha del suo corpo.
Francesca: In questi anni, ci siamo sbizzarrite spaziando da argomenti più hot e giocosi (ad esempio, dedicando uno spazio al panorama dei sex toys) a tematiche più delicate legate all’affettività ed alle dinamiche relazionali, come la dipendenza affettiva. Ti direi che queste ultime sono quelle più gettonate dal pubblico delle donne, ancora in grande difficoltà nel riconoscere e comunicare i propri bisogni emotivi e, di conseguenza, in seconda battuta, sessuali.
Se oggi dopo due anni doveste fare un resoconto, cosa direste ai nostri lettori?
Ilaria: intanto direi ai lettori di seguire sia Ilaria Cerioli che Francesca Viola Mazzoni tramite le nostre pagine social. Siamo molto attive ed entrambe pubblichiamo molto anche sui temi di Evulvendo. Invito anche a leggere i nostri libri e seguire le dirette che proponiamo in Radio. Si trova parecchio materiale in rete per chi volesse approfondire il nostro lavoro. Per quanto mi riguarda, visto che mi sono addentrata anche in territori queer e ho studiato percorsi alternativi come il BDSM, posso aggiungere che ho trovato più onestà e coppie stabili in ambienti “strani” che non nella presupposta normalità. Vi faccio un esempio: qualche anno fa ho partecipato al Gay Pride di Roma, un appuntamento per me e le mie figlie importante. Durante il corteo ci siamo girate e dietro di noi sfilava il gruppo Master Laether Slave Mistress ovvero il mondo del BDSM. Mi sono emozionata nel vedere in prima fila le coppie dove uno dei due era affetto da una disabilità. È stata un’esperienza davvero commovente perché, pur nel loro coreografico modo di auto rappresentarsi, hanno dato una lezione a tutti coloro che pensano che l’unico modello di amore sia quello conformista. Mi sento di dare un consiglio solo: cerchiamo di essere quello che siamo. Nessuno deve pensare che il suo modo di amare sia quello valido per tutti. Sarebbe ora di mettere via quel concetto di amore romantico fasullo e castrante imposto da una cultura paternalistica e oppressiva nei confronti della donna. Il Romanticismo per quanto sia affascinante in letteratura ha fatto danni imponendo un modello di figura femminile tisica e arrendevole. Molto meglio allora le donne artiste delle Avanguardie storiche come Valentine De Saint Point che al Manifesto futurista di Tommaso Marinetti, in cui l’autore enuncia il disprezzo per le donne, risponde con il Manifesto della Donna futurista dove sostiene che la società non è fatta da maschi e femmine ma da mascolinità e femminilità tratti appartenenti ad ogni essere completo.
Francesca: Che questa avventura mi ha confermato che l’amore paga sempre, soprattutto quello verso sé stessi. Pare una frase da Baci Perugina ma, dopo tanto dissertare, sono sempre più convinta che la realtà si basi su pochi concetti di una semplicità imbarazzante. E l’amore resta uno di questi punti cardine, assieme alla dignità ed alla libertà. Molto più prosaicamente, direi che si è dimostrata una chiave vincente l’ironia, il coltivare un sano senso dell’umorismo perché la vita è già tanto pesante… molto meglio affrontarla con una risata. Anche un bicchiere di vino buono bevuto in buona compagnia aiuta!!
Se per un momento doveste pensare alle persone che vi hanno dato una mano, che vi hanno aiutato in questo progetto, a chi pensereste? Chi sono queste persone che vi sentite di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?
Ilaria: io in particolare ringrazio Fabiana Castellani con cui è iniziata una collaborazione nella creazione di magliette e shopper bag con il nostro logo. Le magliette saranno presentate ufficialmente per la Festa della Donna 8 Marzo. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza contro la violenza sulle donne.
Amo molto Fabiana Castellani. È una donna straordinaria o meglio è una DONNA EVULVENDO. Romana di origine, è una stilista d’alta moda e pret a porter. Ha iniziato con Rocco Barocco transitando per moda bimbi e uomo. Nel tempo libero studia lo yoga kundalini di cui è maestra e attualmente ha deciso di sperimentarsi nel mondo dell’illustrazione editoriale dove ha già all’attivo diverse collaborazioni con case editrici.
Francesca: In primis, ringrazierei tutti i nostri ospiti, le molte persone che hanno partecipato al format accettando di mettersi in gioco e rendendo gli incontri interessanti e “frizzantini”! Successivamente è importante rivolgere un grazie a chi ci ha invitato nei locali e nei teatri, credendo in noi e nel progetto. Last but not least, il pubblico: io che vengo dal teatro non scordo mai che, senza chi ci segue, ogni nostro sforzo sarebbe vano e insensato.
«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Cos’è per Voi la bellezza? Provate a definire la bellezza dal Vostro punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo Voi?
Ilaria: bella domanda! Facile facile! Io sono nata sotto il segno della Bilancia. Sono un esteta, dannunziana. Per me la bellezza è quella decadente di fine Ottocento. La digitale purpurea pascoliana, le buone cose di pessimo gusto di Gozzano. Sono molto retrò e demodé. Insomma nata vecchia. Non amo l’ipocrisia di chi mi dice che le rughe sono belle. Invecchiare significa avvicinarsi alla fine e, per quanto mi riguarda, ho ancora troppe cose da vedere e fare prima di ritirarmi nel rimpianto. Non amo il cambiamento del mio corpo ma amo il mio essere nel qui ed ora. E va bene così. la bellezza per me significa far parte del flusso vitale senza annegarci dentro.
Francesca: Sono contenta che citi Eco che è stato il mio professore all’Università. Appoggio la sua tesi secondo cui la bellezza non è né assoluta né immutabile ma assume svariate forme, innumerevoli significati e infinite sfaccettature in ogni sua manifestazione che sia un’opera d’arte, un paesaggio o il corpo di una donna. Aggiungo che io sono affamata di Bellezza: la cerco tenacemente nel quotidiano perché noto che mi invoglia ad essere una persona migliore, oltre a costituire una fonte di sollievo per l’anima.
«…anche l’amore era fra le esperienze mistiche e pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.» (Robert Musil, “L’uomo senza qualità”, Volume primo, p. 28, Einaudi ed., 1996, Torino). Cosa pensate di questa frase di Robert Musil? Vi va di commentarla? Cos’è l’amore per Voi e come secondo Voi è vissuto oggi l’amore nella nostra società contemporanea, tecnologica e social?
Ilaria: grande!!! Hai citato Musil io lo adoro. Come adoro La Morte di Virgilio di Hermann Broch. Te lo consiglio se ti piace Musil. Cosa è l’amore per me? Anche questa è una domanda facile facile… ho imparato ad amare quando ho imparato a perdonare e accettare i miei limiti. Nel momento in cui ho scoperto che esistevo come donna e non come madre o moglie solo allora ho iniziato ad amare davvero.
Francesca: Molto banalmente l’amore è la soluzione, punto. Non un fine, bensì un mezzo. Ma non amo disquisire sui sentimenti … preferisco viverli! In questo concordo con Sant’Agostino: difficile tradurre a parole gli ideali e le emozioni.
L’avvento dei social ha accelerato la vita, dando il via a una società vorace che sbrana tutto, tutto consuma, in fretta e senza sentimentalismi. È la cultura dell’apparire ma anche del consumare e tutto questo ovviamente si riflette anche sulle relazioni. Detto questo, vedo in giro giovani molto in gamba e con un mondo emotivo parecchio interessante per cui sono molto fiduciosa.
Gli autori e i libri che secondo Voi andrebbero letti assolutamente quali sono? Consigliate ai nostri lettori almeno tre libri e tre autori da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della Vostra scelta.
Ilaria: Leggo moltissimi per lavoro. Scrivo infatti recensioni per alcuni gruppi di lettura e consiglio libri non necessariamente tra le nuove uscite. Comunque ho amato Biancaneve nel Novecento di Marilù Oliva. È il romanzo che avrei voluto scrivere io. L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Carminito, vincitrice del Premio Campiello. Infine vi consiglio Ragazza donna altro di Bernardine Evaristo, una delle voci più lucide del femminismo.
Aggiungo anche Il viaggio di Ausonia di ilaria Cerioli e Andrea Baravelli. Il nostro romanzo storico che ha ricevuto una bellissima e inaspettata critica su La Nuova Antologia (rivista edita dalla Fondazione Spadolini ed erede dell’Antologia del Vieusseux).
Francesca: Dato che parliamo di relazioni, mi viene subito in mente “Frammenti di un discorso amoroso”, il capolavoro di un semiologo, Roland Barthes, una sorta di dizionario delle manifestazioni della pulsione amorosa considerata in tutti i suoi aspetti. L’ho trovato illuminante! Poi consiglierei di leggere (e rileggere!) i classici di sempre come, ad esempio, “Cent’anni di solitudine” o “Il Maestro e Margherita”, due tra i miei libri del cuore. In ultimo credo sia importante approcciarsi alla poesia che è un codice la cui potenza viene sottovalutata. Consiglio, tra tutti, Livia Chandra Candiani, Maria Grazia Calandrone, Mariangela Gualtieri, tutte donne con un sentire di un’intensità e una lungimiranza sconvolgente. Io adoro il linguaggio poetico, lo trovo a me congeniale per l’immediatezza con cui restituisce le emozioni più nascoste. È una folgorazione. Nel 2017 è uscita una mia raccolta di poesie, “La fata sdentata”, edita da Il Pontevecchio. Non so dire se sono buone o deludenti, ma di certo mi sono divertita tanto a scriverle.
… e tre film da vedere assolutamente? Quali e perché proprio questi?
Ilaria: da emiliana posso solo che consigliare Novecento di Bernardo Bertolucci. Io sono cresciuta in quei luoghi e Novecento rappresenta la mia gente fiera e tenace.
Più che un film consiglio di seguire la filmografia di un regista, approfondire un percorso. I film passano veloci e vederne uno non significa nulla. Purtroppo o per fortuna ho l’insana abitudine di non cedere al “mi piace o non mi piace” effimero o all’emozione dell’istante. Quando mi appassiono a un autore o a un regista devo scavare a fondo. Ricordo da ragazza intere estati trascorse davanti allo schermo a vedere i film di Bergman anziché divertirmi con gli amici. Oggi adoro le serie tv di Netflix. Credo siano la nuova letteratura.
Francesca: I miei gusti cinematografici sono pervasi da una dose massiccia di sentimentalismo! Tanto per cominciare, so a memoria ogni passaggio della scena finale di “Ufficiale e gentiluomo” in cui quel bonazzo di Richard Gere va a prendere la tipa mora al lavoro, poi la prende in braccio e la porta via mentre l’amica di lei grida “Così si fa, Paula! Così si fa!!”. Ogni volta mi sciolgo come una rammollita! Però ci sono anche film che mi hanno segnata profondamente e in qualche modo hanno influito sulla mia vita. È tra questi quel capolavoro visionario che è “Amarcord” ma anche, sempre di Fellini, “La strada”. In entrambi c’è così tanto di me, dell’arte e della mia terra, la Romagna. Infine non posso non citare il regista polacco Krzysztof Kieslowski; ho amato soprattutto la sua trilogia e, in particolare, “Film Blu”. Lo consiglio perché è intriso di poesia e sentimento e riesce nell’impresa non semplice di trattare un tema delicato come il lutto senza mai cedere alla retorica.
Quali sono i Vostri prossimi appuntamenti che potete condividere con i nostri lettori? Cosa bolle in pentola?
Ilaria: per Evulvendo stiamo realizzando i prossimi appuntamenti in radio. Presenteremo anche una programmazione specifica per le scuole. Poi siamo in attesa delle riaperture estive per serate davanti al pubblico.
Per quanto mi riguarda sto ultimando il mio terzo libro. Si tratta di un mémoire basato su una storia vera. Tratta della vicenda dell’ultima dimessa da reparto di terapia intensiva dell’ospedale Maggiore di Parma. Lina Sassi è stata ricoverata per Covid all’inizio della prima ondata ed è stata in coma 100 giorni e quattro mesi in terapia sub intensiva. La sua è una storia molto toccante in quanto all’inizio della pandemia non solo si è ammalata ma ha perso nel giro di una settimana molti familiari. Il libro mette in evidenza la rinascita di una donna di sessant’anni che ha lottato come un leone ferito ma non si è arresa alla morte. Non vuole essere il racconto di una degenza ma di una rinascita, della riscoperta della vita.
Francesca: Quest’anno, presumibilmente a Primavera, torneremo sugli schermi della radio web in cui lavoriamo, RSE Live Streaming. Ci sono ancora molti temi da sviscerare!! Poi c’è l’idea di portare qualche pillola di “Evulvendo” nelle scuole in modo da fornire una sorta di educazione affettivo/emotiva alle nuove generazioni. Per quanto mi riguarda, bolle in pentola anche un nuovo libro e uno spettacolo che sarà un puzzle di voci di donna… ma non dico altro perché sono un po’ scaramantica!!
Dove potranno seguirvi i vostri fan e i lettori di questo magazine?
Ilaria: sulle mie pagine Facebook e in libreria.
Francesca: Di certo sui nostri canali social dove segniamo tutte le date e gli eventi.
Come volete chiudere questa chiacchierata e cosa volete dire alle persone che leggeranno questa intervista?
Ilaria: io chiudo con una frase di Angela Davis «Non sto più accettando le cose che non posso cambiare… sto cambiando le cose che non posso accettare… ecco il mio ruolo di donna, madre e altro.»
Francesca: Vorrei incoraggiare le persone a preservare anche solo un briciolo di entusiasmo, in barba a questo momento storico che è oggettivamente terribile. Questo è ciò che mi prefiggo per il 2022 e che auguro a tutti: di continuare ad alimentare la speranza e la gioia con tenacia e determinazione. Mi sono sempre rifiutata di permettere alle condizioni avverse di farmi sentire sfigata o derelitta e spero di trovare sempre la forza per farlo.
Grazie mille! A presto!
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