Mentre il Paese stava gradualmente uscendo dalla pandemia, si stava consolidando la ripresa dell’economia ecco piombare sulla vita dei cittadini la guerra che Putin in modo sconsiderato e criminale ha scatenato contro un paese sovrano come l’Ucraina.
Una guerra che da oltre cinquant’anni non si verificava in Europa, che ha sconvolto la coscienza degli uomini liberi con gravi ripercussioni sulla vita dei cittadini e l’economia anche del nostro Paese.
Stiamo assistendo, infatti, a una pesante impennata dei prezzi, a cominciare dai beni di prima necessità, a un rischio reale di recessione e dove a pagare il prezzo più alto sarà ancora una volta il Sud e la Sicilia per la fragilità delle sue strutture amministrative, la gracilità del suo tessuto imprenditoriale, la precarietà delle sue infrastrutture materiali e immateriali.
Per le imprese sono aumentati a dismisura i prezzi dei materiali, in particolare nel settore delle costruzioni, a parte la difficoltà di reperirle sul mercato. A questo aggiungiamo aumenti del gas, dei carburanti e dei trasporti mentre molte aziende saranno costrette inevitabilmente a fermarsi o anche a chiudere.
Se non vi saranno immediate e adeguate contro misure per fronteggiare questa emergenza vi è il pericolo concreto che il Pnrr, la grande occasione offerta dall’Unione Europea per il rilancio dell’economia, rimanga lettera morta.
Questo dovrebbe indurre a modificare il rapporto tra imprenditoria e la Regione storicamente caratterizzato a fasi alterne da una subalternità, ora dell’uno ora dell’altro ma mai finalizzato ad una collaborazione ad un disegno comune, pur nel rispetto dei ruoli, per lo sviluppo della Sicilia.
Un’idea potrebbe essere la costituzione di un organismo in cui governo, potere legislativo e mondo delle imprese e del lavoro trovino una sede permanente di elaborazione e attivare scelte e decisioni con il metodo della trasparenza in cui ogni forza sociale possa esprimere pubblicamente gli interessi di cui è portatrice. Questo consentirà di avere un progetto generale di sviluppo condiviso che non verrà cosi delegato ai soliti esperti, si sfuggirà alla logica del progetto pronto, a prescindere dalla sua qualità purché si spenda, e si eviteranno le pressioni e le spinte particolaristiche.
Sarà anche l’occasione per introdurre nuovi strumenti in un rapporto sinergico con il privato superando la vecchia contrapposizione su chi è più efficiente dal momento che sia il pubblico sia il privato hanno dato entrambi prova di eccellenze come di clamorosi fallimenti.
Si potrebbe pensare, inoltre, alla costituzione di una Agenzia di Sviluppo mettendo insieme le migliori professionalità del mondo esterno e le energie più qualificate che pur ci sono nella pubblica amministrazione per superare le tradizionali carenze tecniche, amministrative progettuali che tutti ora denunciano.
L’agenzia, inoltre, dovrebbe essere modellata sull’esempio del Galles (W.D.A.) o dell’Irlanda (I.D.A.) che consenta agli imprenditori interni ed esterni che decidono di intervenire nelle aree individuate una fiscalità differenziata insieme a procedure semplificate e servizi agevolati. In Galles è il 25% in Irlanda il 20%.
La Regione, ma vale anche per i grandi Comuni come Palermo, è come una macchina a cui è stata fornita la benzina, nella fattispecie i fondi del Pnrr. Se non vogliamo, come spesso è accaduto, che questa macchina si inceppa o addirittura non riesca nemmeno a partire necessita che si facciano accurate riparazioni, si cambino alcuni pezzi, si pulisca il carburatore e che alla guida si metta un bravo pilota.
Anche se la realtà induce al pessimismo, se si pensa a quello che avvenendo a Palermo dove, a due mesi dalle elezioni centro destra e centro sinistra non riescono a esprimere un candidato comune a sindaco, ma come dice il detto: la speranza è l’ultima a morire.