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Un’apertura straordinaria, domenica 22 dicembre, dalle 10 alle 14, riguarderà, per la prima volta dopo il restauro e la trasformazione dell’edificio, il Secondo Piano Nobile di Palazzo Butera (via Butera, 18).
Questa elevazione, nelle diverse stanze, ospiterà la collezione permanente di Francesca e Massimo Valsecchi, in prestito al momento al Fitzwilliam Museum di Cambridge e all’Ashmolean Museum di Oxford, offrendo al contempo l’opportunità di accogliere prestiti, importanti, nazionali e internazionali.
Le sale del Secondo Piano
È proprio Dario De Benedictis, architetto che fa parte del gruppo di progettazione e direzione dei lavori del Palazzo (che domenica 14 illustrerà al pubblico il lavoro svolto in questi ultimi due anni) a spiegarci, nel video servizio, come nel Piano siano stati predisposti gli accorgimenti necessari per garantire tutti i parametri legati alla sicurezza.
Questi comprendono non solo la protezione contro i furti ma anche gli standard legati al mantenimento della temperatura e dell’umidità, per esempio.
Queste “attenzioni per le opere d’arte“, inoltre, rappresentano un unicum nel panorama palermitano dei luoghi dedicati all’arte, inquadrando Palazzo Butera come ulteriore punto di riferimento per i grandi musei.
Il restauro conservativo del Secondo Piano, perfettamente in linea con la metodologia che ha guidato l’intero recupero dello storico edificio, progetto dell’architetto Giovanni Cappelletti e la direzione dei lavori dell’ingegnere Marco Giammona e dell’architetto Tomaso Garigliano, riprende il dialogo con la storia sottolineando, ancora una volta, il suo ruolo quale “cerniera” tra il mare e la città.
Entrando nel salone d’ingresso, a restauro ultimato, si piomberà subito in un contesto dove è necessario confrontarsi con le distruzioni e con le diverse “pelli” del Palazzo – ci spiega Claudio Gulli, storico dell’Arte.
C’è il grande vuoto dell’affresco al centro della volta, che è stato scoperto nel 2016 e visto per la prima volta nel 2018, con l’apertura del secondo piano nell’ambito di Manifesta 12.
Ci sono gli affreschi di Gaspare Fumagalli, del 1763, ritrovati sotto le ridipinture del 1920, ma anche frammenti di sopraporta con capricci architettonici a monocromo del 1784, di un pittore che si chiama Benedetto Bonomo. E ancora un altro lacerto di figurazione, un fregio con due putti, da collocarsi prima del 1759.
Questa apertura sulla storia del Palazzo sarà integrata, nel progetto definitivo dell’allestimento, con i dieci dipinti delle “Città del Principe” e con gli undici dipinti di Gaspare Vizzini, sulla “Vita a Palazzo“.
La storia incontra l’Arte Contemporanea
Dal salone centrale seguono una serie di quattro sale, più intime, tutte segnate dall’intervento contemporaneo dell’artista inglese David Tremlett.
Le volte settecentesche, infatti, sottolinea Maria Fernanda Ghersi, storica dell’Arte di Palazzo Butera, sono state tutte salvate ove possibile e accolgono, in un rapporto volutamente dialogico, una controparte nei controsoffitti a intonaco e grafite, opera di Tremlett.
L’artista, che ha già prestato la sua opera all’interno del Palazzo sul finire nel 2018, è partito, ancora una volta, dallo sfondamento pittorico di un’architettura, mettendo a frutto gli stimoli visivi suggeriti dai colori dell’edificio e di Palermo.
Gli affreschi così come la vegetazione, la città, il mare e anche le facciate degli edifici su via Butera: sono stati tutti elementi d’ispirazione per Tremlett.
Una lunga infilata di sale affrescate da Martorana e Fumagalli (lunga circa 70 metri – ndr), poi, che verrà aperta al pubblico nella primavera del 2020, rappresenta la spina dorsale del percorso espositivo del Secondo Piano.
Ogni sala presenta una finitura a marmorino di colore diverso, sempre rispondendo ad assonanze scelte guardando alla storia del Palazzo. La prima di queste, visibile già da domenica, sarà una “sala azzurra“.
Palazzo Butera nel 2020
Sarà il 2020, come ci dice Claudio Gulli, l’anno in cui Palazzo Butera, già dai primi mesi, si aprirà, sempre più in forma definitiva, alla città e ai visitatori svelando nuove aree e nuovi allestimenti. Mentre, al momento, sono già fruibili gran parte del Palazzo e il Primo Piano Nobile con alcune opere della collezione Valsecchi.
“Stiamo cercando di fare un progetto ‘umano’ – continua Gulli – che si basa su un approccio diverso all’Arte e all’Architettura, tenendo conto della città, del mare, della storia. Questo permetterà a Palermo di aver nuovi contenuti e nuovi stimoli che la città sta già accogliendo con grande curiosità. Il 2020 sarà l’anno in cui offriremo sempre di più“.