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L’approccio più adatto ai pazienti paranoici è quello non convenzionale

martedì 2 Gennaio 2018

Liberi Nobili, per qualche tempo, vi parlerò di disturbo paranoide di personalità.  Per darVi la possibilità di decidere se vale la pena o meno iniziare questo excursus clinico e di attendere ogni settimana un fisher(tassello) che dia forma alla mia visione, mi sembra doveroso prospettarvi una sorta di indice dei punti che argomenterò, assolutamente approssimativa, per lasciarvi in suspense:

1.      Struttura di personalità e disturbo di personalità (invito a leggere “In ognuno di noi coesistono diversi tratti di personalità”, pubblicato il 4 dicembre ’17)

2.      Proiezione come caratteristica peculiare del Paranoide

3.      Infanzia violata del paranoide. L’abusato che abusa

4.      Le deviazioni del paranoide servono per difendersi da un dolore: il ritiro sociale e la negazione verso le dipendenze senza droga, un caso clinico

5.      Il paranoico è una personalità dipendente: incapace di intimità e di relazioni sufficientemente sintonizzate e che soffre di un disturbo del desiderio sessuale, tra autoerotismo e impotenza

6.      Coppie paranoidee fra umiliazioni e dipendenza

7.      Il paranoide non è autentico, manipola, umilia, tratta male, ma il problema sonoil se grandioso e onnipotente e la riproduzione di copioni acquisiti

8.      Tra i rischi spiccano le ideazioni paranoidee: omicidarie, suicidarie, deliri lucidi e non, allucinazioni visive e uditive

9.      La realtà senza analisi né condizionamenti di genere: Intervista al Professore Emmanuele A. Jannini, Specialista andrologo e Professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica c/o l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Come spiega bene Balugani, nel paranoide non c’è spazio per la spontaneità e tutto è sottoposto a controllo: pensieri, emozioni, movimenti. La realtà esterna viene scannerizzataallo scopo di evitare ogni interpretazione da parte degli altri, sebbene siano i primi a congetturare. Non esiste il gioco, un momento di relax. Tutto assume i connotati di una sfida:leggere diviene un modo per non farsi scoprire impreparati e per fronteggiare le eventuali critiche o osservazioni altrui; lo studio diventa un mezzo di prestigio e di potere. Le persone sono tenute sotto controllo e attaccate nel momento in cui sono percepiti come pericolosi nemici da neutralizzare. Dentro di sé il soggetto è sospettoso e arrabbiato.Ciò che è odiato origina da se stesso: non è livore dell’altro, ma di se stesso.

Il paranoide nega parti di sé, le proietta all’esterno e le attacca nella illusione di controllarle meglio. Mostra una totale avversione alle debolezze altrui (per esempio, quelle sessuali): in realtà, la lotta è contro le proprie pulsioni interne negate. Il paranoide è incapace di riconoscere i propri errori, di chiedere scusa, di correggersi. Significherebbe riconoscere come propria la debolezza prima proiettata fuori, ma ciò lo fa arrabbiare con se stesso fino a sentirsi ancor più vulnerabile e minacciato. Il costo sociale diviene alto. Anche prendersi cura di questi pazienti lo è, perché l’intervento deve essere ancora più strutturato che con altri. Non ci si può permettere troppa improvvisazione o nochalance. Più di altri pazienti, non si possono aiutare queste persone con un approccio e uno stile più che particolare e non convenzionale. L’apparente superficialità di alcuni analisti, l’approccio monotono e monotòno, razionale, distaccato può essere scambiato per una presa in giro.

Può toccare, inconsapevolmente, una corda di violino arcuata e mai accordata, dovuta alla freddezza, all’anaffettività e all’egotismo della madre e non può non provocare un’esasperata reazione umiliante e neutralizzante. I paranoici, usando molto le difese della negazione, della scissione e della proiezione, possono non riconoscere che la madre sia stata crudele e petulante, perché troppo doloroso da accettare coscientemente e, quindi, rilevare superficialità e faciloneria nel terapeuta, è la miccia che serve loro per sfogare il rancore e il risentimento incassato e criptato. Mai farsi trovare impreparati con una personalità così complessa. È preferibile registrare le sedute, col consenso dei pazienti, sbobinarle dopo, studiare il caso, preparare eventuali restituzioni cliniche, anche stampate. Non bisogna farsi vedere deboli, impauriti, facili da controllare o manipolare. Si può ammettere un errore, accompagnandolo con una sana motivazione e analisi, in modo che nulla sia lasciato al caso, per soddisfare la mania del controllo che, soprattutto, i paranoici narcisisti hanno.

I paranoici non vanno, però, collocati necessariamente all’estremità psicotica dello spettro della salute mentale. Solo i deficienti lo sono e, questi, si trovano ovunque.

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