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Storia e tradizioni della Festa di Sant’Agata: l’evento che richiama devoti da tutto il mondo [VIDEO]

mercoledì 31 Gennaio 2018

E’ tutto pronto per l’inizio delle celebrazioni in onore di Sant’Agatapatrona della città di Catania, che fino all’alba del 6 febbraio accoglierà devoti da tutto il mondo.

Tra le ricorrenze cristiane con più seguito al mondo (dopo la Settimana Santa di Siviglia e la festa del Corpus Domini di Cuzco in Perù) la devozione verso Sant’Agata viene manifestata con un’imponente processione dove un fercolo d’argento, “a vara”, con un busto contenente le reliquie della Santa, viene instancabilmente condotto lungo le vie della città da centinaia di cittadini “devoti”, vestiti con il tradizionale “sacco” (una tunica bianca stretta da un cordone, cuffia nera, fazzoletto e guanti bianchi), aggrappati a due cordoni di oltre cento metri.

La vara è seguita da undici “cerei” o “cannalori”, alte colonne di legno che rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri della città.

Ad ogni sosta della vara, poi, viene ripetuto il grido unanime della devozione “Cittadini, cittadini, semu tutti devoti tutti?

La storia racconta che Agata sia nata in un famiglia molto benestante intorno al 230 d.C., mentre Catania era sotto la dominazione romana, che perseguitava chiunque praticasse la religione cristiana.

Quando alla giovane venne chiesto di rinnegare la propria fede e adorare gli dèi pagano ella si rifiutò, scatenando le ire di Quirino, proconsole della città, che, non riuscendo in nessun modo a piegare Agata, la convocò al palazzo pretorio per processarla (la tradizione conserva ancora i dialoghi che si registrarono in quell’occasione e che testimoniano la grande forza della fanciulla).

Il supplizio di Agata ebbe così inizio: portata in carcere, torturata e seviziata fino al famoso taglio delle mammelle che, si racconta, ricrebbero durante la notte grazie all’intercessione di San Pietro, venne, infine, posta su un letto di tizzoni ardenti. In quest’ultima circostanza si compì un altro prodigio: mentre il suo corpo veniva corrotto dalle fiamme il velo rosso adagiato su di lei, simbolo della consacrazione a Dio, non bruciò. Poco dopo, il 5 febbraio del 251, la giovane morì in carcere.

Le sue spoglie, avvolte da quello stesso velo rosso, vennero imbalsamate; in conseguenza dei diversi prodigi che le vennero attribuiti, fu proclamata santa e seppellita nelle catacombe cristiane della collina di San Domenico fino al 313, anno in cui, con l’Editto di Costantino, venne traslata nella Chiesa di Santa Maria di Betlemme.

Tra il IV e il V secolo il corpo venne trasferito nella Chiesa di Sant’Agata La Vetere; le reliquie furono in seguito trafugate e portate a Costantinopoli nel 1040.

Da quando le tue spoglie ritornarono da Costantinopoli, il potere di esaltarti appartiene solo al popolo“, recita il brano “Sant’Agata su Marte” che il cantautore siciliano Mario Venuti, anch’egli devoto, ha dedicato alla Santa, testimoniando come il culto di Agata sia, da allora, fortemente sentito da tutte le generazioni.

Il 17 agosto 1126, data che segnò il rientro delle spoglie a Catania, si cominciò a onorarla come Santa e dal 1712, vista l’importanza crescente dell’evento, le giornate dei festeggiamenti divennero due, probabilmente perché la città si era espansa e non bastava un solo giorno per il giro dei diversi quartieri, fino ad arrivare al numero di tre giornate (il 12 febbraio si termina con l’ottava di Sant’Agata).

IL DETTAGLIO DELLE CELEBRAZIONI:

Si comincia il 3 febbraio: al mattino da Palazzo degli Elefanti, sede del Comune, escono le due settecentesche “Carrozze del Senato”, sulle quali le autorità locali giungono  alla chiesa di San Biagio per portare le chiavi della città alle autorità religiose. Si continua poi con la suggestiva processione dell’offerta della cere con le undici candelore, caratterizzate dall’andatura dettaa ‘nnacata, che parte dalla Chiesa di Sant’Agata alla Fornace, in Piazza Stesicoro, sorta sull’antica fornace in cui è stata martirizzata la Santa, e giunge fino alla Cattedrale. Il primo giorno si conclude la sera a Piazza Duomo con un concerto e uno spettacolo pirotecnico.

Giorno 4, all’alba, viene celebrata “la messa dell’aurora” nella Cattedrale: prima della funzione il busto reliquiario raffigurante Sant’Agata viene portato fuori dalla camera in cui è conservato. Servono tre chiavi, custodite da tre differenti persone, per aprire il pesante cancello posto a protezione delle spoglie.

Dopo la messa il fercolo, caricato dello scrigno in argento contenente le reliquie, viene portato in processione con un “giro esterno” della città, che finirà alle prime luci dell’alba del 5 febbraio e che attraversa i luoghi che segnarono la vita di Agata. Momento fortemente toccante, nelle varie tappe è, di sicuro, il passaggio della salita dei Cappuccini.

Ricondotta nuovamente in Cattedrale, la Santa viene salutata da uno spettacolare gioco di fuochi pirotecnici.

Nella tarda mattinata viene celebrato il solenne pontificale, alla presenza dei vescovi di tutta la Sicilia e di un legato pontificio; il fercolo, precedentemente coperto di garofani rossi a simboleggiare il martirio, qui viene ricoperto con garofani bianchi, simbolo della purezza di Agata.

Dopo il tramonto, verso le 18, ha inizio il “giro interno” della città che, a tarda notte, giunge a Piazza Cavour, nota come il “Borgo”, quartiere in cui vennero accolti i profughi di Misterbianco in seguito all’eruzione del 1669. Da qui poi il rientro delle spoglie nella camera da cui uscirà l’anno successivo.

Predisposto per l’occasione un piano, “Sant’Agata sicura 2018“, per l’assistenza alla popolazione in occasione della Festa della Patrona; tenuto conto dei possibili scenari di rischio e dell’analisi della situazione effettuata con Prefettura, Dipartimento regionale protezione civile, Questura, Comando provinciale Vigili del Fuoco, Autorità portuale, sono stati individuati punti di crisi e di emergenza (Salita Cappuccini, Pescheria, Piazza Borgo, Salita Sangiuliano, area Duomo, rientro del fercolo) dove saranno impiegati Protezione Civile e circa 800 volontari.

In questi giorni di festa sarà più facile raggiungere il capoluogo etneo grazie al lavoro di sinergia realizzato dal Comitato per la Festa di Sant’Agata con Trenitalia, che ha incrementato le corse ferroviarie da Palermo, Messina, Siracusa, Caltanissetta ed Enna, gli alberghi locali e con Sicilia Convention Bureau.

Chiudiamo in dolcezza con le testimonianze gastronomiche, tipiche dell’omaggio alla Patrona.

Famose in tutto il mondo, infatti, sono le “minne di Sant’Agata“, che si rifanno al martirio, e le “olivette“, bocconcini di pasta di mandorla a forma di olive, che testimonierebbero un episodio dell’agiografia della Santa.

 

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