Il percorso di avvicinamento politico della Lega Nord Salvini premier, alla Sicilia, tra tappe, adesioni, e passaggi fuori dai radar, dura ormai da tre anni.
Era l’otto febbraio del 2015 quando il leader leghista intervenendo a Palermo all’Hotel delle Palme, in un incontro con i giornalisti, trovò fuori ad attenderlo un centinaio di manifestanti. I cori furono più o meno questi: “Salvini sta a Palermo come il dado alla caponata”, E ancora “Orgogliosamente lesbica e terrona, sono il tuo incubo peggiore”, o ancora je suis Terun, o più semplicemente Pinnolone. Siamo i meridional che dicevi di odiar, e giù a saltellare come fossero allo stadio a doversi riscaldare.
Oggi è cambiato tutto o quasi. Non ci sono più siciliani estremisti nel giudizio su Salvini, o se ci sono, sono di molto diminuiti. La destra recluta consenso come negli anni d’oro del debutto italo forzista. Ciò è dovuto in larga parte anche all’affermazione su scala nazionale sempre crescente del personaggio, più leader di prima e meno macchietta del passato. Ma anche allo sdoganamento di fatto che le ultime regionali hanno ufficialmente sancito con i salviniani di Sicilia, che hanno anche eletto un parlamentare all’Ars, Tony Rizzotto.
I leghisti inoltre sono stati tra i più convinti sostenitori della candidatura di Musumeci alla Presidenza della Regione.
La metamorfosi è cominciata con i toni, più che con il linguaggio. In termini esasperati si dicevano cose che i siciliani nel tempo hanno ritenuto condivisibili. Corruzione, malaffare, lotta alla mafia. Ma non solo. Salvini ha pensato anche nell’Isola a reclutare una nicchia di elettorato concentrata tra borghesiae ceto medio. Dalle battaglie su Imu in agricoltura a quella sulla sicurezza.
Sul Cara di Mineo “Tutto quello che si vede non è come appare”, furono le parole dei leghisti a proposito del business dell’immigrazione. Quasi una profezia prima delle indagini che poi si sono sviluppate coinvolgendo big importanti a cavallo tra politica e istituzioni.
Tutto giusto, dunque, fino ad ora?
Probabilmente no. Molto è da perfezionare nella comunicazione salviniana su meridione e Sicilia, ma anche in termini di reclutamento politico, la strada è migliorabile, anche se in fondo il leader leghista non ha mai derogato al principio di far salire sul proprio carro i riciclati.
Discorso diverso vale per Alessandro Pagano, ex alfaniano che quasi due anni fa scelse di aderire al progetto leghista esportandolo in Sicilia. Da quel momento però, paradossalmente la capacità di andare oltre e aggregare, puntando maggiormente sui territori, nel movimento si è un pò fermata.
Le prossime Politiche dovranno dire quanto spazio c’è nelle intenzioni e nei voti dei siciliani, di dare fiducia a chi prima viaggiava su posizioni estreme nei confronti della Sicilia. Sarà una vittoria in trasferta o pareggio con reti? Il 5 marzo saremo più precisi…