I tempi della politica, si sa, si dilatano e si comprimono, a seconda della maggiore o minore prossimità e vicinanza agli appuntamenti elettorali.
Il centrodestra siciliano, che governa da novembre l’Isola, è chiamato alla rivincita sin dalle prossime elezioni amministrative, una delle competizioni meno congeniali ai 5stelle, nonostante le affermazioni degli ultimi anni di Ragusa, Bagheria e Alcamo.
Eppure, nonostante il desiderio di riscatto, nonostante a Palazzo d’Orleans ci sia una delle espressioni politiche più autorevoli della coalizione in Sicilia, e nonostante Gianfranco Miccichè abbia fatto un importante primo passo verso la ricucitura con i ribelli che chiedevano tra gli azzurri, più spazio e condivisione nelle scelte, si percepisce tra i partiti una carenza di motivazione di fondo che sorprende.
Forse perché il ritorno al voto per le Politiche non è così scontato (ma neanche così certo da essere escluso). Forse perché alle Europee manca ancora un anno e probabilmente anche in virtù del fatto che l’elettorato forzista siciliano, numeri alla mano, mostra un preoccupante disorientamento rispetto al vecchio che muore, ma anche, e soprattutto nei confronti del nuovo che non nasce.
Gianfranco Miccichè è ancora la guida dei forzisti e il principale interlocutore di Berlusconi, ma fatalmente risente dell’appannamento della laedership dell’ex Cavaliere, stressato dal pressing di Salvini.
I leghisti di Sicilia nell’Isola sono ancora comprensibilmente in contro-tendenza e in affanno per un’adeguata visibilità in giunta, ma soprattutto scontano il mancato travaso, almeno per il momento, che in FI sembra assolutamente lontano a venire, rispetto ad altre regioni, verso il partito di Salvini.
Musumeci ha deciso almeno per il momento di non volere monetizzare su FdI e #diventeràbellissima, concentrato com’è sulla difficile partita di governo e non ha alcuna fretta a designare un erede, sempre che confermi la sua volontà di non ricandidarsi nel 2022.
In Forza Italia l’area emergente è quella che fa capo a Marco Falcone, ma non c’è da parte di questo gruppo alcuna volontà di mettere in discussione Miccichè.
I centristi ripartono dall’esperienza di governo di Lagalla e Cordaro, e cercano jolly da rispolverare.
Il quadro insomma è quello di un centrodestra quasi in cerca d’autore dove spiccano Salvo Pogliese, Luca Cannata e le ambizioni di Dino Bramanti a Messina, potenziale sindaco di centrodestra costruito in chiave anti-Navarra.
Per il resto nel centrodestra aspettative e curiosità marciano a rilento. Un po’ come nel resto del Paese.