Dura cinque ore l’intervallo di tempo ieri all’Ars che trascorre per assolvere al rito parlamentare del confronto democratico sulla Finanziaria regionale. Alla fine rimangono tutti, ovviamente, delle loro idee e il siciliano, anche il più attento, rischia di restare pericolosamente in bilico tra la valutazione di una legge a base di ‘marchette’ come ampiamente promozionato dai banchi dell’opposizione, non solo ‘grillina’, e l’esaltazione di una legge di sviluppo improntata alle categorie produttive e al sociale.
In mezzo si è infilato, con tempismo di lungo corso, il governatore siciliano Nello Musumeci che ha rotto gli indugi a proposito delle verità che vanno dette: “I tagli ci sono e ci saranno almeno per altri tre anni, – ha detto- Finiamola con l’ipocrisia se vogliamo mettere sulla buona strada questo ente depotenziato i tagli continueranno a esserci. Nessun presidente vorrebbe dirlo. Se non lo dicessi apparterrei a quella rispettabile schiera di presidenti del passato che erano convinti che i tagli vanno fatti senza dirlo ai siciliani”.
Ma qual è il vero passo di questo legge? Quale la vera misura? È una manovra dal fiato corto, come sostengono le opposizioni, o di più non si poteva fare come ribadisce il governo?
A comprenderlo dalle posizioni contrapposte del dibattito di ieri all’Ars viene quasi impossibile, tanto sono comprensibilmente radicalizzate le posizioni di partenza dei rispettivi gruppi.
Sulla manovra ‘gonfiata’ di articoli al termine dell’approvazione in commissione Bilancio, Musumeci ha rivendicato in ogni caso il contributo del parlamento, senza connotarlo di una responsabilità esclusiva, ma ha aggiunto: “l’importante è che ciò non sia avvenuto nella stanza del presidente in fondo al corridoio parlamentare, ma in commissione alla luce del sole”. Non una singola ammissione in questo caso, ma il riconoscimento, alla fine persino più neutro, che le cose non si son fatte da sole nella legge che è passata da poco più di 30 articoli a quasi 120.
Le uniche cose certe di questa sessione sono i numeri risicatissimi della maggioranza parlamentare che dovrà fare senza l’aiuto di Pd e M5s. In questa considerazione, non solo numerica, forse c’è anche la spiegazione di tutto il resto.
Alla fine c’è stato anche il tempo per il fair play istituzionale e sono arrivati i ringraziamenti da parte del vicepresidente dell’Ars Cancelleri che ha ricordato i minuti ceduti alle opposizioni da parte della maggioranza e l’atteggiamento in aula di compostezza da parte del governo.