È morto stamattina nella sua villa, sulle colline di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Ezio Barbieri, 95 anni, che nel dopoguerra riempì le cronache di Milano e che, condannato, scontò il fine pena a Barcellona Pozzo di Gotto divenendo detenuto modello al “Madia” e sposando in carcere una sarta di Milano.
Scontata la pena ha continuato a vivere in Sicilia, prima come commerciante di vino e in ultimo come titolare di un negozio d’abbigliamento.
Barbieri era noto come il Dillinger italiano. La base della sua banda criminale era il quartiere Isola. Fu lui a inaugurare il sistema delle rapine con il posto di blocco, finendo per organizzarne una in corso di Porta nuova, a pochi metri dalla Questura. Celeberrimo il colpo con la donna nuda: una bella ragazza, completamente nature, entra in una banca, scatenando la curiosità di guardie e cassieri; intanto gli uomini della banda provvedono a svuotare le casse.
Sono gli anni in cui la “Bezzi&Barbieri, furti e rapine” spadroneggia (Bezzi, ucciso in un conflitto a fuoco, ispirerà il film di Lattuada “Il Bandito“, con Amedeo Nazzari). Barbieri, con la sua Aprilia nera con targa falsa “Mi 777” (numero di telefono della squadra mobile), fa i suoi colpi.
Partecipa alla rivolta carceraria del 21 aprile 1946, passata alla storia come la “Pasqua rossa”, avvenimento che ispirò l’omonimo romanzo di Alberto Bevilacqua. Quella rivolta gli costò una condanna a 30 anni, uscirà dal carcere nel ’71.
Mentre era a Barcellona Pozzo di Gotto entrò in corrispondenza con una ragazza di Piacenza che aveva cominciato a scrivergli in carcere e che sposerà nel 1968, accompagnato all’altare dal vecchio amico Niccolò Carosio.