“Vorrei dare un consiglio ai nostri leader: se volete capire le ragioni per cui non abbiamo perso solo le elezioni ma anche la nostra anima: chiedete“. Questo l’incipit dell’intervento di Antonio Ferrante, responsabile per la cultura, turismo e sport del Partito Democratico in Sicilia. L’occasione è stata l’assemblea nazionale Dem che si è svolta a Roma.
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Ferrante è un fiume in piena e si affida all’anafora, strumento di comunicazione politica per eccellenza, per chiarire meglio il concetto.
“Chiedete, tornate in strada e chiedete agli insegnanti a cui non siamo stati capaci di spiegare che per costruire loro un futuro stavamo creando difficoltà nel loro presente. Spiegatelo invece di prenderli solo per ingrati perché erano preoccupati di dover lasciar le loro famiglie per trasferirsi altrove“.
“Chiedete agli imprenditori cui abbiamo raccontato ‘patti per il Sud’ da miliardi di euro mentre i patti che lo Stato aveva fatto precedentemente con loro venivano disattesi. Loro fallivano mentre noi raccontavamo queste cose“.
“Chiedete alle donne del Pd che si sono riunite la scorsa settimana per capire da che parte ricominciare. Chiedete a Silvia che ogni giorno va da Palermo ad Agrigento e ci mette tre ore”.
Poi Ferrante si rivolge direttamente al segretario reggente, Maurizio Martina: “Tutto questo accadeva mentre noi raccontavamo ancora la barzelletta del ponte di Messina“.
“Chiedete agli elettori che ci hanno già votato alle Politiche: tra poco si svolgeranno le Amministrative e si accorgeranno che in alcune città ci vergogniamo del nostro simbolo. In altre, scopriranno che componenti della direzione nazionale presentano liste e candidati contro il Pd o dirigenti dei giovani democratici che si candidano con il centrodestra”.
“Chiedete alle famiglie che non arrivano a fine mese. Ci risponderanno che abbiamo perso perché a forza di parlare bene del popolo e non viverci insieme ce ne siamo allontanati del tutto. Non siano più i soliti dieci a decidere a fronte di altri mille che sembrano dei turisti in vacanza. Potremo salvare il partito solo con l’umiltà, altrimenti questo congresso sarà l’ennesima tappa di un’eutanasia che non riusciremo a fermare”.