Alcune associazioni della società civile di Palermo hanno ribadito con forza il loro “no” alla costituzione di un hot-spot per i migranti nel quartiere palermitano dello Zen.
Nel documento finale, elaborato dopo una riunione tenutasi nella sede del Centro Pio La Torre, è stato sottolineato come si dica no all’hot-spot in generale e no all’hot-spot allo Zen “per non aumentare la condizione di ghettizzazione di un territorio già ampiamente vessato” – afferma Serena Fleres dell’associazione Bayty Baytik – che continua “Le periferie di Palermo vanno risanate a partire dai bisogni delle persone che le abitano favorendo l’inclusione sociale. Ad oggi lo Zen continua a vivere una situazione di forte deprivazione che lo rende ancora un territorio fertile per la criminalità organizzata, nonostante gli sforzi degli abitanti e degli attori sociali impegnati da anni per il riscatto di quel territorio“.
“I siciliani – dice Mariangela Di Gangi presidente dell’associazione Laboratorio Zen Insieme- conoscono bene l’impatto sulle comunità di un hot-spot: un luogo di privazione delle libertà, di negazione dei diritti e di clandestinizzazione di categorie sempre più ampie di migranti, che chiedono protezione. Palermo è la città dell’accoglienza e dell’inclusione, non dei nuovi campi di concentramento per i migranti“.
Il testo, che è stato elaborato al termine dell’incontro, è stato firmato dal Centro Pio La Torre, da Laboratorio Zen Insieme, Arci, Donne di Benin City, CGIL Palermo, Cisl Sicilia, Uil Sicilia, Emmaus, Fondazione Falcone, Run Palermo, Udu Palermo, Associazione Lievito e Bayty Baytik.
“Sin dal 2011 – si legge nel documento – una ricerca del Centro Studi Pio La Torre sui beni confiscati alla mafia ha proposto, e offerto gratuitamente al Comune di Palermo, un’ipotesi progettuale affinché 47 ettari del fondo San Gabriele fossero trasformati in orti urbani da affidare ai cittadini e alle cittadine per renderli fruttuosi e valorizzare l’area dal punto di vista ambientale, culturale e associativo, con pochissima spesa e con la collaborazione anche delle scuole professionali dell’agricoltura della zona, l’assistenza tecnica della Regione e dell’Università di Palermo“.