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E’ il Presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti Roberto Gueli l’ospite della puntata numero 186 di Bar Sicilia, con il quale il direttore responsabile de ilSicilia.it Manlio Melluso e il direttore editoriale Maurizio Scaglione si sono confrontati sullo stato di salute dell’informazione in Sicilia, sulle fake news, sul futuro della professione, sulle notizie che riguardano il Covid e su tanti altri temi.
Ed è proprio dalle news che riguardano il coronavirus che si comincia: “L’informazione indubbiamente deve esserci – afferma Gueli – e deve essere anche abbastanza corposa perché, piaccia o meno, noi a casa di cosa parliamo? Parliamo di tante cose, certo, ma l’argomento principale è il Covid, parliamo di chi lo ha avuto e chi no, ci facciamo piccole domande o parliamo di amenità che in realtà non sono tali: i numeri, i famosi numeri di cui si parla tanto, questo appuntamento che ci trasciniamo quotidianamente da due anni. Io sono dalla parte di chi deve informare e deve farlo anche magari un po’ di più rispetto al al solito, rispetto a quello che può essere un normale cabotaggio dell’informazione, che però deve essere fatta con impegno e da esperti. Per questo l’Ordine dei giornalisti di Sicilia ha in programma un convegno per spiegare ai colleghi quali sono le terminologie, gli allarmismi da evitare e l’appiattimento di informazione legata al Covid”.
Negli ultimi decenni la professione giornalistica ha visto in Italia la nascita di diverse Scuole di Giornalismo. Anche Palermo, in passato, ha vissuto questa esperienza, salvo poi dover registrare la chiusura della Scuola. Ad oggi, a Sud di Salerno, come ricorda lo stesso Gueli, non esistono Scuole di Giornalismo: “E’ incontrovertibile che la scuola di giornalismo in Sicilia non c’è. Io ho fatto anche il commissario d’esame in questi anni all’Ordine dei giornalisti e quando il segretario della commissione tirava fuori il report sulle scuole di giornalismo, vedevamo appunto che le scuole si fermavano a Salerno. E’ inevitabile che questa è una geografia che ci taglia fuori dal corpo centrale dell’ informazione. E’ mio auspicio, che devo condividere con il Consiglio dell’Ordine e lavorando in simbiosi con l’Assostampa di Sicilia e ovviamente con le Università, riprendere questo argomento. La scuola di giornalismo in Sicilia sarà uno dei punti di riferimento della mia presidenza“.
Tema ‘caldo’ è la crisi dell’editoria e il suo rapporto con la proliferazione delle tecnologie: queste ultime sono una risorsa o una minaccia per il giornalismo? “L’editoria non è più quella che magari noi abbiamo seguito da da ragazzi, che era sostanzialmente formata dalla carta stampata e dalle televisioni generaliste. E’ stata superata dalla digitalizzazione. L’evoluzione della tecnologia non si può bloccare, quindi non si può bloccare neanche l’evoluzione della tecnologia applicata al giornalismo. Ritengo che la crisi della carta stampata, che è una crisi veramente notevole, deve essere arginata rimettendosi al passo coi tempi. E’ vero, ci sono gli aiuti di Stato, quelli anche a livello regionale, come mi ha confermato anche il presidente Musumeci che io ho avuto il piacere di incontrare come presidente dell’Ordine regionale dei Giornalìsti, però è anche vero che bisogna muoversi dal punto di vista tecnologico. Ci sono alcuni giornali che non hanno quella spinta legata alla multimedialità e che quindi sono rimasti un po’ indietro. Quella è una crisi che è difficile da arginare. La crisi dell’editoria è differenziata“.
Anche considerato il periodo pandemico in corso, non poteva mancare un passaggio sulla proliferazione delle fake news: “Le fake news non sono l’errore che abbiamo fatto tutti noi giornalisti in buona fede. Il problema è inventare le notizie per causare un danno a qualcuno. Le fake news spesso sono questo, un danno, una notizia finta che si crea per fare allarmismo. Cosa prevede, invece, il manuale del bravo giornalista? Confrontare le fonti, cercare di fare una telefonata in più e non avere l’ansia di arrivare prima degli altri per dire, faccio un esempio citando una fake realmente diffusa, che Raiola sta morendo. Perché poi, purtroppo, c’è l’effetto Domino: scrive uno e tutti gli vanno appresso“.