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Siamo nella “gettonata” Messina, alla fine del nostro racconto comprenderete il perché di questo aggettivo, per raccontarvi “La leggenda della Fata Morgana” che, dopo aver condotto il suo fratellastro Artù ai piedi dell’Etna, rimanendo incantata dal clima e dalla bellezza delle terre etnee e dal mare stupendo, decise di stabilirsi nel centro delle acque dello stretto di Messina dove, nel suo palazzo di cristallo, ospitò le fate e le buone maghe di tutto il Mediterraneo. In un agosto non imprecisato, mente nel cielo e sul mare non spiravano venti e l’afa creava una nebbiolina rossa che offuscava l’orizzonte, un’orda di conquistatori giunse sulle rive della città di Reggio.
A pochi chilometri, sull’altra sponda, sorgeva la Sicilia con una grande montagna fumante, l’Etna, che il re barbaro non poteva raggiungere per mancanza di imbarcazioni.
Ecco che, all’improvviso, si materializzò una femmina molto bella, Fata Morgana, chiamata anche la “fata delle acque“, che offrì al conquistatore l’isola che, con un suo cenno, apparve a due passi da lui. Il re, guardando nell’acqua, vedendo nitidamente i monti, le spiagge, le strade di campagna, le navi del porto e pensando di toccarli con un dito, balzò giù da cavallo e si gettò in mare, certo di poter raggiungere la Sicilia con un paio di bracciate. L’incanto, però, si spezzò e il barbaro affogò perché la sua visione non era che un miraggio prodotto da quella conturbante apparizione, la Fata Morgana che, in realtà, è un fenomeno che mostra dell’oggetto anche una sua immagine capovolta.
Messina, però sarebbe anche la città di William Shakespeare alias Michelangelo Florio e, quindi, immaginiamo la Sicilia, personificazione di una donna fiera e vanitosa, pronunciare questa battuta rivolta agli abitanti della Gran Bretagna: “Da Shakespeare a Re Artù, gira vota e furria, ma la vostra storia è sempre cosa mia“.