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A Palermo niente cure né sterilizzazioni al Presidio veterinario Insalaco: manca il collaudo

venerdì 19 Marzo 2021

Si è svolta ieri a Palermo la cerimonia di intitolazione dei locali del presidio veterinario di via Tiro a Segno all’ex sindaco Giuseppe Insalacoma non si sa quando diventerà operativo.

I locali di via Tiro a Segno non sono stati ancora collaudati. Ad affermarlo è stato l’ingegnere Giovanni Riccobono, progettista e direttore dei lavori che, durante l’audizione svolta nello stesso giorno in commissione consiliare Urbanistica e Lavori pubblici, ha dichiarato che per avviare l’attività nel presidio sono necessari ancora alcuni atti formali come ad esempio la relazione finale sui conti ed il visto di collaudo.

Ma da settembre 2020 cosa è stato fatto? I lavori di ristrutturazione straordinaria presso quello che una volta ospitava il canile municipale si sono infatti conclusi 5 mesi fa e sono stati finanziati dall’Amministrazione comunale per un costo complessivo di circa 2 milioni e mezzo di euro.

Situazione imbarazzante quindi per il Comune di Palermo che ha dovuto cambiare, quasi all’ultimo momento, l’inaugurazione in intitolazione.

Questa volta il taglio del nastro era per il nuovo “canile” (o meglio presidio veterinario), quello che aspettiamo da un decennio, durante il quale abbiamo assistito a “deportazioni” e scene tristissime che rimangono impresse nella nostra coscienza”, dichiara Giulia Argiroffi, consigliere comunale di Oso e componente della commissione Urbanistica. “Per le operazioni di collaudo occorreranno ancora mesi (nella migliore delle ipotesi)“, evidenzia.

Riccobono ha precisato che quello tecnico è stato concluso e manca solo la verifica amministrativa quindi si spera dunque che, nel giro di un mese, possano partire in pieno le innumerevoli attività annunciate del centro.

COME DOVREBBE FUNZIONARE

“L’Asp di Palermo – ha sottolineato il direttore generale dell’Azienda sanitaria, Daniela Faraoni ha investito nel complesso operatorio del canile circa 80 mila euro in arredi e, soprattutto, in tecnologie di ultima generazione. La pandemia non frena gli investimenti e non riduce l’attenzione su tutte quelle attività che sono peculiari per un’azienda sanitaria territoriale. Al canile, attraverso i nostri sette veterinari in servizio (oltre ad un amministrativo e tre ausiliari, ndr), siamo in grado offrire prestazioni di ecografia, radiologia digitale e radiochirurgia“.

Il funzionamento del presidio sanitario e le altre attività veterinarie connesse sono regolate da un protocollo d’intesa, siglato a gennaio dal Comune di Palermo e dall’Asp del capoluogo. Obiettivo generale del protocollo d’intesa è la “corretta convivenza tra la popolazione umana e quella animale in generale, al fine di ottenere in tal modo risultati vantaggiosi in termini benessere degli animali, salute, sicurezza ed incolumità dei cittadini, nonché in termini di ottimizzazione delle risorse disponibili e risparmio economico”.

Gli obiettivi specifici prefissati sono il potenziamento e la diffusione capillare dell’anagrafe degli animali d’affezione; il controllo costante della popolazione di cani e contenimento del fenomeno dei vaganti con limitazione delle nascite attraverso la cattura, sterilizzazione e reimmissione sul territorio; la riduzione della popolazione canina mediante l’incentivazione alle adozioni ed acquisizioni consapevoli; il coinvolgimento dell’associazionismo animalista nelle attività di prevenzione e controllo del fenomeno del randagismo sul territorio comunale; la formazione ed informazione dei cittadini in generale e dei proprietari dei cani in particolare.

Il Comune mette a disposizione, tra l’altro, le strutture site in piazza Tiro a Segno e via Macello del Comune di Palermo nonché la sede provvisoria del Presidio Sanitario sito presso il Pad. 26 all’interno della Fiera del Mediterraneo ed il personale comunale dedicato allo svolgimento delle funzioni di competenza dell’ente locale. L’ASP, dal canto suo, mette a disposizione, in particolare,  il personale veterinario dedicato allo svolgimento delle funzioni di competenza dell’ASP ed il personale amministrativo dedicato allo svolgimento delle funzioni di propria competenza.

Le parti concordano inoltre sulla opportunità di programmare azioni di coinvolgimento dell’associazionismo volontario animalista nelle attività di controllo e monitoraggio del territorio ed in tutte le attività che preludono alla adozione consapevole. La gestione degli animali in degenza e la gestione dei locali adibiti alla degenza in ogni caso rimangono di competenza e sotto il diretto controllo del Comune.

Il Comune di Palermo avvalendosi della collaborazione dell’ASP, può promuovere l’adozione incentivata dei cani al fine di ridurre il numero degli stessi e, nell’ambito delle proprie competenze e mansioni relative alla prevenzione del randagismo canino intende concretizzare un piano straordinario di sterilizzazione e reimmissione sul territorio dei cani vaganti che sfrutti il potenziamento della struttura e le attrezzature disponibili presso il presidio di igiene urbana veterinaria di piazza Tiro a Segno 5 in sinergia con il personale veterinario dell’azienda sanitaria ed il concreto coinvolgimento delle associazioni animaliste e di volontariato.

L’OMAGGIO

Intanto ieri si è comunque ricordato Giuseppe Insalaco,  primo cittadino dal 17 aprile al 13 luglio del 1984, che precorse i tempi sulla tutela degli animali ma che, purtroppo, venne ucciso il 12 gennaio del 1988 in un agguato mafioso.

Non dobbiamo ricordare Giuseppe Insalaco, dobbiamo fare memoria dell’esperienza di vita di chi è rimasto vittima di un potere e di una cultura politico-affaristico-mafiosa – ha detto il sindaco, Leoluca Orlando -. Insalaco ha fatto le prime vere scelte di rottura all’interno dell’Amministrazione comunale. Per me fare memoria significa ricordare che siamo ancora in cammino di liberazione e ricordare la dimensione umana di Insalaco. Una persona che amava gli animali e che, divenuto sindaco, ha fatto conseguentemente e coerentemente un’ordinanza profetica rispetto all’attenzione per gli animali. Credo che sia uno straordinario inno alla vita che ci lascia una persona che invece è stata vittima di una cultura di morte“.

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