Partiamo con “Natale in casa Cupiello” in cui il tormentone è: “Te piace ‘o presepio?'”, anche se la vera domanda, e fonti campane lo confermano, è: “Te piace ‘o presebbio?”, per raccontarvi le sue origini e conoscere il più antico presepe del mondo, scolpito in un sarcofago in marmo risalente al IV secolo d.C., che non poteva non trovarsi nella nostra mistica, mitica e misterica Sicilia. Ma procediamo per gradi.
Si dice Presepe o Presepio?
Ammirando il capolavoro di Botticelli “Natività Mistica“, ci poniamo la domanda di quale sia la forma più corretta tra “presepe” e “presepio” e se cambi a seconda della collocazione geografica“. Iniziamo col dire che la distinzione non è legata a una forma dialettale, ma si tratta, in realtà, di due vocaboli entrambi corretti e con la stessa radice, di cui i dizionari confermano lo stesso significato. Il termine deriva dal latino praesaepe, che significa mangiatoia, ma anche recinto chiuso dove venivano tenuti al sicuro capre e pecore. Secondo l’ipotesi più diffusa è composto da prae, davanti, e saepe, recinto, e indicherebbe letteralmente “luogo che ha davanti un recinto”. Secondo altri, invece, direttamente dal verbo praesapire, recingere.
Ci sono testimonianze nella letteratura italiana in cui i termini presepe e presepio sono utilizzati, però, con significato diverso: “presepio” in senso sacro, riferendosi alla natività del Cristo, mentre “presepe”, in senso laico, alla mangiatoia. Questa distinzione, già non troppo forte, scompare quasi nell’800 quando Alessandro Manzoni, uno dei padri della lingua italiana, fa uso di entrambi i termini all’interno dello stesso componimento. Questa dualità, che si mantiene tenuemente ancora oggi, si dissolve nell’unità del plurale che è “presepi“.
Cos’è il Presepe?
Il Presepe è una rappresentazione che ha come palcoscenico chiese, case, piazze, strade e riproduce scenicamente la Natività e l’Adorazione dei Magi con figure di varia grandezza, in un ambiente ricostruito più o meno realisticamente con materiali vari. E’ una tradizione antichissima che partì con semplici disegni stilizzati per poi diventare, nel corso dei secoli, grazie a pittori e scultori, una vera e propria espressione artistica.
Il Presepe di Siracusa, il più antico del mondo
Le prime testimonianze storiche del presepe risalgono al III-IV secolo, quando i cristiani raffiguravano nei loro luoghi di ritrovo, soprattutto nelle catacombe, le immagini di Maria con il piccolo Gesù in grembo. Ed è qui che si innesta il nostro racconto, infatti il più antico presepio del mondo si trova a Siracusa, presso il Museo Paolo Orsi” e prende il nome di “La Rotonda di Adelfia“, l’amata sposa del conte Valerio, a cui lui volle dedicare un’urna di marmo con l’iscrizione: “(H)ic Adelfia c(larissima) f(emina) / posita compar Baleri comitis” (Qui giace Adelfia ‘clarissima femina’, decorata da immagini del Vecchio e del Nuovo Testamento, tra cui una delle prime scene della natività di Cristo risalente al IV secolo d.C., a cui risulta appartenere l’antico sarcofago.
Fu Francesco Cavallari, allora direttore delle Antichità di Sicilia, a rinvenirlo in un pomeriggio del 12 luglio del 1872 all’interno di un cubicolo delle Catacombe di San Giovanni, nelle viscere di Siracusa. La città aretusea, d’altronde, è seconda a Roma per l’estensione dei suoi percorsi catacombali, pochi metri sotto piazze e strade moderne, e conserva tracce della più antica devozione cristiana . Cavallari non credette quasi ai suoi occhi quando si ritrovò dinanzi la bellezza di questo monumento marmoreo un tempo decorato da policromia e ne celebrò la scoperta con un momento di gioia collettiva.
L’eco di questa scoperta, infatti, si diffuse tra i siracusani che accorsero per ammirarlo, scortandolo fino a piazza Duomo, dove si trovava allora il Museo nazionale archeologico.
Per farvelo immaginare, vi daremo maggiori indizi: i tre re Magi indossano un copricapo su lunghi capelli, una tunica, la clamide, una corona sovrastata da una gemma a simboleggiare l’oro, una pisside con un coperchio per custodire l’incenso e la mirra. La Madonna regge in grembo il piccolo Gesù che tende le mani verso i loro doni. Nella seconda scena è raffigurata una tettoia, accanto alla quale è scolpito uno dei pastori a cui l’angelo annuncia la nascita del Salvatore, che, ricoperta da tegole e ceppi, ripara il bambin Gesù, avvolto in fasce, deposto in un cesto di vimini e scaldato dal fiato del bue e dell’asinello; la Vergine Madre, invece, siede su una roccia.
Per far meglio comprendere ai visitatori il valore iconografico del sarcofago è stata ricreata la rotonda delle catacombe proprio dove fu rinvenuto, con alcuni pannelli descrittivi che raccontano la storia e la bellezza di questa antica testimonianza di fede e speranza nella salvezza eterna. Fra le altre immagini scolpite sul sarcofago, spicca il medaglione centrale in forma di valva di conchiglia, contenente i busti di una coppia stretti in un affettuoso abbraccio coniugale: probabilmente si tratta di Adelfia e del conte Valerio, ma non manca chi sostiene che, essendo di diversa manifattura, sia stato adattato al sarcofago e che, quindi, le figure menzionate nell’iscrizione non coincidano con quelle scolpite nel medaglione.
Fra gli indizi addotti ci sono la misura del coperchio non corrispondente a quella della cassa, la strana ripetizione della scena con la visita dei Magi e un superiore livello qualitativo delle sculture della cassa rispetto a quelle del coperchio. Caratterizzati da evidenti tracce di policromia, i rilievi si sviluppano su un doppio registro, interrotto solo dalla valva di conchiglia che racchiude i busti dei due sposi. Se si dovesse ritenere verosimile la correlazione fra questi e i nomi citati nel cartiglio, dovrebbe trattarsi del comes Balerius, da alcuni studiosi identificato con Lucius Valerius Arcadius Proculus Populonius, consularis Siciliae negli anni 325-330, presunto proprietario anche della splendida villa romana di Piazza Armerina e della moglie Adelfia, la cui salma è peraltro l’unica ad essere stata rinvenuta all’interno del sarcofago.
E a chi si chiedesse cosa fare se l’albero di Natale o il presepe, il nostro consiglio è di farli entrambi per creare un’atmosfera di “festa mistica”.