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Sapete qual è il fiore simbolo di Palermo? Scopritelo con noi

lunedì 13 Gennaio 2020
Pomelia

La vostra Patti Holmes vuole augurarvi buona settimana con un omaggio floreale che ha per protagonista la bellissima “Pomelia“, fiore dal profumo inebriante e simbolo della città di Palermo.

Conosciuta anche come Frangipani o Plumeria, questo arbusto tropicale è, per i Thailandesi, pianta sacra; sull’isola di Creta utilizzata come siepe per recinzioni, quasi a volere ricreare un “Hortus conclusus” ; per i Polinesiani, fiore di benvenuto che si dona agli ospiti attraverso ghirlande, simbolo di amicizia, accoglienza, immortalità e buon auspicio e, infine, a Palermo, omaggio delle madri alle figlie in occasione di matrimoni o di nuove case in cui andare vivere, come continuità generazionale. Dopo questo brevissimo e profumato giro intorno a quel mondo che la custodisce, torniamo alla nostra Panormus.

Pomelia

La Plumeria Palermitana
Con il nome di “Plumeria Palermitana” si identifica una varietà di acutifoglia che ha fatto le prime apparizioni nei mazzetti delle nobildonne che abitavano in aristocratiche dimore nel cuore di Palermo. Ma questo fiore quando è approdato in Sicilia? Secondo fonti certe, arrivata nel ‘700 in Europa, giunse in Sicilia grazie agli inglesi, facendo per la prima volta capolino nel magnificente Orto botanico dei Borboni di Boccadifalco. Nella seconda metà dell’800, infatti, arriva nel capoluogo grazie ai commerci con i paesi esotici delle famiglie Whitaker e Ingham e, secondo il professore Attilio Carapezza, il primo arbusto vi giunge con il “Sumatra”, il brigantino appartenente ai secondi.

Questa pianta amò e fu, immediatamente, riamata Palermo: sul perché della trasformazione da Plumeria, Plumelia in Pomelia, fece un’ipotesi Antonio Pizzuto, che è stato scrittore e poliziotto, palermitano Doc , affermando che è “una stortura, forse pittorica, dovuta al fatto che il fiore sa di pomo e ha la purezza della camelia“.  Per alcuni studiosi, invece, il nome è legato a qualche emigrante tornato dalle Hawaii, oggi il suo maggiore centro commerciale al mondo , in cui veniva chiamato: “paw melia”. La Pomelia Palermitana presenta fiori bianchi e carnosi, petali arrotondati, quasi ad essere disegnati da Giotto, e ha essenza di vaniglia, cannella e rosa, che la avvicinano a un irresistibile dolce di origine araba. La sua coltivazione si diffuse in Sicilia grazie al suo essere baciata dal sole 365 giorni l’anno.  Innaffiata abbondantemente produce foglie abbondanti, fiori colorati e fusti robusti.

La Pomelia contesa
A contendere a Palermo la palma di città della plumeria, in Sicilia, è Riposto, un piccolo paese affacciato sul mare, porto dell’Etna. Sarà la presenza del vulcano o la vicinanza al mare ad aver creato in questa cittadina un microclima particolare che ne permettono l’attecchitura e la fioritura. I suoi abitanti, però, non si sono limitati ad organizzare manifestazioni che ne promuovano la conoscenza, ma hanno creato l’Associazione locale denominata “La Pomelia” che ne reclama la paternità chiamando in causa  un armatore locale che, commerciando con i paesi caraibici, la importò nel 1810  facendola, poi, conoscere nel decennio successivo ai palermitani. A conferma di ciò la moglie di Flamingo, questo il nome del portatore sano di pomelia, divenuto console di tutte le Russie, avrebbe offerto in dono alcune talee alla moglie dello Zar Nicola II in visita a Palermo.

Il simpatico campanilismo tra Sicilia occidentale e orientale ha favorito l’amore per questo bellissimo fiore, tanto che molti vivaisti isolani, dotandosi di un grandissimo assortimento grazie alle continue ibridazioni effettuate nei paesi d’origine, hanno un ventaglio molto ampio per quanto riguarda il colore, le sfumature e la grandezza. Da non dimenticare gli omaggi poetici e letterari, come l’ultima raccolta, pubblicata in vita, del poeta Lucio Piccolo di Calanovela, “Plumelia” e il bellissimo libro “Pomelia Felicissima. Storia, Botanica e Coltivazione della Plumeria a Palermo” di Attilio Carapezza, Pietro Puccio e Manlio Speciale, (Kalòs Edizioni), pubblicato nel 2006, che richiamando, forse nel titolo alla “Palermo Felicissima“, racconta la Plumeria a Palermo.

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