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Vittoria Alliata, scrittrice e giornalista, principessa del Sacro Romano Impero, ci ha aperto le porte di Villa Valguarnera, perla del ‘700 che rese Bagheria centro culturale nevralgico della nobiltà siciliana e non solo.
La presentazione a Palermo de “La Carrozza d’oro“, film del ’52 considerato da Truffaut un capolavoro, restaurato e arricchito da materiali extra che ne raccontano le vicende produttive, è solo un’occasione per fare il punto sullo stato, più o meno vitale, della Sicilia.
“L’esempio della carrozza è sintomatico – ci ha detto Vittoria Alliata – Collocata al Palazzo Reale di Palermo, nonostante la mostra organizzata alcuni anni fa, è rimasta lì senza alcuno risalto, mentre potrebbe essere un punto importante di valorizzazione della storia dell’Isola“.
In effetti le circostanze legate alla realizzazione del film, dalla scelta di Renoir come regista, alla scoperta della carrozza, ritrovata allora abbandonata a Palazzo Butera, produzione internazionale interamente siciliana, il primo film europeo realizzato in technicolor, sono “un esempio di come potremmo approfittare del nostro patrimonio culturale, di cose apparentemente poco vistose ma come questa simbolo di un passaggio dal passato al futuro, all’avanguardia culturale“.
Nel rilancio della Panaria Film, casa di produzione fortemente voluta dal padre Francesco, che fornisce tutt’oggi materiale importantissimo per i ricercatori del settore, alla promozione, in generale, del patrimonio culturale Vittoria Alliata è da tempo in prima fila, avendo ereditato dalla famiglia quella “volontà del fare“, ancora più preminente dal loro rientro a Villa Valguarnera negli anni ’90.
“La Sicilia deve prendere in mano il proprio destino – ci ha detto nella video intervista – deve decidere che questo è un momento strategico per recuperare la sua centralità nel Mediterraneo e non solo; l’autonomia nei beni culturali sui quali possiamo agire indisturbati, che spesso ignoriamo, è invece una possibilità straordinaria“.
La grinta e la perseveranza di Vittoria Alliata sono note: poco più che adolescente venne scelta per tradurre in italiano la saga de “Il Signore degli anelli” di Tolkien; e poi ancora gli studi delle lingue straniere, compreso l’arabo, i viaggi intorno al mondo alla scoperta di nuovi popoli, e l’interesse per la condizione delle donne nelle diverse culture.
Storia di vita che Vittoria ha deciso di mettere a frutto nella sua terra d’origine, sulla scorta del motto di famiglia: “Quello che conta non è essere un principe ma comportarsi come tale“.