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I dati

Aborto in Sicilia, tra obiettori e carenza di istituti: un diritto ancora negato

giovedì 18 Gennaio 2024

Prima del 1978, l’interruzione volontaria di gravidanza, in qualsiasi sua forma, era considerata dal codice penale italiano un reato. Oggi in Italia, dopo l’approvazione della dalla Legge 194 del 1978 approvata proprio sul finire degli anni settanta, la donna può richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi novanta giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Eccezionalmente il termine di interruzione di gravidanza può essere posticipato solo se dovessero sussistere gravi rischi per la salute della madre o dovessero sopraggiungere delle anomalie nel feto. Preme sottolineare però come la legge presenti però una clausola fondamentale, ovvero la possibilità per i medici ed il personale sanitario di non praticare l’aborto sulla base di motivi religiosi, morali o comunque personali.

Il “difficile” aborto in Sicilia

ospedale-catania-ginecologiaIn Italia la percentuale di obiettori di coscienza è del 63,4%. Basta però dare un’occhiata ai dati del Ministero della Salute per notare come in Sicilia la percentuale sia la più alta d’Italia. Sull’Isola infatti si arriva a quota 85% tra i ginecologi che si dichiarano obiettori di coscienza, seguita dall’Abruzzo al 84% e la Puglia al 80,6%. All’interno dei dati forniti dal Ministero emergono anche le percentuali degli anestetisti obiettori con una percentuale del 69.8% (anche questo caso si tratta del dato italiano più alto in assoluto). Elevatissima anche la percentuale tra il personale non medico al 71,5%. In Sicilia poi su 56 reparti di ostetricia e ginecologia solo ventisei istituti effettuano l’interruzione volontaria di gravidanza. Ciò significa che il 50% delle strutture ospedaliere non garantisce questo servizio. Nella provincia di Siracusa ad esempio, l’unico ospedale in cui si pratica l’interruzione di gravidanza, tra i quattro della provincia, è l’Umberto I.

La situazione dei consultori

I consultori familiari svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione dell’interruzione di gravidanza e nel supporto a tutte quelle donne che decidono di praticare l’aborto, dal counselling (ovvero la consulenza) prima della procedura, ai controlli medici e la consulenza del contraccettivo post-IVG. I consultori familiari in Sicilia che hanno dichiarato di effettuare counselling per l’interruzione di gravidanza e di rilasciare certificati sono 1.379 e corrispondono al 68,4% del totale dei consultori familiari, ciò significa che oltre il 30% degli istituti non garantisce questo servizio.

L’aborto farmacologico e la pillola Ru486

Questo metodo farmacologico è sicuro ed efficace, e può essere utilizzato, oltre che per l’interruzione volontaria, anche nel trattamento di varie condizioni cliniche quali l’aborto spontaneo, l’aborto incompleto e la morte fetale intrauterina. In assenza di controindicazioni, tutte le donne hanno diritto di scegliere il metodo farmacologico per l’IVG, il problema è che l’uso della pillola Ru486 per l’interruzione farmacologica della gravidanza in Sicilia è prevista soltanto attraverso il ricovero ordinario negli ospedali. Il farmaco è sì somministrato da molti anni, ma esclusivamente in reparti di ostetricia e ginecologia. La pillola abortiva continua quindi a essere considerata un farmaco rischioso, nonostante in Europa si utilizzi da oltre 30 anni e dal 2006 l’Oms la consideri un farmaco essenziale per la salute riproduttiva. In Sicilia su 56 reparti di ostetricia e ginecologia solo 31 utilizzano questa pillola. A Catania l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica non è disponibile in nessun ospedale, mentre a Messina solo recentemente il Policlinico ha iniziato a somministrare la RU486. Prima di allora, le pazienti dovevano recarsi fino a Palermo, a oltre duecento chilometri di distanza per trovare garantito il loro diritto.

In totale nel 2021 in Italia sono state notificate 63.653 interruzioni volontarie di gravidanza. Si conferma il continuo andamento in diminuzione (-4,2% rispetto al 2020) registrato a partire dal 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto con 234.801 casi. Oggi, a 45 anni dall’entrata in vigore della legge 194 del 1978, risulta però difficile per le donne, in Italia e soprattutto in Sicilia, abortire. Dati che sconfortano e che testimoniano come la strada per garantire questo diritto sia ancora tutta in salita.

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