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Abuso edilizio, Cordaro replica a Pd e M5S: “Sono in mala fede. Diamo certezza del diritto”

martedì 11 Maggio 2021
Toto Cordaro

All’ordine del giorno di Sala d’Ercole, la discussione del disegno di legge n. 669 sulla riforma edilizia, già approvato dalla IV Commissione nel 2020, che modifica ed integra la legge regionale n.16 del 2017, recependo il T.U. in materia di edilizia (il Dpr 380/2001), e quindi coordinando le norme statali con le varie competenze proprie della Regione Siciliana nel settore.

Finiti nel mirino delle polemiche di Pd e M5S due norme del ddl approdato in Assemblea, che prevedono l’applicabilità del “terzo condono Berlusconi”  nelle zone soggette a vincolo di inedificabilità relativa, cioè il regime di sanabilità di opere insistenti su aree sottoposte a vincolo, ove è tuttavia possibile l’edificazione, anche a sanatoria, previo ottenimento del parere favorevole dell’Autorità preposta alla tutela del vincolo, e la “sanatoria giurisprudenziale”.

“Soprattutto il  M5S sostiene che se dovesse passare questa norma si dà corso ad una sanatoria. Questo è falso – ha replicato l’assessore regionale all’Ambiente e al Territorio, Toto Cordaro, riferendosi all’art 20 del ddl 669.

Se passa questa norma – ha chiarito l’assessore – noi diamo il diritto alle autorità preposte al controllo del rispetto del vincolo, e quindi alla Soprintendenza, al Genio Civile, al Corpo Forestale, a seconda dei casi, ecc., di accertare se un eventuale manufatto costruito in una zona in cui vi è vincolo di inedificabilità relativa, se effettivamente può essere sanato, s è effettivamente così, ci sarà il nulla osta favorevole delle autorità preposte al controllo. Se l’autorità specifica non dà il suo nulla osta, si stabilisce una decisione tale per cui quel bene non soltanto non potrà essere sanato, ma dovrà essere abbattuto. Ecco perché sono in mala fede”.

Noi approvando questo articolo diamo soltanto il diritto a chi attende una risposta dall’amministrazione di avere un esito in senso positivo o negativo. Noi come governo Musumeci vogliamo applicare un principio che è quello della certezza del diritto nei confronti dei cittadini”.

Sulla doppia conformità, a differenza di quello che fa Pd e M5S, non mi pongo con un atteggiamento di chiusura totale, ma ritengo che sia un dibattito utile da approfondire in aula. Il governo valuterà gli atteggiamenti costruttivi e si deciderà di conseguenza. Io sono un cristiano democratico – ha concluso Cordaro –  e quindi sono pronto sempre al dialogo e al confronto costruttivo anche con l’opposizione”. 

Quindi, qualora vi siano opere che insistono in quelle aree su cui gravano vincoli di inedificabilità relativi è già possibile in Sicilia, anche in forza delle sentenze del Cga, della giurisprudenza di legittimità, costruire o sanare l’abuso previo parere positivo delle autorità preposte alla tutela del vincolo. Il ddl 669 si pone, allora, nell’ottica di fare chiarezza in una situazione confusa in sede amministrativa.

Il tema che ha fatto sobbalzare gli animi dell’opposizione ha a che vedere con due tipologie di “sanatoria diverse”, ordinaria e straordinaria, contemplate dalla proposta di legge 669.  La prima ha a che vedere con la c.d. “sanatoria giurisprudenziale” di cui all’art.12, con cui si legittima il rilascio del permesso in sanatoria, valutando la conformità dell’intervento edilizio alla normativa urbanistica vigente al momento della richiesta di titolo abilitativo, senza tener conto dalla legislazione vigente all’epoca della realizzazione dell’opera. Un iter semplificativo solo ai fini amministrativi, per salvaguardare le opere di vecchia edificazione, quando ancora non erano stati opposti vincoli giuridici e ambientali.

Il rilascio del permesso in sanatoria avviene sulla base della “non ottemperanza” alla regola della doppia conformità, che invece è prevista dal legislatore nazionale e secondo cui  l’autorizzazione a sanare un intervento edilizio abusivo è data solo nel caso in cui si possa provare che vi fosse la conformità edilizia e urbanistica sia al momento della costruzione dell’opera, sia al momento della presentazione della domanda di sanatoria.

La seconda, prevista dall’art. 20 della stessa che rispolvera “il terzo condono edilizio nazionale” del 2003, dell’allora governo Berlusconi, che fa salve le istanze presentate per la regolarizzazione delle opere che insistono nelle aree gravate da vincoli di inedificabilità relativa( vincoli paesaggistici, archeologici, idrogeologici ecc…) a condizione che l’ente preposto al vincolo rilasci parere positivo. Di fatto demandando a Genio civile, Sovrintendenze, Forestale e Comuni la decisione vera e propria di condonare gli edifici abusivi realizzati in aree relativamente vincolate.

Il deputato regionale pentastellato, Giampiero Trizzino, contesta entrambe le norme. “In Sicilia e nel resto d’Italia, si sa, vige la regola della doppia conformità, quando si chiede la sanatoria ordinaria, cioè l’immobile deve essere in regola al tempo in cui fu costruito e al tempo in cui fu chiesta la domanda”. Infatti una sentenza del 2017 della Corte Costituzionale aveva dichiarato l‘incostituzionalità dell’art 14 della legge regionale 2016 che prevedeva la singola conformità per cui era consentito il rilascio del permesso in sanatoria nel caso di intervento edilizio di cui si fosse attestata la conformità alla disciplina urbanistica ed edilizia, vigente al solo momento della presentazione della domanda e non anche a quello della realizzazione dello stesso.

Dunque, “va osservata la regola della doppia verifica di rispetto delle norme urbanistiche nei due momenti differenti, e in mancanza di una sola delle due conformità non è possibile ottenere il titolo abilitativo in sanatoria”, ha specificato Trizzino.

Invece – prosegue il deputato grillino – con il ddl 669 si introduce la possibilità di mettere l’istituto della sanatoria giurisprudenziale: al netto delle sanzioni penali, gli effetti amministrativi della singola conformità si mantengono. Quindi, in parole povere, se io ho commesso un abuso edilizio, mi faccio la condanna penale ma l’immobile resta in piedi. E’ una norma – sottolinea Trizzino – che non potrà mai trovare approvazione da parte del M5S, che è sempre stato a tutela dell’ambiente, perché l’obiettivo principale della norma è il ripristino dello status quo ante, cioè se viene commesso un abuso edilizio che non era ammissibile al tempo in cui fu costruito, quell’immobile va abbattuto. Quindi la sanatoria giurisprudenziale altro non è che un escamotage, motivo per cui non ci piace!”

Insomma, la direzione della delegazione pentastellata rimane la doppia conformità. E anche sulla la sanatoria straordinaria, Trizzino dice “no”. Il tema è ancor più scottante “Riprendendo il condono del 2003 si allargano le maglie a tutti gli immobili che sono stati costruiti in aree dove vige il vincolo di non edificabilità relativa, avendo ricevuto parere positivo dall’ente preposto al vincolo. Anche questa norma è incostituzionale e verrebbe vessata dopo quattro minuti, perché la legge dice che le Regioni non possono allargare, bensì restringere i casi di condono, perché il condono è materia penale, di competenza, quindi, dello Stato . Va tutelato il territorio”

Le polemiche giungono anche dall’ala democratica dell’Ars. Il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo ha commentato “Chiediamo a gran voce dal 20 settembre che la Regione recepisca l’ultima modifica al Testo Unico dell’edilizia, che nelle altre regioni italiane a statuto ordinario è già in vigore da due anni, nelle altre regioni a statuto speciale è già in vigore da un anno e mezzo. Quindi c’è un ritardo del governo Musumeci. Siamo fermamente contrari a sanatorie di qualunque tipo. Contrari gli stessi uffici dell’Assemblea. Gli immobili sono abusivi e basta, perciò anche sulla sanatoria giurisprudenziale siamo contrari.

“L’unica cosa su cui noi abbiamo un minimo di apertura – ha detto il deputato dem –  è l’eliminazione della doppia conformità che serve per regolarizzare gli abusi nei limiti consentiti dalla legge. Noi chiediamo che il testo sterilizzato dalle sanatorie venga approvato perché è in aula da 20 settembre. Quando dico che non c’è maggioranza è perché ancora non si è riusciti ad approvare una norma che consentirebbe ai cittadini di velocizzare le procedure nell’ambito dell’edilizia”. Infatti il ddl contiene una serie di norme che consentono di sbloccare i procedimenti per far muore l’edilizia in Sicilia.

 

 

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