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Sono trascorsi esattamente tredici anni da quell’11 Aprile 2006. Una giornata storica per Palermo e per l’intera Sicilia: dopo 43 anni di latitanza il super boss Bernardo Provenzano, detto Binnu u’ Tratturi, veniva arrestato dagli agenti della Squadra mobile di Palermo e dello Sco della Polizia di Stato.
Ricercato dal 10 settembre del 1963, Provenzano fu scovato dagli uomini della Catturandi in un casolare isolato a Montagna dei Cavalli, nelle campagne della sua Corleone. In precedenza, era già stato condannato in contumacia a 3 ergastoli ed aveva altri procedimenti penali in corso.
In alto il trailer del bellissimo docufilm realizzato dalla Rai, “Scacco al Re – La cattura di Provenzano”, che ripercorre gli ultimi trentanove giorni della caccia al padrino, con intercettazioni originali audio e video. Le ricostruzioni in fiction si mescolano alla realtà. La voce di Provenzano è di Andrea Camilleri.
Immagini coinvolgenti ed emozionanti, con i reali appostamenti, i pedinamenti, e le intercettazioni che hanno portato alla cattura del superlatitante.
Renato Cortese, che oggi è Questore di Palermo, dirigeva la Squadra Catturandi. Fu proprio Cortese a fare irruzione nel casolare, tra le caciotte di formaggio e cicoria, in cui si nascondeva il capo dei Capi di Cosa nostra.
Il documentario (QUI IL VIDEO INTEGRALE) è del 2007, nato da un’idea di Claudio Canepari e Piergiorgio Di Cara, scritto da Clelio Benevento, Mariano Cirino, Salvo Palazzolo; diretto da Claudio Canepari, Mariano Cirino, Paolo Santolini. Un successo su Rai Tre. Vincitore del premio giornalistico Mario Francese.
Ma quanti segreti si è portato nella tomba Provenzano? Probabilmente molti.
Anche perché, secondo Sonia Alfano (ex il Presidente della Commissione Antimafia del Parlamento Europeo) – che andò a trovare il boss al Carcere di Parma – si celano delle ombre sul suo tentato suicidio e su alcune cadute sospette.
Lei riferisce che il padrino stava valutando di pentirsi: «Nel primo incontro che ebbi con lui nel carcere di Parma gli chiesi se si voleva pentire e mi domandò se era fattibile». E ha ipotizzato che, proprio per zittirlo, qualcuno lo picchiò. Nonostante fosse detenuto al 41 Bis, la Alfano scoprì il cosiddetto “Protocollo farfalla“ (un accordo tra il Dap e i Servizi Segreti per la gestione dei principali detenuti in regime di massima sicurezza, senza che rimanga alcuna traccia nei registri carcerari). Il mistero resta.
Provenzano morì il 13 luglio 2016 all’Ospedale San Paolo di Milano. Lo scorso ottobre 2018 la Corte Europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per avere sottoposto Provenzano ad un trattamento disumano mantenendolo al 41 bis nonostante fosse ridotto ad un vegetale.