Secondo i dati OCSE, oltre 200 milioni di donne nel mondo non hanno accesso ai contraccettivi moderni, mentre ogni anno circa 39.000 donne muoiono a causa di aborti eseguiti in condizioni non sicure. Questi decessi, del tutto evitabili, sottolineano la necessità di interventi urgenti in ambito sanitario, legislativo e culturale.
“Il documento dell’OCSE è di natura politica e di respiro globale: ha focalizzato l’attenzione sulla salute riproduttiva e sessuale, ponendo le basi per un’azione integrata. Basi che non sono solo sociali, mediche ed etiche, ma anche culturali e di politica sanitaria”.
A dichiararlo è Antonio Maiorana, direttore di Ginecologia e Ostetricia dell’Arnas Civico e consigliere dell’Ordine dei Medici di Palermo, il quale sottolinea che: “L’influenza culturale gioca un ruolo determinante nella diffusione della contraccezione e nella percezione della salute sessuale. Le giovani donne, in particolare, subiscono una forte pressione sociale e culturale che limita la loro libertà di scelta e l’assenza di un’educazione sessuale adeguata, il timore del giudizio altrui e la mancanza di supporto familiare possono indurre molte adolescenti a evitare di chiedere informazioni sui contraccettivi o a ricorrere ad aborti clandestini, con gravi rischi per la loro salute”.
La contraccezione
“I medici hanno una responsabilità cruciale: devono informare correttamente sulla sicurezza dei contraccettivi moderni, in particolare quelli ormonali, che non solo permettono una pianificazione familiare consapevole, ma offrono anche un effetto protettivo contro alcuni tumori della sfera genitale femminile – sottolinea Maiorana -. Una cosa è certa: ogni volta che viene negata la contraccezione a una donna, chi prende questa decisione deve assumersene la responsabilità”.
Il diritto all’aborto e la legge 194
L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera l’aborto sicuro un diritto sanitario fondamentale e, in Italia, la legge 194 ha rappresentato un passo avanti importante su questo fronte. Tuttavia, la sua applicazione presenta ancora molte criticità. Uno degli ostacoli principali è rappresentato, purtroppo, dall’obiezione di coscienza.
“A livello normativo, molte legislazioni continuano a imporre restrizioni severe sull’accesso alla contraccezione e all’aborto – spiega -. In alcuni paesi, è necessario il consenso del coniuge o di un tutore per ottenere anticoncezionali o interrompere una gravidanza. Inoltre, leggi punitive e divieti assoluti costringono molte donne a ricorrere a procedure clandestine e pericolose nel mondo. La legge 194 in Italia è stata un passo avanti importante. Tuttavia, tra luci e ombre, la sua applicazione presenta ancora molte criticità. Non abbiamo bisogno di nuove leggi, ma di garantire che quelle esistenti vengano applicate correttamente”.
In Italia sono oltre 63mila le donne che ogni anno vogliono interrompere la gravidanza, ma secondo la relazione pubblicata nel 2023 dal Ministero della Salute, basata sui dati del 2021, il 63,4% dei ginecologi, il 40,5% degli anestesisti e il 32,8% del personale non medico si è dichiarato obiettore di coscienza. Sebbene le percentuali varino significativamente tra le diverse regioni, nella nostra Isola il tasso di obiezione tra i ginecologi raggiunge ben l’85%.
Le barriere strutturali e legali
Un ulteriore ostacolo, inoltre, è rappresentato dalla mancanza di infrastrutture sanitarie adeguate, soprattutto nelle aree rurali e tra le popolazioni marginalizzate. La carenza di personale medico qualificato, la difficoltà di reperire farmaci essenziali e i costi dei servizi sanitari aggravano ulteriormente la situazione.
“E’ fondamentale garantire percorsi di accesso chiari ed efficaci sul territorio. Noi all’Arnas Civico abbiamo un servizio dedicato all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), con medici, infermieri, ostetriche e psicologi. Il nostro compito non si limita all’esecuzione dell’IVG, ma comprende anche l’ascolto attento delle pazienti, supportandole nell’affrontare le difficoltà sociali, familiari e personali che spesso accompagnano questa scelta”.
Salute e autodeterminazione
Garantire a tutte le donne la possibilità di scegliere se, quando e come avere figli è essenziale per costruire società più eque e sostenibili.
“È compito del sistema sanitario trovare soluzioni per bilanciare questo diritto individuale con quello, altrettanto fondamentale, delle donne di accedere ai servizi previsti dalla legge”, evidenzia Maiorana.
“Un aspetto cruciale, oltre a quello legislativo, è l’educazione sessuale, spesso trascurata o fraintesa – aggiunge -. Il termine ‘sessualità’ è ancora carico di fraintendimenti. In realtà, essa è una dimensione fondamentale dell’essere umano, strettamente legata al rispetto reciproco e alla riproduzione. Affrontare questi temi in modo serio, con il supporto di professionisti qualificati, già in ambito scolastico, è imprescindibile per la formazione degli individui – conclude -. L’accesso a informazioni corrette, a servizi adeguati e al rispetto delle proprie scelte non dovrebbe essere una conquista da difendere ogni giorno, ma un diritto garantito a tutte le donne”.
Leggi anche
Violenza ostetrica: un filo sottile tra necessità medica e rispetto della donna CLICCA PER IL VIDEO