Una vita, per quanto troppo breve, dedicata all’arte e alla comunicazione del bello quella di Lea Mattarella, scrittrice, curatrice e insegnante presso diverse Accademie di Belle Arti, scomparsa la notte di Capodanno.
Nipote dell’attuale Presidente della Repubblica, Lea si era distinta nel panorama culturale, non solo siciliano, per la passione che metteva in ogni suo intervento e, soprattutto, per il modo con cui perseguiva l’obiettivo di divulgare l’arte.
La parola d’ordine era semplicità.
Osservava le opere con occhio attento e il disincanto necessario per arrivare all’anima della creazione quella che, poi, con generosità promulgava con i suoi lavori che dovevano essere compresi da tutti, soprattutto dai non addetti ai lavori.
Il suo approccio a qualsiasi forma creativa, non solo legata all’arte ma anche al cinema e alla letteratura, era l’occasione per scoprire un tassello in più dell’essere al mondo, una lente d’ingrandimento tra le pieghe degli animi più sensibili.
Dopo il trasferimento a Roma, dove risiedeva ormai stabilmente con la famiglia, ha continuato a lavorare molto anche in Sicilia, mescolando l’anima dell’Isola con la contemporaneità europea come fece nella mostra ospitata al Teatro antico di Taormina, del 2015, “Casimiro Piccolo e Carin Grudda. Fantasie visionarie”, curata insieme a Silvia Mazza.
I funerali sono fissati per mercoledì 3 gennaio, alle 12, nella Chiesa degli Artisti di Roma.