La cabina telefonica… sono in tanti a ricordare con nostalgia questo oggetto ormai vera e propria icona di un’epoca passata. Ne parliamo oggi perché tra pochi giorni questo pezzo di storia del secolo scorso cesserà di esistere anche qui, tra le strade di Palermo, come già del resto in gran parte d’Italia.
Ma quanto sono stati influenti nell’immaginario collettivo questi strumenti? Ad accrescere il loro mito c’è stato senz’altro l’arte che ha saputo meglio di altre raccontare il Novecento, il cinema. Sì perché il cinema è prima di ogni altra cosa immagine, e pochi altri oggetti come la cabina sapevano bucare lo schermo. Vedere oggi una cabina telefonica in un film non può fare a meno di riportare alla memoria nostalgie di un passato lontano e catapultarci in un’epoca ormai piena di ricordi. Sono tanti gli oggetti ad aver modellato un genere cinematografico, basti pensare alla sigaretta per noir, o il coltello per il thriller. Ed il telefono? O ancora meglio, la cabina telefonica? Sono diversi i generi ad aver abbracciato questo fantomatico oggetto.
Il mito al cinema
Che cos’è allora la cabina telefonica se non distanza, attesa, romanticismo e suspense. Tra i numerosi film ad aver reso questo oggetto iconico se non addirittura protagonista dell’intera pellicola, impossibile non citare il caso del film “In linea con l’assassino”, thriller del 2002 diretto da Joel Schumacher e interpretato da Colin Farrell, interamente ambientato all’interno di una cabina telefonica che diventa vera e propria prigione per il nostro protagonista. Stu Shepard, interpretato da Colin Farrell, si ritrova, suo malgrado, intrappolato in una cabina dopo aver risposto a una chiamata di un misterioso killer che, armato di fucile di precisione, minaccia di ucciderlo se lascia la cabina o avvisa qualcuno. Un thriller tesissimo dagli esiti imprevedibili.
Altro film in cui la cabina telefonica ha assunto un ruolo cruciale nei risvolti della trama è senz’altro “Matrix“, celeberrimo film di fantascienza del 1999, scritto e diretto dagli allora fratelli, ora sorelle Wachowski. Nel film la cabina telefonica diventa il mezzo attraverso il quale si accede a Matrix, il mondo simulato del film. La cabina telefonica diviene quindi un vero e proprio confine tra la realtà ed il mondo illusorio controllato dalle macchine ribellatesi all’uomo, per l’appunto Matrix. Proprio attraverso la cabina telefonica i protagonisti del film possono fuggire dalla falsa realtà per ribellarsi contro il sistema imposto dalle intelligenze artificiali che ormai hanno preso il controllo del mondo come lo conoscevamo.
Impossibile poi non citare il film “Superman“ del 1978, diretto da Richard Donner. Dov’è che avviene la celeberrima trasformazione di Clark Kent, da timido giornalista del Daily Planet a celebre supereroe col mantello? Proprio in una cabina telefonica. Essa diventa infatti un luogo di rifugio per nascondere la propria vera identità e spazio in cui il protagonista si libera delle sue limitazioni umane e per trasformarsi in un simbolo di speranza per l’intera umanità. Superman dentro quella cabina si sente protetto, al sicuro dagli sguardi indiscreti che potrebbero svelare la sua vera natura supereroistica.
Una stessa chiave protettrice ma in chiave più sicuramente horror ce l’ha fornita il maestro del brivido Alfred Hitchcock nel suo film “Gli Uccelli” del 1963. La protagonista Melanie Daniels interpretata da Tippi Hedren si rifugia infatti, in un momento del film, proprio in una cabina telefonica per difendersi dall’attacco di centinaia e centinaia di volatili impazziti che attentano alla sua vita. Anche qui quindi la cabina diventa luogo di rifugio e protezione da una minaccia esterna, in una situazione al limite del paradossale ma quanto mai così terrificante come una rivolta degli uccelli sugli uomini.
Ma la cabina telefonica è stata anche altro, come ad esempio luogo di passioni. Uno dei primissimi incontri tra i due protagonisti di uno dei capolavori di Bernardo Bertolucci del 1972, “Ultimo tango a Parigi” avviene proprio accanto ad una cabina. È lì che Jeanne e Paul, rispettivamente Maria Schneider e il gigantesco Marlon Brando, si scambiano uno dei primissimi fugaci sguardi, prima di ritrovarsi per caso insieme in quel famoso appartamento di Parigi e dare il via ad uno dei film più romantici e tragici della storia del cinema.
Ed ancora, in quale luogo se non proprio in una cabina del telefono possono organizzare le loro fughe romantiche due dei protagonisti di un altro cult della storia del cinema, ovvero “Il laureato“, film del 1967 diretto da Mike Nichols. Benjamin Braddock, interpretato da Dustin Hoffman, è un giovane laureato che tornato a casa per festeggiare il termine degli studi, si ritrova circondato da adulti che non fanno che chiedergli quali siano i suoi progetti per il futuro. Tutto ciò non fa che accrescere le sue ansie, ma a complicare ancor di più la sua situazione arriva l’affascinante Mrs. Robinson, moglie del partner legale di suo padre. La donna inizia subito a sedurre il giovane Benjamin, che finisce con l’accettare inevitabilmente le sue avances. I due quindi, per sfuggire agli occhi indiscreti delle rispettive famiglie saranno costretti a scambiarsi informazioni proprio attraverso l’utilizzo dei telefoni pubblici per orchestrare le loro uscite romantiche.
Un triste addio?
Nonostante ciò, ci tocca comunque dire addio a questi luoghi così speciali. Del resto spiega la Tim: “Negli ultimi anni si è assistito a un minore utilizzo delle postazioni di telefonia pubblica, dovuto sostanzialmente alla diffusione sempre più capillare dei telefoni cellulari, degli internet point e soprattutto dei phone center per i cittadini stranieri. Alla luce di questi nuovi modelli di comportamento e di utilizzo dei servizi di telefonia nel Paese, a maggio 2023 l’Autorità di settore, a conclusione della sua verifica, ha stabilito con una delibera che non è necessario continuare a garantire la disponibilità del servizio di telefonia pubblica stradale, nell’ambito degli obblighi del servizio universale“. La cabina telefonica non è più centrale nelle nostre vite. In un mondo così interconnesso non abbiamo più bisogno di fuggire dagli occhi indiscreti delle nostre case per fare le nostre confessioni romantiche al telefono. I due protagonisti de “Il laureato” probabilmente oggi si scriverebbero con facilità su Whatsapp per organizzare le loro fughe e forse il giovane Clark Kent non avrebbe più bisogno di un luogo sicuro dove cambiare identità, ma in un mondo divenuto così social avrebbe forse scelto la via del supereroe influencer, abbattendo ancora una volta il confine tra privato e pubblico. Impossibile comunque non intristirsi un po’ nel dire addio ad un vero e proprio pezzo di storia delle nostre città, ma forse una consolazione l’avremo. Le cabine telefoniche non spariranno mai veramente, poiché rimarranno per sempre impresse nei fotogrammi di quei film che abbiamo sempre amato.