Addio soldi pubblici. Addio finanziaria regionale. Le leggi di spesa che riguardano gli investimenti, i
precari, le
imprese e che dovevano essere contenute all’interno della annuale manovra di stabilità regionale, ne sono invece rimaste fuori e rischiano ora di saltare,
abbandonate da una classe politica che all’Ars non ha una maggioranza, ha mollato gli ormeggi della sua responsabilità da legislatore per proiettarsi negli impegni elettorali dell’11 giugno per le comunali e del
5 novembre per le regionali, queste ultime più impegnative che mai, se si pensa che gli eletti al Parlamento siciliano saranno da novembre in poi solo 70.
Ma che è successo ai soldi pubblici dei siciliani? Qual è la loro destinazione per il 2017? Chi li riceverà? La risposta è semplice: nessuno.
Basti osservare a rallentatore quanto è successo all’Ars nelle ultime settimane, per comprendere che l’approvazione della prima legge finanziaria in poco più di 20 articoli, il 29 aprile scorso, è stata solo un’operazione “di facciata”, un artifizio della politica che ha salvato se stessa, le sue poltrone e la tenuta della giunta Crocetta da un commissariamento che sarebbe arrivato ex lege in caso di mancata approvazione delle leggi contabili, ma che nemmeno la metà delle norme che servono all’economia dell’Isola era contenuto in quei testi.
Sono passati una finanziaria e un bilancio che hanno salvato la faccia alla politica, mentre ora è a rischio la stabilita dell’isola.
Ecco infatti cosa è avvenuto: Le interminabili sedute in commissione bilancio, le riunioni dei capigruppo, le sedute fiume in Aula non sono servite a racimolare una maggioranza sui documenti contabili: il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e l’assessore all’Economia Alessandro Baccei sono stati costretti a spostare moltissime delle norme che prima si trovavano nel testo originario della manovra, nel cosiddetto “collegato”, la finanziaria-bis: ben 89 articoli, a cui sono stati presentati oltre 2000 emendamenti. Sono questi che costituiscono il cuore della manovra, rimasti arenati in commissione bilancio, in attesa che una classe politica svogliata e intenta a cercare voti le degni di attenzione e si impegni in un decisivo passaggio in Aula.
Una palude normativa che raccoglie l’ostruzionismo delle frange della maggioranza deluse da Crocetta, dai socialisti a Sicilia Futura e i malumori del Pd che ha fatto più volte mancare il numero legale al momento del voto. In questo stato versano norme come finanziamenti per l’irsap, sulla liquidazione di Riscossione Sicilia, la riduzione degli affitti degli immobili di Regione e Asp, l’ articolo contestatissimo sui dirigenti regionali, la cancellazione dell’ Aran, le assunzioni nella formazione professionale, gli aiuti alle imprese, il salvataggio dei medici specializzandi, le società partecipate.
Ed è da notare che se approvare una manovra finanziaria è obbligatorio per legge, approvarne una seconda non lo è. C’è il serio rischio dunque che molte norme di sviluppo vadano disperse o rinviate alla prossima legislatura, con grave danno in particolare per le zone interne dell’Isola che aspettano l’avvio di centinaia di cantieri e risolvere il dramma della viabilità interna.
Si tornerà in Aula giorno 18 maggio, ma non con la finanziaria-bis, ad approdare a Sala d’Ercole sarà la legge che fa diventare il Consorzio autostradale una società per azioni per favorire un’operazione che vede il Cas cedere le concessioni ad Anas e formare con la società statale un altro soggetto che gestirà le strade in Sicilia. Intanto, le norme in favore dei Siciliani possono attendere…