Qual’è la situazione sulle entrate per l’addizionale comunale all’Irpef in Sicilia e nei Comuni siciliani? Non bene, siamo tra le Regioni con le più basse quote di contribuenti e la “maglia nera” al primo e secondo posto per minori incassi per le città di Messina (474,76 euro pro capite) e Catania (410,08 euro pro capite). Il quadro generale dei dati storici pubblicati dal Ministero dell’economia e delle finanze sul tributo che è una delle entrate tradizionali delle amministrazioni italiane.
Alla fine dello scorso anno, è stato pubblicato il decreto legislativo 216 relativo all’attuazione della riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche. Uno dei cambiamenti più rilevanti è legato alla modifica degli scaglioni a cui applicare le aliquote, che da 4 passano a 3.
Si tratta di cambiamenti che, come segnala Ifel, non riguarderanno l’addizionale comunale Irpef, una delle entrate tradizionali delle amministrazioni italiane.
Gli incassi dell’addizionale comunale Irpef dal 2007 al 2021
Con la sua istituzione nel 2007, l’ammontare dell’addizionale comunale Irpef incassata dalle pubbliche amministrazioni è andata sempre crescendo. Unica eccezione il 2020, anno in cui è stata in parte ridotta la pressione fiscale a causa dell’emergenza causata dalla pandemia.
Tra il 2015 e il 2017 si sono registrati degli incassi piuttosto stabili grazie a un intervento nella legge di bilancio (232/2016) che manteneva stabili le aliquote per il triennio. Nel 2021 si sono raggiunti i 5,35 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al 2007 (2,98 miliardi).
Per comprendere meglio quanto le amministrazioni possono incassare, è importante valutare la platea dei contribuenti. Su questo, data la specificità di ogni condizione comunale, non è possibile avere dei dati precisi. È però possibile avere un’idea generale facendo riferimento ai contribuenti all’Irpef.
Andando più nel dettaglio a livello di dati regionali, l’area con la quota maggiore di contribuenti è il Trentino-Alto Adige (94,05%) seguito da Valle d’Aosta (89,8%) e Friuli-Venezia Giulia (88,19%). Agli ultimi posti invece le aree del meridione, con i valori più bassi registrati in Calabria (71,38%), Sicilia (68,54%) e Campania (66,37%).
Considerando soltanto le grandi città italiane, le prime quattro per incassi sono del centro-nord. Si tratta di Venezia (993,88 euro pro capite), Milano (949,24), Roma (840,99) e Bologna (815,91). Quelle che registrano meno entrate sono tutte situate nel sud Italia: Bari (566,99), Napoli (484,24), Messina (474,76) e Catania (410,08).
Al contrario, i comuni che mediamente incassano di meno appartengono a tre aree del sud: Basilicata (333,64 euro pro capite), Calabria (327,52) e Sardegna (324,49). Caivano (Napoli) è il comune che registra l’incidenza minore, pari al 53,72%.
Quali sono le tasse e imposte per i comuni italiani?
Come abbiamo già approfondito, le tasse e le imposte rappresentano una fonte di entrata importante anche per i comuni, contribuendo come voce complessiva di entrata al 23,5% degli introiti delle amministrazioni. Si tratta di entrate necessarie per garantire un funzionamento efficiente della macchina amministrativa che permette poi di avere dei servizi capillari su tutto il territorio.
Le entrate fiscali delle amministrazioni sono composte da tre principali imposte: l’imposta municipale propria (Imu), la tassa sui rifiuti (Tari) e l’addizionale comunale all’Irpef.
A queste si aggiungono i trasferimenti non fiscalizzati e le entrate a titolo di fondo di solidarietà comunale, nato con l’obiettivo di ridurre le differenze tra i territori.
Sono inoltre incluse altre fonti di entrata tradizionali per le amministrazioni, come ad esempio l’imposta di soggiorno e i diritti sulle affissioni pubblicitarie.
L’addizionale comunale Irpef
Assieme all’imposta municipale unica (Imu) e alla tassa sui rifiuti (Tari), l’addizionale comunale dell’Irpef rappresenta una delle principali imposte versate dai contribuenti alle amministrazioni. Questa particolare fonte di entrata è legata all’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef).
Le tipologie di reddito incluse sono di diverso tipo, tra i principali si comprendono i redditi fondiari, quelli di capitale, quelli di lavoro autonomo e dipendente (incluse le pensioni) e quelli di impresa.
L’addizionale è stata istituita alla fine degli anni novanta con il decreto legislativo 360/1998. Per i comuni è possibile, salvo deroghe particolari come quella concessa al comune di Roma, istituire un’aliquota non eccedente lo 0,8%.
Le amministrazioni possono introdurre un’aliquota unica oppure delle aliquote differenziate tra di loro, con la clausola di adeguarsi agli scaglioni di reddito presenti per la componente Irpef nazionale. Una condizione che, come abbiamo anticipato, verrà a meno per il 2024.
È inoltre possibile per i comuni introdurre una soglia di esenzione subordinata a specifici requisiti reddituali.