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L'aggiornamento

Adrano (CT), arrestati quattro esponenti di un clan mafioso per un omicidio del 2008

mercoledì 29 Novembre 2023

È stata eseguita dalla un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro presunti esponenti di un clan mafioso sono stati arrestati dalla polizia per l’omicidio di Alfio Neri, 39 anni, ucciso con ad Adrano il 15 agosto del 2008 mentre a bordo del suo scooter si trovava nel centro storico del comune catanese. L’uomo fu colpito dai proiettili sparati da due pistole una calibro 7,65 e una 38.

Due anni prima, il 25 maggio del 2006, Neri era stato vittima di un altro agguato: fu ferito a una spalla mentre l’uomo che era con lui, Francesco Coco, allora 35enne, fu colpito a una gamba. In quell’occasione si ipotizzò che l’obiettivo dei sicari non fosse lui Due dei quattro indagati sono anche accusati, in concorso, di un altro omicidio: quello di Francesco Rosano, di 37 anni, assassinato il 18 gennaio del 2008, sempre ad Adrano.

L’uomo, che lavorava in una concessionaria di automobili, è stato ucciso con colpi di pistola dopo essere uscito di casa, mentre si stava mettendo alla guida della sua auto. A fare fuoco due sicari a bordo di un’autovettura, che hanno affiancato l’auto della vittima e gli hanno sparato contro diversi colpi con una pistola calibro 9, uccidendolo sul colpo. Nei confronti dei quattro indagati la squadra mobile della Questura di Catania e del commissariato di Adrano hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Procura distrettuale etnea che ha coordinato le indagini della polizia.

Due omicidi commessi per ribadire la supremazia del clan mafioso Santangelo – ‘Taccuni’ ad Adrano: è il i movente, secondo la Procura distrettuale di Catania, di due agguati mafiosi commessi nel 2018 nella città del Catanese: quello per l’appunto di Alfio Neri, 39 anni, ucciso il 15 agosto, e quello di Francesco Rosano, di 37 anni, assassinato il 18 gennaio dello stesso anno.

Le indagini della polizia hanno portato a identificare i presunti autori dei due delitti: quattro affiliati alla cosca, emanazione territoriale della ‘famiglia’ di Cosa nostra Santapaola-Ercolano, destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Catania, su richiesta della Dda della Procura etnea, su indagini della squadra mobile della Questura e del commissariato di Adrano. Il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere a Gianni Santangelo e Antonino Bulla, entrambi di 40 anni, Salvatore Crimi, di 37, e Alessio Samperi, di 38. Santangelo e Bulla sarebbero stati gli esecutori dell’omicidio di Rosano; insieme con Crimi e Samperi sarebbero stati gli esecutori dell’agguato mortale ad Alfio Neri.

Francesco Rosano fu raggiunto al volto e al torace da 13 colpi di pistola calibro 9 ad Adrano mentre era alla guida della sua autovettura in via Bruno, nei pressi della sua abitazione. Sin da subito le indagini ipotizzarono che l’omicidio fosse da ricondurre a una ritorsione attuata dal clan Santangelo – ‘Taccuni’ in risposta triplice omicidio di Daniele Crimi, Alfio Finocchiaro e Alfio Rosano, avvenuto ad Adrano il 27 luglio del 2006 e per il quale gli esecutori materiali erano stati individuati nei fratelli Antonino e Alfredo Leotta e in Vincenzo M;azzone, che avevano come obiettivo privilegiato Alfio Rosano, esponente di spicco della ‘famiglia’ Rosano appartenente a quella Santangelo. Alfio Neri fu raggiunto da 6 colpi di pistola calibro 7,65 e calibro 38 mentre, essendo alla guida del suo scooter, in via Cattaneo ad Adrano, tentava di fuggire ai sicari.

Le indagini accertarono sin dal principio come il movente dell’omicidio fosse da ricondurre a una ritorsione attuata dal clan Santangelo – ‘Taccuni’ contro il gruppo di Francesco Coco, esponente di spicco del clan Scalisi, articolazione adranita del clan mafioso catanese Laudani, al quale la vittima era strettamente legato pur non essendovi affiliato. Alle risultanze investigative acquisite nelle indagini effettuate nell’immediatezza dei due omicidi si aggiungevano le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia, tra cui quelle di Giovanni La Rosa e di Vincenzo, Francesco e Valerio Rosano.

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