Waiting for l’estate 2024. O comunque guardando al futuro, perché nel presente quella continuità territoriale sbandierata da oltre 30 anni, quell’Area integrata dello Stretto le cui basi sono state poste più di 15 anni fa, muovono ancora i primi timidi passi. Il presente, tra le due sponde dello Stretto, è grigio, fatto di enormi disagi e collegamenti in un’Area che invece va sempre più integrandosi come comunità.
Negli ultimi mesi, dal giorno dell’insediamento del Comitato tecnico per la mobilità presieduto dall’ammiraglio Nunzio Martello, si sta lavorando molto sul fronte biglietto unico per il popolo dei pendolari (e non solo) che si muove tra Messina, Reggio Calabria e Villa ed i rispettivi territori di prossimità. Intorno a un tavolo si sono riuniti gli Enti interessati, ed anche Atm ed Atam (le aziende di trasporto pubblico) Blu Jet e Liberty Lines (che dall’1 ottobre gestirà la tratta Messina-Reggio).
L’idea è quella di dare la possibilità di staccare un unico biglietto con valore sia per l’aliscafo che per i mezzi pubblici sulle due sponde dello Stretto. Una forma di agevolazione che però al momento è squisitamente “tecnica” e non prevede scontistica. Il biglietto unico al momento al vaglio del Comitato è la somma delle singole tariffe di vettore, ma si stanno studiando ipotesi di altro genere oltre che un’app per rendere più agevole la fruizione.
Se ne è parlato a lungo nel corso della Settimana della mobilità che si è conclusa a Messina e che ha gettato molte basi in ottica futura. E proprio a proposito di futuro l’amministrazione comunale di Messina, insieme all’Atm che potrebbe diventare protagonista del progetto, ha rilanciato la Metromare, una sorta di tram via Stretto con una serie di fermate che punta vedere le due rive come quelle di un’unica enorme realtà metropolitana.
Non è un caso che agli incontri promossi a Messina per tutta la settimana abbiano partecipato amministratori di Reggio e della Calabria. Il traguardo finale, sia che si parli di biglietto integrato che di Metromare è l’Aeroporto dello Stretto, o meglio che ne resta rispetto ai ricordi e alle ambizioni dei decenni passati.
Quanto accaduto sin da luglio a Fontanarossa ha palesato le fragilità di un gigante con i piedi d’argilla. Difficoltà che l’utenza messinese conosce bene da sempre, dovendosi affidare alla buona sorte per raggiunge via A/18 o con il treno l’aeroporto.
Gli incendi, le intemperanze dell’Etna hanno solo aggravato una situazione che chi proviene dal capoluogo o dalla provincia ben conosce. Basta un albero caduto sulla Messina Catania a far perdere un volo. Ma l’aeroporto di Reggio Calabria, pomposamente chiamato dello Stretto nelle intenzioni di chi davvero ci credeva, con gli anni è stato smantellato a favore dei due scali, quello di Lamezia in Calabria e quello di Catania in Sicilia. E chi se ne frega di un’utenza enorme e di potenzialità turistiche straordinarie (basti pensare ai due versanti jonico e tirrenico, da Taormina a Capo d’Orlando o alle isole Eolie).
Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto sin dal primo giorno ha lavorato per rimettere in piedi il Tito Minniti tra non poche difficoltà ed una serie di bandi andati deserti, non ultimo quello che prevedeva agevolazioni per i residenti di Reggio e Messina (voli a 50 euro). Le compagnie aeree finora non hanno fatto salti di gioia e lo scalo ha un’offerta limitatissima sia come destinazioni che come numero di voli. I pochi messinesi che optano per le scarse possibilità del Minniti, hanno solo bei ricordi del passato. Un tempo c’era il collegamento diretto con il pontile con tanto di check in a bordo dell’aliscafo, poi il coordinamento tra aliscafi e bus navetta a Reggio con aeroporto, o andando indietro nei decenni l’autobus che, dopo aver traghettato ti portava allo scalo. Oggi che la vera stazione ferroviaria di Messina è Villa San Giovanni, che le condizioni d’integrazione tra i vari vettori sono ancora agli albori, recarsi al Minniti ha le sue difficoltà. Il tavolo tecnico al lavoro cerca di integrare orari e collegamenti ma è chiaro che, se pure mettiamo tutti d’accordo se mancano i voli stiamo parlando del nulla.
La grande novità è che con tenacia il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha portato a casa un grande risultato nello stesso momento in cui Ryanair litigava con Schifani e tagliava voli nell’isola.
“Ryanair, con i cui vertici ho avuto un incontro in Belgio, ha proposto 12 nuove rotte da e per la Calabria: 5 nazionali e 7 internazionali- spiega Occhiuto- Ben 8 di queste rotte riguardano l’aeroporto ‘Tito Minniti’ di Reggio Calabria. Allo stesso tempo EasyJet ha proposto 4 nuove rotte internazionali da e per la Calabria.È questo l’esito della manifestazione di interesse che la Regione ha fatto nelle scorse settimane: l’ultima iniziativa di questo tipo, nel 2018, andó deserta”.
In sostanza saranno 16 nuove rotte aeree nazionali ed internazionali e di queste la metà saranno al Minniti. Seguirà adesso una fase tecnica che porterà alla pubblicazione dei bandi per i quali sono già in pista le compagnie low-cost Ryanair e Easyjet.
“Da questo punto di vista la Calabria, possiamo dirlo con un pizzico di orgoglio, si appresta ad essere in controtendenza rispetto al resto del Paese – ha dichiarato Occhiuto – Nelle ultime settimane alcune compagnie aeree, soprattutto low cost, hanno minacciato di ridurre le tratte da e per l’Italia e la loro presenza in determinati aeroporti italiani. Questo perché negli ultimi due anni abbiamo fatto un grande sforzo per promuovere il nostro territorio e le nostre bellezze, e dunque veniamo percepiti come appetibili dai vettori più importanti d’Europa”.
Nel luglio scorso dopo l’incendio a Fontanarossa i passeggeri diretti nel messinese (o che partivano) sono stati costretti a raggiungere Comiso, Trapani, Palermo, veri e propri calvari che raddoppiavano se non triplicavano i tempi, quando sarebbe bastato attraversare lo Stretto.
Ecco, proprio quel termine “Stretto”, è diventato, sotto il profilo dei collegamenti, lunghissimo. Di recente qualcosa si sta muovendo sia sul fronte dei lavori al famoso pontile che consente l’attracco diretto degli aliscafi nei pressi dell’aeroporto che su un altro aspetto, quello dei requisiti specifici richiesti ai piloti che atterrano a Reggio Calabria. Il marketing territoriale passa anche da questi provvedimenti che possono davvero far decollare nuovamente lo scalo e renderlo di nuovo, nei fatti, l’aeroporto dello Stretto (sempre che, come quasi 20 anni fa la politica non decida di far inversione di marcia per favorire interessi di altri territori).